Dunque l’annunciata trasmissione radio sulla Rete2 di RTSI a tema “Comunicare la montagna” nell’ambito di “Osservatorio Alpi”, condotta da Giovanna Riva, è andata in onda domenica 4 novembre. La Radiotelevisione Svizzera italiana ha già pubblicato la versione integrale audio della puntata – che di seguito vi proponiamo: il confronto che si è sviluppato è stato a parer mio molto interessante – grazie anche alla presenza dell’altro ospite, Fabio Pedrina, presidente dell’associazione Iniziativa delle Alpi, e ai commenti giunti su Mountain Blog da chi nel frattempo ha risposto al nostro invito a contribuire con spunti ed opinioni, che sono serviti ad alimentare il confronto. Ringrazio di cuore tutti i partecipanti a questo piccolo esperimento di “comunicazione 2.0” e vi invito… all’ascolto! (il dibattito naturalmente rimane sempre aperto…) – Andrea Bianchi.
La puntata di Osservatorio Alpi (24Mb, 25’48” – il download può richiedere qualche minuto) > [audio:https://www.mountainblog.it/audio/OsservatorioAlpi041107.mp3]
Ho ascoltato l’interessante confronto e non posso esimermi dal sottolineare l’importanza di Mountainblog quale efficace mezzo di comunicazione nella sua significazione implicita concepito in riferimento alla creazione di una autentica partecipazione. Mountainblog si rivela,oggi,uno strumento valido ed innovativo nella comunicazione quale prodotto delle nuove condizioni culturali grazie alle quali ciascun individuo divenendo soggetto attivo esce dall’isolamento e contribuisce alla creazione di una partecipazione ed espressione collettiva.
Poichè comunicare significa “partecipare”.
John Dewey ha chiaramente e ben espresso il significato della comunicazione con queste parole:”…perché comunicare non è annunciare una cosa, anche se la si dice con grande enfasi e sonorità. Comunicare è il processo di una comunicazione, significa rendere comune ciò che erea stato isolato e singolo; e parte del miracolo che esso compie è che, nel comunicarsi, il significato trasmesso dà corpo e determinatezza all’esperienza di colui che parla come a quella di coloro che ascoltano…Gli uomini si associano in molte cose, ma la sola forma di associazione che è veramente umana e non è l’accozzarsi di un gregge per scaldarsi e proteggersi o un semplice espediente per rendere efficiente un’azione verso l’esterno, è la partecipazione di beni e significati che si realizza attraverso la comunicazione.”
Quindi comunicare significa “partecipare” ed “esprimere”.
Mountainblog creando partecipazione potrà indubbiamente svolgere un ruolo molto importante volto alla comprensione, definizione, arricchimento e divulgazione della Cultura della Montagna senza dissimulazioni e convenzioni.
Vinicio Vatteroni
“Comunicare la montagna”
Ho ascoltato la puntata della trasmissione di rete due svizzera dedicata all’iniziative del C.A.I. per comunicare la montagna ed in particolare al portale di
mountainblog.
Mi è sembrata una buona iniziativa, di tipo divulgativo, senza entrare particolarmente nel merito di ciò che si vuole o vorrebbe comunicare,mi spiego meglio:”la trasmissione ha elencato le caratteristiche del blog, a filosofeggiato sull’importanza della comunicazione (e qui approfitto per complimentarmi con la conduttrice che a gestito la trasmissione con estrema professionalità dimostrando una specifica preparazione sul tema della comunicazione….)
ma non è entrata in alcun merito su ciò che si ritiene importante comunicare in riferimento alla cultura di cui l’ambiente montano è il naturale conservatore.
Così mi ritrovo a sfruttare piacevolmente questo nuovo strumento (il BLOG) criticandolo……..
La critica che sollevo è già in parte espressa nell’osservazione che facevo della trasmissione in oggetto.
Parliamo di comunicare, ed il primo commento alla trasmissione lasciato qui sul blog (dopo alcuni giorni di nessun commento….!?) è una sorta di celebrazione alla comunicazione con tanto di citazioni…… ma alla fine con tutti questi strumenti e questa voglia di “comunicare” COSA VOGLIAMO DIRE?
Sabato 17 ero presente all’incontro tra istruttori ed accademici del C.A.I. “VALORI,TENDENZE ED EVOLUZIONE DELL’ALPINISMO DI OGGI” era il tema, tra i vari qualificati interventi si intuiva come il filo comune che legava tutto il discorso era la preoccupazione per la perdita di alcuni valori fondamentali di cui la montagna e l’alpinismo sono portatori, così ci si interrogava su come le scuole di alpinismo avrebbero potuto farsi portatori di tali valori.
Qualcuno ha ipotizzao che se per farsi portatori di alcuni ideali se debba avere una partecipazione ridotta ai corsi, ciò non deve preoccupare.Personalmente la ritengo una scelta valida e coraggiosa.Per partecipazione ridotta s’intende che se agli allievi si prospetta un corso dove ci sono meno spit e più da camminare, forse saranno meno quelli che si iscrivono…..ma cosa vogliamo fare? il corso di alpinismo come ce lo chiede il mondo del no limits, o il corso dove salvare alcuni valori per alcuni fondamentali (fatica,rinuncia…..avventura…!?)
Ed ora torno al BLOG, grande strumento di comunicazione (scelta coraggiosa del C.A.I.)
ma a me sembra l’ennesima occasione dove poter mettere in mostra qualche nostra dote di tipo intellettuale con commenti senza contenuti o artistica con immagini.
Forza se vogliamo “salvare” qualcuno di questi valori mettiamoci in gioco e la realtà del (nostro) Club ci dà diverse opportunità per farlo, ma facciamolo con coraggio e coerenza. Si comunichiamo, con le scelte, con le prese di posizione,anche con la nostra attività alpinistica…..
Grazie saluti.
Toni
Buongiorno Toni, accolgo a braccia aperte il tuo intervento, perchè a mio parere aiuta a ricordare innanzitutto una cosa: il blog non è il fine, ma solo un mezzo – e ancora: il blog non è il messaggio, ma solo un mezzo. Sulla validità del mezzo – con i suoi vantaggi e i suoi limiti – non ho dubbi: ha dato per esempio voce al tuo messaggio, alla tua opinione, così come dà spazio alle voci di chiunque voglia contribuire con la propria idea (e con i tempi che gli sono congeniali). Ma è chiaro che poi ciò che conta sono i messaggi: quello che esprimono in concreto; e la loro condivisione e integrazione. Nella trasmissione ci si interroga anche su quali possano essere gli sbocchi di una discussione che si sviluppi sul blog, quali le applicazioni concrete: io credo che non possa rimanere tutto nella dimensione “virtuale”, anche se da qui possono partire molte cose. L’accenno che fai ai corsi di alpinismo è molto importante, si ricollega inoltre al tema del “comunicare ai giovani” che è stato toccato in alcuni commenti precedenti alla trasmissione (vedi qui, per esempio); questo è un tema che io inviterei a portare avanti su queste pagine…
Siamo in un momento “storico” – soprattutto in Europa – in cui la relativa novità del mezzo blog porta ancora a parlare eccessivamente dello strumento anzichè di ciò che con esso si può o si vuole costruire: come se parlassimo solo del martello e dei chiodi senza concentrarci invece della casa in legno che stiamo costruendo. Questo momento verrà naturalmente un po’ alla volta superato… In altre parole: non è il “blog”, il vero tema di Mountain Blog, ma la montagna, in tutti i suoi aspetti: culturale, economico, socio-antropologico, sportivo ecc.
La discussione è aperta!
Un saluto.
Andrea Bianchi
Resp. progetto Mountain Blog
Anch’io ho ascoltato l’interessante puntata.
Mi inserisco nella discussione innanzitutto condividendo pienamente quanto Vatteroni sostiene nel suo commento nel quale definisce con chiarezza l’essenza della comunicazione e l’apprezzamento di Mountainblog quale mezzo per creare partecipazione ed espressione.
Non concordo assolutamente con il pensiero di Toni il quale afferma che Mountainblog è l’ennesima occasione per mettere in mostra qualche nostra dote di tipo intellettuale con commenti senza contenuti o artistica con immagini.
Ma Toni con le sue parole “COSA VUOLE DIRE?.
Anzi “COSA HA DA DIRE”!
Si trova semplicemente a sfruttare piacevolmente questo strumento (il Blog) criticandolo.
E difatti il suo commento non ha messo in mostra nessuna dote di tipo intellettuale o artistica poichè il suo commento è sostanzialmente privo di contenuto (meramente e superficialmente critico!)
Paola
La migliore comunicazione che posso dare ad alcune persone è il silenzio.E’ difficile comunicare con chi vede solo il suo orticello.Mountain Blog è un elemento nuovo che permette a tutti i soci CAI amanti delle montagne quali che esse, di comunicare e scambiarsi come in una grande sala, le propie impressioni. Naturalmente vi sono delle persone che guardano solo da una parte e non sono interessate allo sviluppo ed alla crescita del CAI.
Buona montagna a tutti. Remo
Riguardo all’accenno fatto ai corsi di alpinismo che Andrea Bianchi ritiene molto importane perchè si ricollega al tema del “comunicare ai giovani” vorrei ricordare che le Scuole di Alpinismo non sono le sole depositarie dei valori fondamentali della montagna e dell’alpinismo ossia di una “Cultura”.
E tutte le altre componenti?
Alpinismo Giovanile, Escursionismo, Speleologia, gli Operatori Naturalistici, gli operatori TAM non comunicano anche loro ai giovani?
Non trasmettono anche loro i valori fondamentali della montagna?
Sono soci di classe B?
Tutti sono i portatori della Cultura, non solo le Scuole di Alpinismo che si ritengono le prime della classe!
Lungi da me classificare Alpinismo Giovanile, Escursionismo, Speleologia, Operatori Naturalistici, operatori TAM ecc. come soci di serie B: non mi sembra ci sia traccia di questo nel mio commento… Chiaro che i potenziali canali di comunicazione verso i giovani sono molteplici: a me premeva sottolineare il tema giovani in generale, visto che era stato toccato anche in alcuni commenti prima della trasmissione.
Un caro saluto!
Buongiorno Paola, Andrea e Toni.
Non a caso vi sento vicini e voglio spiegarvi perché. La premessa: è ben vero – come ha ben spiegato Andrea – che il Blog è semplicemente il “mezzo” e non il “messaggio” che invece ne è il “fine”. Ma io credo che ciò non basti, poiché – forse – è necessario che i messaggi convergano verso un tema, non necessariamente ristretto, ma pur sempre tema dev’essere. In tal modo potremo immaginare di ritrovarci in uno dei tanti (anche citato, mi sembra, da Toni) convegni e tavole rotonde promosse dal CAI dove, inevitabilmente… il tempo per il dibattito manca e quindi il senso ed il significato vero dell’incontro ne risulta svuotato. In altre parole: dobbiamo imparare ad “usare” lo strumento del Blog creando, al suo interno, dei gruppi di dialogo (anche acceso e polemico – provocatorio – ma a fin di bene). La straordinaria novità sarà proprio in termini di partecipazione: per tutti, non soltanto per i relatori che, pur bravi ed insigni, non possono costruire un mosaico che ha invece bisogno di tante piastrelle. Figuriamoci poi quando il “tema” ha necessità di interazione per poter essere sviluppato. Ha bisogno di sentire il parere (aspettative, testimonianze, critiche, contributi…) proprio da coloro i quali ne sono “oggetto”.È il caso – da me suggerito se non proposto – del tema “Giovani-CAI”. Intendendo quella fascia che va oltre ai 18anni e dei quali, a differenza degli altri Stati europei, il CAI non è mai riuscito ad inserire adeguatamente. Questo è un problema tanto importannte quanto complesso e di non semplice trattazione. Perché, quindi, non avvalersi anche proprio del Blog – mezzo di comunicazione giovane per antonomasia – per (finalmente) dialogare liberamente senza condizionamenti di tempo e… spazio. A proposito di spazio, ne ho abusato, scusatemi e vi ringrazio per l’attenzione. Attendo le Vostre (tutti) risposte, idee, aspettative, proposte, testimonianze e tutto ciò che “sul vasto tema” possa essere utile ad indicare la giusta via da percorrere anche istituzionalmente nel nostro amato CAI. Grazie
E sì rileggendo ciò che ho scritto ieri mi accorgo che di contenuti ce ne sono pochi, forse era più una sfogo, una preoccupazione di sicuro una provocazione, ma rivolta a chi?
Ritrovarmi qui a scrivere e la conferma che il mezzo (blog) ha il suo indubbio valore.
Ieri terminavo le mie righe con un’esortazione che richiamava alla relatà del nostro club.
Oggi non posso che replicare magari con un pò più di attenzione per la varie realtà che compongono il “sodalizio”, lungi da me la presunzione che le scuole di alpinismo siano le sole depositarie di quei “valori”.
Sento forte il bisogno di condividere la fatica di comunicare dei “valori” che sono in contrasto con il pensiero dominante della società (scusatemi se sembro pessimista) io questa fatica la vivo in prima battuta con l’educazione dei miei figli, e poi nelle realtà che maggiormente mi coinvologono, come la scuola di alpinismo.
Cordialmente
Toni
L’Alpinismo Giovanile ha sempre posto particolare attenzione all’educazione alpinistica e ambientale dei bambini e dei giovani, sempre con coerenza e umiltà.
Quindi si è sempre fatta “comunicando” portatrice di valori fondamentali e degli ideali di cui la montagna e l’alpinismo sono portatori, sempre con coraggio e con coerenza.
Quindi non solo le Scuole di Alpinismo possono farsi portatori dei “valori” come dice Toni che, fortunato, ha partecipato a una riunione degli Istruttori a Bergamo.
Certo,loro, pensano a coltivare solo il proprio orticello pensando(tra loro)che sia il migliore perchè posto più in alto.
Fortunatamente la Montagna offre molti e variegati frutti spontanei e “sani” a tutte le altitudini e per tutti senza che vi sia bisogno di coltivare “privati” orticelli.
Comunicare la Montagna è a mio avviso importante: come dice giustamente il caro amico Remo Romei, non guardare al proprio orticello, anche se è comprensibile che ciascuno ci metta del suo e badi a ciò che lo interessa più da vicino. Il discorso della comunicazione della montagna, forse sarà un mio chiodo fisso, ma è quello afferente alla cultura, alla cultura soprattutto delle genti che vi vivono(in montagna), all’analisi e alla divulgazione dei caratteri distintivi di quegli individui che in primis, sul campo, vivono quelle realtà territoriali e lottano anche qualche volta perché il tutto sopravviva e venga conosciuto e riconosciuto, studiato ed evidenziato come realtà sociale.
Ho accennato a caratteri distintivi. Ebbene ad esempio nel panorama della globalizzazione esistono nell’ambiente “Montagna” le minoranze, la loro localizzazione, la distribuzione nel territorio. Guardando alle nostre Alpi, ad esempio alle culture che provengono dai popoli e dalle etnie, vedi i Ladini, i Walser, ecc. E poi ancora l’economia, condizionata da quell’ambiente particolare, l’organizzazione sociale, la religione (non parliamo solo delle Alpi ma del resto dell’universo Montagna come l’Himalaya dove convivono il Tibet buddista e il Pakistan mussulmano).
Ribadisco: comunicazione è cultura, e il termine “cultura” impone un attimo di riflessione, tanti sono i sensi che gli si possono dare. Qualcuno potrà obiettare che si allarga troppo l’universo montagna, che si va oltre la nostra cultura e il nostro modo di intendere la montagna legata solo agli interessi regionali. Credo che si debba andare avanti, in un senso più esteso della moderna antropologia, che consideri l’organizzazione sociale, gli usi, i costumi, e quant’altro vi è nel quotidiano di chi vive e pratica la Montagna.
Ben accolta l’idea di dibattere il problema con tavole rotonde e convegni sulla molteplicità di queste problematiche.
Comunicare la Montagna è a mio avviso importante: come dice giustamente il caro amico Remo Romei, non guardare al proprio orticello, anche se è comprensibile che ciascuno ci metta del suo e badi a ciò che lo interessa più da vicino. Il discorso della comunicazione della montagna, forse sarà un mio chiodo fisso, ma è quello afferente alla cultura, alla cultura soprattutto delle genti che vi vivono(in montagna), all’analisi e alla divulgazione dei caratteri distintivi di quegli individui che in primis, sul campo, vivono quelle realtà territoriali e lottano anche qualche volta perché il tutto sopravviva e venga conosciuto e riconosciuto, studiato ed evidenziato come realtà sociale.
Ho accennato a caratteri distintivi. Ebbene ad esempio nel panorama della globalizzazione esistono nell’ambiente “Montagna” le minoranze, la loro localizzazione, la distribuzione nel territorio. Guardando alle nostre Alpi, ad esempio alle culture che provengono dai popoli e dalle etnie, vedi i Ladini, i Walser, ecc. E poi ancora l’economia, condizionata da quell’ambiente particolare, l’organizzazione sociale, la religione (non parliamo solo delle Alpi ma del resto dell’universo Montagna come l’Himalaya dove convivono il Tibet buddista e il Pakistan mussulmano).
Ribadisco: comunicazione è cultura, e il termine “cultura” impone un attimo di riflessione, tanti sono i sensi che gli si possono dare. Qualcuno potrà obiettare che si allarga troppo l’universo montagna, che si va oltre la nostra cultura e il nostro modo di intendere la montagna legata solo agli interessi regionali. Credo che si debba andare avanti, in un senso più esteso della moderna antropologia, che consideri l’organizzazione sociale, gli usi, i costumi, e quant’altro vi è nel quotidiano di chi vive e pratica la Montagna.
Ben accolta l’idea di dibattere il problema con tavole rotonde e convegni sulla molteplicità di queste problematiche.
Comunicare la Montagna è a mio avviso importante: come dice giustamente il caro amico Remo Romei, non guardare al proprio orticello, anche se è comprensibile che ciascuno ci metta del suo e badi a ciò che lo interessa più da vicino. Il discorso della comunicazione della montagna, forse sarà un mio chiodo fisso, ma è quello afferente alla cultura, alla cultura soprattutto delle genti che vi vivono(in montagna), all’analisi e alla divulgazione dei caratteri distintivi di quegli individui che in primis, sul campo, vivono quelle realtà territoriali e lottano anche qualche volta perché il tutto sopravviva e venga conosciuto e riconosciuto, studiato ed evidenziato come realtà sociale.
Ho accennato a caratteri distintivi. Ebbene ad esempio nel panorama della globalizzazione esistono nell’ambiente “Montagna” le minoranze, la loro localizzazione, la distribuzione nel territorio. Guardando alle nostre Alpi, ad esempio alle culture che provengono dai popoli e dalle etnie, vedi i Ladini, i Walser, ecc. E poi ancora l’economia, condizionata da quell’ambiente particolare, l’organizzazione sociale, la religione (non parliamo solo delle Alpi ma del resto dell’universo Montagna come l’Himalaya dove convivono il Tibet buddista e il Pakistan mussulmano).
Ribadisco: comunicazione è cultura, e il termine “cultura” impone un attimo di riflessione, tanti sono i sensi che gli si possono dare. Qualcuno potrà obiettare che si allarga troppo l’universo montagna, che si va oltre la nostra cultura e il nostro modo di intendere la montagna legata solo agli interessi regionali. Credo che si debba andare avanti, in un senso più esteso della moderna antropologia, che consideri l’organizzazione sociale, gli usi, i costumi, e quant’altro vi è nel quotidiano di chi vive e pratica la Montagna.
Ben accolta l’idea di dibattere il problema con tavole rotonde e convegni sulla molteplicità di queste problematiche.
Comunicare la Montagna è a mio avviso importante: come dice giustamente il caro amico Remo Romei, non guardare al proprio orticello, anche se è comprensibile che ciascuno ci metta del suo e badi a ciò che lo interessa più da vicino. Il discorso della comunicazione della montagna, forse sarà un mio chiodo fisso, ma è quello afferente alla cultura, alla cultura soprattutto delle genti che vi vivono(in montagna), all’analisi e alla divulgazione dei caratteri distintivi di quegli individui che in primis, sul campo, vivono quelle realtà territoriali e lottano anche qualche volta perché il tutto sopravviva e venga conosciuto e riconosciuto, studiato ed evidenziato come realtà sociale.
Ho accennato a caratteri distintivi. Ebbene ad esempio nel panorama della globalizzazione esistono nell’ambiente “Montagna” le minoranze, la loro localizzazione, la distribuzione nel territorio. Guardando alle nostre Alpi, ad esempio alle culture che provengono dai popoli e dalle etnie, vedi i Ladini, i Walser, ecc. E poi ancora l’economia, condizionata da quell’ambiente particolare, l’organizzazione sociale, la religione (non parliamo solo delle Alpi ma del resto dell’universo Montagna come l’Himalaya dove convivono il Tibet buddista e il Pakistan mussulmano).
Ribadisco: comunicazione è cultura, e il termine “cultura” impone un attimo di riflessione, tanti sono i sensi che gli si possono dare. Qualcuno potrà obiettare che si allarga troppo l’universo montagna, che si va oltre la nostra cultura e il nostro modo di intendere la montagna legata solo agli interessi regionali. Credo che si debba andare avanti, in un senso più esteso della moderna antropologia, che consideri l’organizzazione sociale, gli usi, i costumi, e quant’altro vi è nel quotidiano di chi vive e pratica la Montagna.
Ben accolta l’idea di dibattere il problema con tavole rotonde e convegni sulla molteplicità di queste problematiche.
Condivido con Toni la fatica di comunicare “valori” autentici che sono in contrasto con quelli fittizi della cultura dominante.
Valori che rappresentano una “controcultura”.
Poiché comunicare la cultura della montagna significa essenzialmente comunicare una “controcultura”.
Il fatto che questa “controcultura” rimanga viva è la conferma che le aspettative, le aspirazioni, le emozioni, le idee e i desideri di tutti gli amanti della montagna trovano nella natura un valido supporto e un reale fondamento.
Oggi, ciascuno, nello specifico ruolo che riveste in seno al Sodalizio, è chiamato a svolgere un compito molto importante volto alla divulgazione della conoscenza e dell’identità culturale della Montagna, di quei valori etici, morali e culturali propri delle nostre tradizioni – baluardi contro quella dilagante, vacua, frenetica,omologante ed alienante pseudo cultura globalizzante che sta travolgendo il nostro stile di vita.
Ed ecco che il mondo della montagna si rivela autentico ed eccellente luogo per apprendere a vivere le reali questioni essenziali,per apprendere a concentrarsi su se stessi, vale a dire sui bisogni veri lasciando estinguere i bisogni apparenti.
L’alpinismo è l’espressione della “controcultura” della montagna e può rendervi partecipi i giovani risvegliando in loro il mondo del sogno e dell’avventura. Mondi che non sarebbero seducenti e allettanti se non fosse per la monotonia e il peso delle quotidiane esperienze.
L’emozione, di fronte alla desolazione, ripiega sulla fantasia e si alimenta ad essa.
Presumibilmente le suddette circostanze spingono molti individui all’avventura nella wilderness montana trovando essi stessi un facile accesso ad un regno di libere emozioni.
Dobbiamo trasmettere emozioni ai giovani intercettando i loro bisogni veri e le loro tendenze dispiegando loro quel meraviglioso ambiente naturale dove potranno conoscere loro stessi ed aiutarli a divenire ciò che sono.
Vinicio Vatteroni
Se per “cultura” si intende il dilagante processo di globalizzazione che non risparmia nessun angolo della Terra e della nostra vita pubblica e privata, allora mi sembra forte il concetto di “controcultura” suggerito da Vinicio!
E’proprio ciò su cui dovrei farmi una cultura la montagna…(sto conducendo una ricerca per costruire uno zaino, mi serve entrare nel vostro mondo attraverso ciò che voi amate prima di creare qualcosa che userete) vi va di aiutarmi? per entrare nella vostra filosofia di vita: ci sono dei film che vi sono piaciuti particolarmente o dei libri, anche fotografici, che fanno parte del vostro background e senza di cui non vi sareste innamorati della montagna?