È uscito in questi giorni un libro tanto strano quanto interessante. Strano già nel titolo: “Armando Aste, alpinismo epistolare”; interessante nel contenuto davvero fuori dalla norma.
Si tratta, infatti, di un volume unico del genere, raffinato, ricco, 355 pagine, con un’infinità di foto, riproduzioni di lettere, cartoline, biglietti e ricordi di ogni tipo.
Un omaggio che gli amici della Nuovi Sentieri Editore di Belluno (leggi Bepi Pellegrinon, alpinista accademico, scrittore, editore, leggendario artefice dell’ “Archivio per la Storia dell’Alpinismo Dolomitico” e il suo “assistente” Loris Santomaso) hanno voluto tributare a un grande dell’alpinismo italiano.
Le pagine scritte da Armando, in verità, sono poche; una premessa minima, una pagina particolare, commovente e romantica, dedicata, come tutto il libro, alla sua Nedda, la me sposa, come la chiamava e qualcos’altro.
La Nedda desiderava quest’opera con tutte le sue forze perché el me Armando se lo merita, ma poi se ne è andata senza aspettarla perché quando si è chiamati bisogna lasciare tutto e partire. Armando, così riservato e fuori dalle pompe, ha voluto questo libro per lei, ne sono certo!
Ma allora chi è l’artefice dei testi di un volume così sostanzioso? Ecco la stranezza. Non c’è un autore. Ce ne sono 236! Tanti, infatti, coloro che, nell’arco della vita, si sono avvicinati all’amico, al maestro, al consocio, all’alpinista Armando Aste, con una epistola di vario genere.
Fra questa moltitudine di “collaboratori” spiccano nomi altisonanti come Aiazzi, Barbier, Bonington, Buscaini, Cassin, Da Roit, Desmaison, Ferrari, Fox, Frizzera, Gogna, Gross, Livanos, Maestri, Maffei, Mazeaud, Messner, Navasa, Pellegrinon, Pisoni, Solina, Stenico, Susatti, Terray, Tissi, Zeni e tanti altri che non nomino per mancanza di spazio non perché siano meno importanti. Tutti i firmatari, infatti, hanno una loro ben definita personalità e ognuno è “maestro” di un particolare gruppo montuoso, di una parete, di una storia, di una filosofia che altri non sanno perché i media sono sempre impegnati sui piani alti, sulla stratosfera dell’alpinismo.
Armando Aste, classe 1926, è accademico e socio onorario del Cai, esponente di primo piano di un alpinismo rigorosamente dilettantistico, internazionalmente riconosciuto come uno dei massimi scalatori del secondo dopoguerra. Ha tracciato itinerari di massimo impegno su tutte le Dolomiti, spesso in solitaria.
Il suo poker d’assi sta sull’imponente bastionata meridionale della Marmolada d’Ombretta. Qui, nel 1958 con Toni Gross, sale il Piz Serauta; nel 1959 è ancora sul Serauta e apre la Direttissima; nel 1964 sale la via dell’ideale alla Marmolada d’Ombretta; nel 1965 apre la via della Canna d’organo, tutte con Franco Solina, uno dei suoi compagni più fedeli.
Proprio con lui e Pier Lorenzo Acquistapace compie la prima salita italiana della parete nord dell’Eiger nel 1962 assieme ad un’altra nostra cordata composta da Gigi Airoldi, Andrea Mellano e Romano Perego.
Sono passati cinquant’anni da allora. Una vittoria che verrà degnamente ricordata durante il prossimo Festival di Trento.
Nel 1963 sale la Torre Sud del Paine nella Patagonia cilena.
Aste è anche autore di due libri indimenticabili: Pilastri del cielo (Reverdito, 1975 e Nordpress, 2000) e Cuore di roccia (Manfrini, 1988).
Bepi Pellegrinon, che ha “inseguito Aste ripetendo alcune delle tante vie che aveva realizzato”, ricorda in particolare quella sulla parete nord-ovest della Punta Civetta “con quel passaggio nella fessura finale che giustamente è reputato come uno dei più difficili mai realizzati in arrampicata libera”.
Aste “era diventato un prim’attore, una stella di infinita grandezza, col suo inconfondibile stile fatto di forza e prudenza e con la sua personalità di amore, modestia, altruismo, disponibilità: un esempio.
Questi valori hanno rappresentato il completamento di un excursus alpinistico attento non solo alla pratica atletica della sfida col monte, ma anche carico di motivazioni ideali. Aste è diventato una leggenda.
Spesso abbiamo sorriso di fronte alla ostentata religiosità del suo impegno, della sua vicenda personale. Col passare degli anni ci siamo resi conto che la sua testimonianza umana ha illuminato anche il nostro vivere, tanto da sentirlo come un fratello”.
L’epoca di Aste è stata quella “delle direttissime, delle solitarie, delle invernali, ma è stato pure un percorso umano segnato dal bene e dalla solidarietà che ha rimesso l’uomo al centro di ogni nostro atto e che ha guardato soprattutto ai valori dello spirito”.
I giovani, soprattutto, scopriranno in questo volume un mondo scomparso definitivamente. Il mondo di Aste. Nel quale vigeva, sì, una “sfida” alla montagna (altrimenti non si potrebbe parlare di alpinismo), ma era un “duello” onesto, cavalleresco.Nel suo mondo primeggiavano innanzitutto la prudenza, il rispetto per la vita, gli ideali, la fede.
Forse per questo Armando Aste è, e rimane, un alpinista “unico”. O quasi!
Italo Zandonella Callegher
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