La notte del 10 ottobre scorre e con essa i pensieri che scivolano e si fanno materia.
La mattina di sabato 11 si stiracchia ed è ora di fare il punto.
La corrente finalmente è attiva e la fanciulla può sfruttare il momento per studiare. Il pian terreno è allagato per la terza volta ed è perciò necessario un nuovo drenaggio per poter valutare le condizioni di frigorifero e lavatrice.
Il gas non c’è ancora ma le riserve nelle mie bombole, sebbene scarse, ci donano ancora una ventina di ore di autonomia.
La vasca per l’acqua è ancora funzionante e carica in parte: mediante la croce recupero una quarantina di litri di potabile.
Per asciugare la cucina sono necessarie altre tre ore di lavoro intenso. Per togliere il fango ci vorranno giorni. Il resto della casa è suddiviso per aree, in modo da conservare in stato di pulizia la maggior parte della superficie. La zona adibita a cambusa, come il resto, è mantenuta in perfetto ordine, perché diverrebbe altrimenti facile trasformare il tutto in un caos, che non fa bene all’azione e al morale.
Tengo anche “un diario di bordo”, perché è facile perdere il conteggio del tempo in tal casi e non so questa devastazione quanto possa durare.
Alla fine della mattinata riesco a ricollegare il frigorifero nelle prese alte rimaste e sembra funzionare parzialmente senza rischi. Certo che per sbrinarlo c’erano modi più semplici…
Il panorama da casa resta devastante; controllo il meteo e sembra che tutti gli elementi confermino l’arrivo di un ultima onda di piena, ancora più devastante delle precedenti.
Sfrutto quindi il terreno distrutto e moltiplico la diga in altezza e profondità. Adesso i miei scudi neri contro la tempesta sono più alti di me in alcuni punti. Aggressivi… vedremo se spaventano l’acqua…
Parlando con i vicini, per sapere se sia necessario porgere aiuto, facciamo uno scambio materiali e in un orto tra i boschi recupero in prestito un’ottima vecchia asse di legno, perfetta per deviare l’acqua in arrivo.
Quarta onda di piena… sono pronto.
Il pomeriggio passa velocemente e riesco come un equilibrista tra buche e baratri a spostare la macchina della fanciulla e farla arrivare in strada. Con il passaparola mi accerto della fruibilità delle vie di comunicazione, tra frane, sensi alternati e deviazioni. Con la vettura ci possiamo spostare e andare a trovare i suoi genitori, che da poco hanno anche l’acqua oltre che luce e gas.
Possiamo quindi farci una doccia tradizionale e, grati, rassicurarli che la situazione è sotto controllo.
A tarda sera torniamo a casa e, frontali al seguito, possiamo raggiungerne l’ingresso risalendo il sentiero, con gincane tra le voragini, un po’ come sciatori al contrario.
Le riserve di cibo stanno finendo, ma mi sono accertato di potermi rifornire in mattinata.
Anche questa notte giunge. Ultimo messaggio a genitori ed amici… e quiete.
La mattina del 12 stacco la suoneria del cellulare… mi prendo un po’ di calma.
Dopo aver conquistato i viveri, la fanciulla torna a studiare e io vado a sistemare la macchina che ho in prestito. Sembrava illesa invece ha una gomma a terra, sembra solo forata. Nel fango alto una spanna riesco a inserire il crick e gestire davvero in equilibrio la sostituzione con la ruota di scorta.
È un’operazione semplice che di norma svolgo in 4 o 5 minuti. Qui ce ne vogliono quasi il doppio perché la macchina è davvero in bilico sul crick che scivola un millimetro alla volta piegandosi. Sembra di giocare con gli shangai… Ma riesco nella piccola operazione e del problema.
Il cellulare sembra funzionare di nuovo anche per le chiamate e non solo su wapp, quindi chiamo mia madre, che deve aver telefonato alcune volte quando avevo staccato la suoneria.
Torno a casa, mi sciacquo e finalmente si mangia iniziando la visione di un bel film… e in quel momento: soorpresa! La vallata è stata riaperta e mio padre compare nell’unica finestra di tempo accettabile.
È venuto a sincerarsi che non avessimo bisogno e ha portato anche qualche litro di acqua potabile.
Ha rischiato: si è mosso in scooter e la tempesta tornerà e non ha molto tempo.
Ci salutiamo dopo qualche ora e noi iniziamo la visione rilassati.
Continuo a curare l’unica ferita seria che ho e che mi duole. Non essendomi cucito ci metterà un po’ di più, ma continuandoi a detergela e usando il cortisone non si infetterà.
Mangiamo con bicchieri di cristallo e ottimo vino.
Ridiamo e scherziamo, son bei momenti.