Ortovox è orgogliosa di supportare lo staff della produzione del docu-film “Copper Palace” realizzato e finanziato dall’Associazione Trentino For Tibet, in collaborazione con L’Himalayan Institute of Alternatives, Ladakh (HIAL) ed il “Movimento Educativo e Culturale Studentesco del Ladakh” (SECMOL). L’obiettivo del documentario è quello di far conoscere le condizioni di vita delle popolazioni locali del Ladakh costrette a fronteggiare conseguenze sempre più estreme provocate dal cambiamento climatico. Una su tutte: implementare soluzioni virtuose ed allo stesso tempo sostenibili per risolvere la mancanza di acqua destinata ai fabbisogni della popolazione, delle colture e dell’allevamento.
Dopo quasi un anno di sviluppo e preparazione, è finalmente in partenza la prima spedizione per le riprese del documentario che racconterà la costruzione di un “Ice Stupa” nel villaggio di Stongdey, nella valle dello Zanskar (Ladakh). Il docu-film presentrá la vita degli abitanti di questi remoti villaggi Himalayani che da tempo lottano contro lo scioglimento dei ghiacciai. Il documentario nasce infatti, in parallelo ad un progetto di sostegno e sviluppo del territorio che prevede la costruzione di ghiacciai artificiali in due villaggi dello Zanskar. Questi ghiacciai contrasteranno la carenza d’acqua in primavera e favoriranno la ricarica delle falde acquifere. Nel progetto sono inoltre previsiti i seguenti sviluppi:
– l’installazione di un sistema “solare” di sollevamento dell’acqua per fornire l’approvvigionamento per uso agricolo e personale durante tutto l’anno;
– la formazione della popolazione locale per rilanciare l’agricoltura e l’economia mediante sistemi agricoli a basso consumo idrico (irrigazione a goccia, micro-irrigatori, serre);
– il restauro di una vecchia casa Ladakha per introdurre nella regione la tecnica del “riscaldamento solare passivo”.
Per il primo viaggio sono partiti il regista Francesco Clerici, l’operatore e sound designer Tommaso Barbaro ed il produttore Fabio Saitto che hanno incontrato a Leh il referente di HIAL Nishant Tiku e Lobzang Wangtak, responsabile della costruzione del Ice Stupa.
Francesco Clerici è un documentarista milanese. Premio della critica al festival di Berlino 2015 (sezione Forum) con il documentario “Il gesto delle Mani”. I suoi lavori – spesso etnografici – testimoniano patrimoni immateriali tra arte, artigianato e tecnica e sono stati presentati a vari festival internazionali (London Film Festival, Busan International film festival, Viennale, RIDM Montreal, Dok.fest, Leipzig, Berlinale, Sarajevo film festival…) e in sedi quali National Gallery of Art di Washington, British Film Institute di Londra, Irish Film Institute di Dublino, Cineteca Mexicana di Città del Messico, Centro del cinema documentario di Mosca, Institute of Contemporary Arts di Londra, Barbican, MART di Rovereto, Palazzo Reale a Milano. Nel 2018 la cineteca di Grenoble ha dedicato una retrospettiva al suo lavoro.
Tommaso Barbaro è un montatore del suono e Sound designer. Ha lavorato per produzioni cinematografiche (sia in ambito documentaristico che fiction) e lavorato con registi quali: Soldini, Parenti/D’Anolfi, Venier, Marazzi, Testi, Diritti, Lucini. Nel 2019 il film documentario “The disappearance of my mother” di Beniamino Barrese, di cui ha curato il montaggio del suono e il mix, è stato presentato in concorso internazionale al Sundance Film Festival. Nel 2020 riceve una nomination per Best Use of Sound & Music al Berlin Commerical per il film “Rumori” dei SÄMEN con Matilda De Angelis. Tommaso è anche videomaker e regista. Nel 2021 ha diretto il documentario “The Huddle” distribuito in tutto il mondo da Journeyman Pictures.
Fabio Saitto è produttore di documentari e fiction film. Ha fondato nel 2017, insieme ad Andrea Randazzo, la casa di produzione cinematografica Point Nemo srl, seguendo il suo desiderio di sviluppare e produrre progetti di alta qualità destinati alla distribuzione internazionale e di incoraggiare giovani registi e filmmaker italiani a costruire sulle loro idee originali e sulla loro creatività. Produzioni recenti: “La Paz del Futuro” di Francesco Clerici presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022; “Le Voci Sole” di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, premio della Giuria al Seattle Film Festival 2022 e in concorso al Taormina Film Festival.
Sinossi del documentario:
Nella valle dello Zanskar, in Ladakh, si arriva dopo 10 ore di viaggio in jeep, attraverso strade sterrate e passi a 5800 metri, paesaggi lunari, tratti a strapiombo e infine costeggiando il fiume che dà il nome alla valle. Rimasta isolata per centinaia di anni, è una regione sospesa su sé stessa, dove i ritmi lenti di una natura così cruda, al limite del praticabile, si rispecchiano in quelli semplici e austeri della vita dei suoi abitanti. Il film, che si apre su una donna che impasta e cuoce il pane su una stufa alimentata da sterco di yak, sembra offrire un mosaico di alcuni momenti di vita e lavoro quotidiano: un artigiano al lavoro, un ragazzo che fa la doccia in una serra in mezzo agli ortaggi, una festa di pensionamento, un gruppo di pastori intorno a un fuoco che arrotondano anelli di legno per le narici degli yak. Tra queste scene di vita e alcune riprese di panorami e architetture tipiche, uno strano processo si inserisce in modo più misterioso: nella jeep appena arrivata a Stongdey, c‘è un borsone bianco. Un uomo sta trasportando questo borsone verso un luogo più in alto, su una collina vicino a un monastero che domina la valle. Qui alcuni uomini sembrano costruire una dimora rotonda con muri a secco. Strani incastri e strutture in ferro escono dal borsone. Tra pause e chiacchiere, gli uomini costruiscono una sorta di tetto. Durante una bufera di neve, gli stessi uomini salgono sul retro di un pick-up per recuperare un trattore e con esso arrivano in una pianura. L‘unico colore è quello delle montagne sullo sfondo e di un lunghissimo tubo nero. I quattro camminano lungo questa linea scura e con una sega la tagliano in diversi pezzi, che poi caricano sul rimorchio del trattore. Da dietro, quei lunghi tubi sembrano una strana piovra che viaggia attraverso i paesaggi sempre più innevati della valle. Infine, gli uomini trasportano questi tubi/tentacoli fino a quella strana dimora di muri a secco. L‘impresa è titanica, tra freddo, vento e salite. I tubi si incastrano con i giunti del sacco bianco e vanno a formare una lunghissima serpentina che collega l‘acqua di un fiume con la struttura in pietra. Alla fine del tubo, da un soffione fisso, iniziano a uscire spruzzi d‘acqua che si congelano in pochi istanti. In pochi giorni i muretti a secco non sono più visibili, si vede solo un grande “Stupa” ghiacciato. Nel corso dell‘inverno, lo stupa arriverà a misurare più di 50 metri. In una vita sospesa tra tradizione e nuove soluzioni, le tecniche antiche hanno portato a una nuova forma di tecnologia: un ghiacciaio artificiale che può quindi sciogliersi in quei mesi in cui lo Zanskar è ormai sempre più privo di acqua a causa dei cambiamenti climatici.
A questo progetto, Ortovox partecipa supportando non solo lo staff di produzione cinematografica, ma ha anche riservando alcuni capi per i reali abitanti del Ladak i quali ne fanno un uso non ricreativo, bensí di sopravvivenza.
INFO: Ortovox