Mi chiamo Marco, vivo ai piedi delle montagne, in provincia di Cuneo.
Corro e mi sto preparando per l’Ultra Trail del Monte Bianco.
A ottobre compirò 63 anni.
Sì, ho scritto proprio 63, non mi sono sbagliato… Sono un “vecchietto” che ancora ha le gambe che girano e la testa con la voglia di farle girare.
Ho iniziato a correre tardi, soltanto perché c’era una corsa di paese e tra amici ci si era sfidati… Non avrei mai pensato, allora, che questa attività sarebbe diventata “la mia”. A ben guardare, ho iniziato all’età in cui di solito si pensa di smettere, e forse è per questo che ancora questa idea non mi è venuta.
Mi dedico alle corse estreme, agli ultratrail che fanno apparire le maratone dei semplici allenamenti o poco più: dal 1996 ad oggi ho ottenuto tre podii alla Marathon des Sables, tre primi posti alla Desert Marathon, ho vinto quattro Desert Cup consecutive; nel 2005, a 57 anni, ho fatto per la prima volta l’Ultra Trail del Monte Bianco e sono arrivato terzo assoluto. L’anno dopo sono tornato, un po’ per piacere e un po’ per dovere, e l’ho vinto. A 58 anni: e nel 2007 l’ho rivinto, nonostante la presenza di tutti i migliori specialisti americani della disciplina.
Da lì è iniziata la mia “storia”: ho fatto parlare di me, sono diventato, anche se mai lo avrei immaginato, un esempio e uno stimolo per tante persone che si sacrificano e corrono per una forte, fortissima passione. Mi hanno intervistato, mi hanno dedicato un film documentario, hanno scritto un libro su di me: io, da parte mia, ho cercato di restare ciò che ero e ciò che sono. Una persona sincera, che dice sempre la verità perché crede che questa sia, al di là dei risultati sportivi, la vera cosa importante e la vittoria che non può mai sfuggire a chi fa sport.