Cravasco… di cosa si tratta? Si parla di una storica falesia di cui si potrebbe davvero raccontare una storia, tradizionale, antica, umana. Potrei, forse vorrei, farlo in prima persona. Ma ho preferito lasciar parlare i protagonisti della sua nuova vita.
“Per due di noi (Gianni ed Emanuele) rappresenta l’inizio dell’attività arrampicatoria, come d’altronde accaduto per tantissime persone prima di noi. La nostra intenzione è che questa storia prosegua nel tempo. Rappresenta anche la nostra palestra personale (insieme a Pietra Grande) dove poter migliorare l’allenamento e intanto sognare pensando a ben altre pareti!
Il progetto di riqualificazione ha avuto due input distinti, successivamente confluiti in uno solo. Il primo, che mi riguarda, è iniziato con un sopralluogo effettuato nel 2012, che ha coinvolto entrambi i Massi di Cravasco. Il reportage fotografico è stato condiviso con Bigo (Fabio) di OUTDOOR LIGURIA (chiodatore che ha al suo attivo centinaia di tiri attrezzati, oltre 700… per ora, presto molti di più!) e Walter (web master di Arrampicate.it).
La situazione si era rivelata piuttosto complicata e l’impegno sarebbe stato notevole, anche perché avrei dovuto assumermi una responsabilità troppo grossa per una sola persona. Ogni tanto (con Fabio) se ne riparlava, finchè a settembre del 2015 venne contattato da Emanuele, che diventerà il motore del progetto. Tramite Bigo, ci siamo trovati a Cravasco e con il socio di Emanuele, Gianpio, è cominciata l’avventura con una tagliata di erba e rami.
Da sottolineare il contributo importante dato da Gianpio: è amico, dai lontani tempi della scuola, del proprietario del terreno e quindi della parte Nord del Masso, senza la quale autorizzazione e la fiducia non potremmo essere intervenuti al ripristino del sito.
Inizialmente il lavoro previsto era quello di riqualificare quattro vie esistenti e naturalmente pulire dalle erbacce il prato alla base e nel contempo eliminare i residui di vecchi tronchi dalle pareti.
I partecipanti sono stati numerosi, che qui è impossibile elencarli tutti, sia con donazioni di denaro che con lavoro fisico, sia con il prestito di attrezzature da lavoro. Il gruppo dei promotori è composto dai precitati soliti noti. Su Facebook, vi è il sito CRAVASCO CLIMBING dove si trovano tutte le informazioni riguardanti il Masso Grande e il Masso Piccolo di Cravasco.
L’opera, per l’avvio, è stata autofinanziata dal gruppo dei promotori. Durante lo svolgimento dei lavori c’è stata una notevole e non immaginata risposta e quindi il Gruppo è stato spronato, complici anche le temperature miti, a proseguire ben oltre il progetto iniziale.
Siamo riusciti ad instaurare un ottimo rapporto con gli abitanti del luogo e in modo particolare con vicini delle proprietà. Gianni e Gianpio conoscono i due proprietari del Masso Grande da diversi anni, e quindi, dopo un chiarimento iniziale si è stabilita un’intesa di rispetto reciproco.
L’unico rapporto che abbiamo instaurato con il C.A.I. è stato con la sezione di Bolzaneto, a nostro avviso competente visto che il sito è ubicato alle spalle della città. (Oltretutto siamo iscritti alla suddetta sezione)… Nel lavoro siamo stati aiutati anche da alcuni soci, e in particolare da Maurizio Mocci, che si è prodigato per un riconoscimento del nostro lavoro.
Prima di intervenire abbiamo consultato il gruppo storico dei Cravasard, che sono stati i primi valorizzatori in ottica moderna dei massi. Le prime salite sono avvenute negli anni ’50 del secolo scorso a opera di soci della sezione di Bolzaneto. Come pure sul Masso Piccolo (ove è stata posta una targa che ricorda il primo scopritore e salitore GIANFRANCO MONTENEGRO compagno di cordata per alcuni anni di Gianni).
Passato il Masso Piccolo, dopo un centinaio di metri, s’incontra un ruscello. Costeggiandolo, si entra nel bosco, raggiungendo in pochi minuti un gruppo di massi chiamati: Massi della Luna. Scoperti negli anni ’80 sono stati rivalorizzati in tempi più recenti con l’affermarsi della disciplina del bouldering. Invece, oltrepassando il Masso Grande, e proseguendo per alcuni chilometri, si raggiunge il passo della Bocchetta e in direzione Voltaggio si incontra la frazione dei Molini. Qui, alle pendici del monte Leco, nel 2012 è stata scoperta (da Simone) e attrezzata (dai soliti noti…) una rocca alta 20 metri. Vi sono 22 tiri con difficoltà dal 3 al 7, frequentabile tutto l’anno a esclusione dell’inverno, con una distanza dalle protezioni volutamente Didattica, visto che alcuni itinerari sono specificatamente dedicati ai ragazzi o a chi vuole provare le prime esperienze da capo cordata. Spostandoci in Val Polcevera, sulla strada che porta al Santuario della Madonna della Guardia, in una valletta, è ubicata la più nota Pietra Grande. Con 15 minuti di avvicinamento si raggiunge la struttura. Anche questa è stata scoperta (alpinisticamente) negli anni 50. Il posto non è frequentabile in inverno anche a causa della vicinanza di un ruscello con una portata d’acqua notevole: infatti a monte si trova uno stabilimento, oramai inutilizzato, che imbottigliava acqua. Il masso è alto circa 20 metri con 25 tiri, le difficoltà vanno dal 4 al 7.
Al momento i lavori sono fermi a causa del tempo meteorologico, in attesa che una ditta di costruzioni spiani il terreno prospiciente il Masso. Successivamente verrà recintato per delimitarne la proprietà ed evitare sconfinamenti innoportuni da parte di scalatori, come peraltro accaduto in passato, che portarono alla chiusura della parete sud, la più interessante dal lato arrampicatorio.
Sulla parete Nord sono state schiodate le cinque vie presenti (una di queste, ultimamente, è stata teatro di un grave incidente) e successivamente due nella parte destra, immediatamente richiodate. In primavera saranno richiodate le rimanenti tre e aggiunte altre quattro. Sempre sul lato Nord è presente una paretina con due vie facili per i bimbi ove è stata sostituita la sosta in comune con le due vie e in primavera verranno richiodate anch’esse. Sul Fungo sono state aggiunte due vie alle otto già esistenti. Anche qui le soste sono nuove e verranno sostituiti alcuni chiodi resinati di dubbia tenuta. Su alcuni tiri è stata integrata la chiodatura.
La parete Nord Ovest è quella che ha riservato più sorprese: dalle originarie otto vie sono passate a diciotto di cui quattro hanno uno sviluppo di circa venti metri e dalle difficoltà costanti con un solo passo più difficile del resto della via (possibilità di azzerarlo). Vi è anche la possibilità di spezzare una salita in due tiri con una sosta (da costruirsi : 2 fixe presenti) a metà, per attività didattica (Chiodatori Mutanti e Ultimo Tango). Il materiale è tutto INOX, dalle soste con catene e due resinati, ai chiodi sui tiri.
La chiodatura è volutamente ravvicinata per permettere a chi arrampica di potersi migliorare ed evitare infortuni. In alcuni punti le protezioni presenti sono quelle degli anni 80, quindi non più in linea con i nuovi dettami sulla sicurezza. Su 3 tiri, nel passaggio più difficile, sono stati posizionati dei rinvi fissi dato che non è stato possibile fare altrimenti a causa della qualità della roccia. Al momento i tiri percorribili, in totale, sono 28 con un range di difficoltà dal 3 al 7.
Ci auguriamo che tutti rispettino la proprietà altrui, senza sporcare, con il ricordo fisso che si è in casa d’altri… a partire dall’evitare bestemmie e turpiloqui se non riesce un passaggio… Si cnsiglia di utilizzare sempre il casco, non saltare le protezioni, non scalare slegati, non praticare il Dry Tooling, e non effettuare interventi sulla struttura di propria iniziativa, ma bensì, contattare il gruppo dei promotori ovvero Cravasco Climbing.
Si spera che le persone saranno educate e rispettose della natura e del prossimo, che ogni tanto si ricordino di chi permette loro (non solo a Cravasco ma ovunque) di potersi divertire in serenità. Si presume che vi sarà un notevole afflusso di persone e anche qualche corso, il tutto dato dalla varietà delle difficoltà, dal fatto che non vi è avvicinamento e dallo spiazzo alla base adatto a gruppi”.
Cravasco… vive!
…e sarà ancora la prima parete per migliaia di scalatori!