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3 Settembre 2012

Senza categoria

Di roccia gialla e di roccia grigia…

Danny Battilana lo aveva detto, in tempi non sospetti:
“Roccia gialla. Cattivo presagio! Non mi darà soddisfazioni…”

E così, per la prima volta, alla base delle 3 cime di Lavaredo, io e Jacky, capiamo il vero significato di questa affermazione.
“Ah Danny, parole sagge, se solo ti avessimo ascoltato!”

Venerdì 17 agosto (e anche qui cattivo presagio!) volevamo salire “Phantom der Zinne” alla Cima Grande di Lavaredo, ma abbiamo attaccato la via sbagliata!
Si tratta di una via a spit che parte proprio 5-8 metri a sinistra di Phantom, primi 5 tiri abbastanza impegnativi (7b/c), e poi un paio più facili, con una fessura di 20 metri da fare a friends. Se qualcuno sa che di che via si tratta, e me lo può dire, saremmo curiosi di saperlo anche noi.

E così dopo questo “buco nell’acqua”, ci dirigiamo verso un’altra parete, laddove la roccia non è gialla, una parete che già in passato mi ha regalato molte soddisfazioni: la Marmolada.


E ancora una volta la Marmolada mi regala una grande soddisfazione: la salita tutta in libera di AlexAnna, la nuova via di Rolando Larcher.
Di questa via parlerò in modo più approfondito in un altro articolo, ma questi i momenti salienti della via:
– L’avvicinamento al bivacco dal Bianco, sotto il sole, con 15 litri d’acqua sulle spalle, oltre al materiale per scalare e vivere 3 giorni.
– Il primo 6b+ su roccia gialla…Cattivo presagio! Una bella sveglia che mi fa subito capire che stavolta la serie di friends che ho attaccata all’imbrago me la devo gestire bene.
– La salita in libera del tiro chiave, assolutamente inaspettata, tanto che al primo giro tutto il traverso sotto il tetto nemmeno lo avevo studiato ed al secondo mi ritrovo lì, dopo aver salito la sezione dura a dover lottare con furiosi incastri di mani, pugni e spalle con piedi che scivolano tipo “gatto silvestro”
– Il bivacco per metà notte fuori dal sacco a pelo per il caldo
– L’indimenticabile 7c sul muro a buchi, dove sono partito a freddo con 2 serie di friends attaccate e mi sono stremito già sul traverso in partenza
– Il presunto 7b+, che tra porchi e bestemmie pensavo di non riuscire a fare in libera, mentre invece ancora una volta, con calma e concentrazione, non so bene come ma sono stato su
– La vetta e la grande gioia per una stretta di mano finale con il mio amico Jacky, con la gente che saliva dalla ferrata, vestita come se fosse sul K2 che ci guardava con occhi sospetti
– L’inconfondibile sguardo dell’amico Jacky, perso nel vuoto, che stava meditando chissà quale “sdangerata”

Il giorno successivo alla salita AlexAnna avvertivo davvero grande stanchezza e spossatezza nel mio fisico, ma un grande senso di appagamento interiore. I successi più belli sono quelli inaspettati e per me questa è stata veramente una via “che vale una stagione” (cit. Fabio Palma). Ciononostante non veniamo meno alla mia regola aurea che recita “falesia nei giorni di riposo e vie lunghe nei giorni non di riposo” e ci dirigiamo verso la bella Laste.

Poi ancora un paio di giorni di riposo in falesia, tra grandinate e lampi pomeridiani. Ci concediamo addirittura il lusso di passare una notte in campeggio a Cortina, dove i soldi spesi sono ripagati da una buona doccia e soprattutto dal fare interessanti conoscenze e passiamo una giornata in falesia al Beco d’Ajal con gli amici Piero e Corrado.

Per venerdì 25 agosto però il tempo sembra ottimo. Torna il richiamo delle vie lunghe e noi vogliamo chiudere il conto con Phantom Der Zinne.
Fare questa via è un sogno del mio amico Jacky, che già sin da metà febbraio, al mio rientro della Patagonia mi dice “Prossimo week end Phantom??”. Per fortuna, con qualche stratagemma da vecchio, riesco a tenere a freno il buon Jacky fino ad Agosto. E venerdì 22, una bella e calda giornata estiva finalmente il momento di Phantom viene.
Oggi è il giorno di Jacky! E’ giusto che sia lui a scalare da primo questa via, è il suo progetto. Io decido di salire da secondo più veloce che posso ed essere pronto a dargli il cambio in caso di necessità.
E così il ragazzo, si concentra, e “cattivo come un aspide”, sale tutta la via da primo, mentre io mi godo il piacere dell’arrampicata, per una volta dopo tanto tempo, sempre con una bella corda davanti.
Jacky arriva in cima esausto, ma iper contento per la salita. Ed io sono felice per lui, è un piacere vedere il suo sogno realizzato!
Stavolta la roccia gialla delle 3 cime non ci ha fatto brutti scherzi e la giornata è filata via senza intoppi, alle 19.30 dopo una discesa iper rapida, siamo nuovamente al parcheggio.

Nonostante la piacevole giornata, e a costo di rendermi antipatico a qualcuno, due cose sulla via le voglio dire. Per quello che può contare un ripetizione sempre da secondo (ovvero poco) ho trovato la via sistematicamente sovragradata da 1 grado a 1 grado e mezzo, e anche la difficoltà obbligatoria è di 6c e non 7a+ come dichiarato. La parte alta della via riprende ed incrocia alcuni itinerari classici, aggiungendo spit su tali itinerari. Non un bel gesto a mio avviso.
Personalmente poi il fatto di scalare in una parete con altre 15 cordate di fianco e con i turisti romani sotto che ti urlano “Forza Grande!” e “Ciao Mitico” mi uccide un po’ l’avventura della via.
Ma queste sono le 3 cime penso, prendere o lasciare. Sulla qualità della roccia invece nulla da dire: scalata molto divertente e roccia buona lungo tutto l’itinerario. (My 2 cents)

Sabato poi giornata di trasferimento verso Pontresina, dove la sera sono ospite al I Swiss Mountain Film Festival per tenere una serata con proiezione di foto e video.
Grande accoglienza e organizzazione svizzera che non fa mancare nulla per la buona riuscita della serata. Un grazie particolare poi va a Lucia Prosino per la traduzione in tedesco delle mie parole e filmati!
E così, dopo 10 giorni la vacanza mia e di Jacky volge al termine, con una fredda e ventosa (e chi se lo aspettava dopo il bel clima delle 3 cime) giornata nella falesia di Lagalb, al passo Bernina.

Wenden, foto Pietro Bagnara

Nemmeno il tempo di rientrare a casa e riposare un po’ il fisico dai 10 giorni passati che Fabio mi convoca in Wenden martedì per effettuare delle riprese per il film che stiamo realizzando sul Wenden appunto.
In particolare martedì sarà la giornata con le riprese dall’elicottero!

Confermo a Fabio immediatamente la mia disponibilità, anche se onestamente non sono entusiasta dell’idea: vorrei stare tranquillo a casa e riposare qualche giorno!
Ed invece lunedì pomeriggio già si parte in direzione Gadmen, siamo 3 cordate, per effettuare più riprese diverse: Paul e Franz diretti su Transocean, Fabio e Berni sulla mitica Blaue Lagune ed infine io e David su Ibicus.
Ibicus è una via aperta dai fratelli Remy sul Dom negli anni’90. Si tratta di una via a torto poco conosciuta e ripetuta. Forse a causa di un tiro difficile, aperto in A0, che rovina un po’ la sequenza dei gradi in libera agli occhi di molti ripetitori.
Per contro, questo tiro è la ragione principale che mi fa tornare per la terza volta quest’anno sulla via. In realtà la mia idea è quella di salire in libera questo tiro di A0 concatenandolo con il tiro precendente di 7b+, in quanto non c’è un vero e proprio punto di riposo e quindi una sosta logica che divide le due lunghezze.
Sono abbastanza convinto però di aver bisogno ancora di qualche tentativo per riuscire a salire questo tiro in libera e quindi considero questa giornata come un altro giorno di studio.

Su Ibicus, foto A. Locatelli

Il tiro consiste in una prima parte di 7b+ appunto, alla fine della quale inizia una sezione difficile su piccole tacche di una dozzina di movimenti che portano ad un riposo non molto buono. Fino a qui il tiro potrebbe essere 8a o magari 8a+, poi dopo aver fatto riprendere un po’ la sensibilità alle dita arriva un boulder di 5 movimenti su prese minuscole con un movimento un po’ di allungo. I restanti 10 metri del tiro sono sul 6c e non aggiungono nulla al grado che, a mio avviso, dovrebbe essere di 8b.
Durante le prime due giornate di studio solo una volta ero riuscito a concatenare insieme i 5 movimenti del boulder senza appendermi. Le prese qui per me sono talmente piccole che bastano pochi giri per esaurire la pelle sulle dita. E quando la pelle sulle dita finisce, il dolore è tale da non riuscire più a stringere e quindi a tenere quelle benedette tacche.
Martedì 28 agosto, con un primo giro di ricognizione posiziono i rinvii sul tiro e ripasso i movimenti. Inizio già a sentire le dita che mi fanno male. Provo il boulder qualche volta e alla terza mi viene. Ok, adesso però decido di scendere e preservare un po’ la pelle.
Riposo una mezz’ora, infilo le mie Miura VS quasi nuove e riparto. Supero il 7b+, e supero anche la prima parte dura del tiro….Non senza difficoltà: David dice che gli sembrava che stessi cadendo a ogni movimento…Arrivo al riposo già senza sensibilità nelle dita e con anche un male boia ai piedi. Ho giusto una trentina di secondi per riprendere il sangue nelle dita e la concentrazione prima di iniziare a sentire la ghisa. Mi torna un po’ di sensibilità nelle mani e vado. La fortuna vuole che il boulder mi viene e il resto nonostante il dolore ai piedi è ordinaria amministrazione.
La rapidità, un po’ inaspettata per i miei standard, con cui ho salito questo tiro mi fa dubitare per un po’ del grado 8b. Ma poi paragonando questa lunghezza ai tiri chiave di Letzte Ausfahrt Titlis o AlexAnna, mi rendo conto come questa sia nettamente più difficile e ci sia senza dubbio almeno mezzo grado pieno di differenza.
Aspettiamo quasi due ore l’elicottero per le riprese…E per fortuna che sono riuscito a fare il tiro nel tentativo precedente, perché già adesso il dolore alla pelle e un po’ di stanchezza mi fanno appendere sul tiro più di una volta.
Con l’elicottero, verso le 16 arriva anche la pioggia!
Per fortuna inizia a piovere proprio quando siamo vicini ad una grande nicchia, dove possiamo aspettare un attimo senza bagnarci.
Il resto della via è facile, 3 tiri di 7a+ massimo, ma ci tengo a finirla! Non è nel mio stile non finire le vie. Come ho già avuto modo di dire “una via non è finita finchè è finita”. E verso me stesso, sono sempre molto fiscale nei confronti di questa regola, anche quando le difficoltà tecniche calano notevolmente!
Così approfittiamo di una pausa tra due acquazzoni e ci fiondiamo su a tutta per gli ultimi 3 tiri. Giusto il tempo di arrivare a metà dell’ultimo tiro di 6c+ che ri-inizia a piovere. Arrivo in sosta a mi infilo il mio pro-shell in Gore Tex.
Oh yeah, adesso la prima libera di Ibicus è fatta!

foto A. Locatelli

Marmolada e Wenden: roccia grigia! Buon presagio 🙂