Ripenso a domenica, ancora un piccolo interludio prima di continuare il racconto islandese.
Vorrei condividere un pensiero, semplice e quasi banale, eppure implacabile.
Grotta dei Gamberi, riserva nazionale di Portofino, area di punta Chiappa.
Immersione per addestrarsi al nitrox, una miscela di aria aricchita.
Semplificando possiamo dire che i subacquei navigando nel blu, debbano fare i conti con la saturazione dell’azoto nel loro corpo, che non possono smaltire, respirando aria sott’acqua a pressioni elevate. Utilizzando una miscela con una percentuale più elevata di ossigeno nelle bombole, pur con altri rischi, è possibile aumentare il tempo che allontana dal rischio di necessaria decompressione.
Anche variando la qualità della miscela, indipendentemente da ciò che viene respirato, genericamente si riscontra sempre la stessa pressione nel gas che si utilizza, 200 bar, che man mano cala, all’esaurirsi della scorta. Esistono bombole con capacità maggiore, ma nessuna di esse è infinita.
Lo so che appare banale, ma in questo caso la subacquea mi sembra la metafora della vita stessa. Ognuno ha una determinata bombola, con capacità diverse e quindi possibilità di longevità differenti. Eppure ciascuno decide quanto arricchire di ossigeno ciò che si respira e con quali rischi. La possibilità di non saturazione, e cioè di avere esperienze quantomai più vaste, è proporzionale a tale preziosa scelta. Ma la bombola prima o poi finisce; non importa quanto sia speciale, né quanto venga centellinata.
Eppure una variabile esiste… il compagno, di immersione come di vita, che può condividere la propria aria, moltiplicando in esistenza e dividendo il pericolo. Nel blu, si ritrovano molte cose.