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22 Febbraio 2011

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ERNESTO DOTTA l'esperienza profonda dell'andare in montagna

Ernesto Dotta, Erne per gli amici, il “Duca” per gli ammiratori, è un montagnardo nato nel ’56, ai Piani di Celle Ligure, in quel di Savona. Come lui sottolinea …«è importante la frazione perchè c’era un forte senso di appartenenza ai tempi. Ricordo ancora bene le sfide a calcio tra quartieri, su un polveroso campo triangolare, (nel vero senso geometrico)… posto davanti alla Parrocchia di Celle “Paese”».

Se chiedete ad Ernesto se lui è sia o meno alpinista esperto o conosciuto, come altri amici comuni di Mountain Blog… si farà una risata! Ma cosa fa e dove vive oggi Ernesto?

«Sempre a Celle Ligure e mi sono pure sposato una (ex)ragazza, indovina un po’…di Celle».

Tutto ciò ci riporta, apparentemente, ad un frequentatore della montagne come tanti altri, uno di quelli che vive la sua passione, nel flusso degli eventi. In realtà il signor Dotta è soltanto una persona molto, molto umile, un apritore di vie che ha scalato ovunque in Italia, battendo il terreno della scoperta in gran parte d’Europa.

Il suo è un fare silenzioso, in armonia con la natura. Non vi è gran posto per le persone silenti come Ernesto, nelle testate giornalistiche che vanno per la maggiore, salvo qualche timida comparsa, celata nel mucchio di pagine riguardanti il mondo lontano che nessuno di noi frequenterà mai. Eppure, migliaia di arrampicatori oggi scalano grazie alle creazioni di Erne, che zitto zitto, continua a progettare e dipingere linee sulla roccia, con amore e grande impegno, senza mai chiedere nulla in cambio.

Da quando vai in montagna?

Da sempre…; diciamo fin da piccolo

Come hai iniziato?

Con mio padre; prima semplici escursioni, poi vie normali, poi qualche semplice scalata… Ma tra i ricordi ci sono anche intere settimane passate nei rifugi, allora quasi sempre incustoditi.

Da quanto pratichi l’arrampicata?

…da quando scalavo i massi erratici durante i giorni solitari nei rifugi da ragazzino.
La vera arrampicata è cominciata tardi, si può dire, prima era un andar per monti e creste, forse un po’ …”inconsapevole”

Com’è cominciato tutto?

Ufficialmente, con un corso del CAI di Savona

Hai fatto anche alpinismo?

Cos’è oggi “alpinismo” ??
Diverse normali e non, con amici e qualche volta da solo, anche il Bianco ed alcuni 4000; ma ricordo con grande piacere cime poco conosciute, salite con mio padre o con mia moglie Titti. Alla fine torno sempre lì; mi piace camminare in montagna, assaporarla, entrarci in sintonia.

Quando hai iniziato ad aprire vie e chiodare?

Diciamo dopo il 2000; ma la “pietra miliare” è stata l’apertura dal basso, insieme a Marco (Minu) Minuto, della via “Vecchie Beline”, una salita che ci aveva entusiasmato ma che ci aveva pure dato qualche patema…

Cosa intendi con “qualche patema” ?

La nostra scalata ad un certo punto, e per forza di cose, aveva incrociato un tratto di salita della bella e storica via “Avanzini-Rossa”. Non potevamo far altro, seguendo la logica della nostra linea, che utilizzare tale tratto. Ma certo la questione ci ha molto fatto discutere e pensare su come agire per evitare uno “sgarbo” ai nostri conosciuti (ed amati) predecessori. Da qui sono nati i nostri personali patemi! …ed in parte anche il nome poi dato alla via.

Quante vie hai aperto e quante ne hai chiodato?

….ehhmm, sono una frana nel ricordare o catalogare il “quanto”! Dai buttiamo lì senza voler esagerare; una quindicina di vie lunghe più una settantina almeno di monotiri… ma in testa c’è ancora qualcosina!

Come puoi descriverci la parete nord della Rocca di Perti in quel di Finale?

Sono sempre stato attratto dal suo regale isolamento e dal suo aspetto severo; ma solo ben dopo averne salito le diverse vie ho “osato” avvicinarmi in modo diverso…
Era, ed è ancora, un luogo appartato dove trovare spazi e silenzi, ma dove nel contempo erano passati molti scalatori “raccontando” varie storie…
Ora la Nord di Perti ha forse un nomea meno “arcigna”, ma le storie rimangono, anzi si sono moltiplicate in questi ultimi anni; stà agli arrampicatori, se vogliono, conoscerle e approfondirle, perchè ne vale la pena se si vuole scalare sulla sua roccia con una diversa consapevolezza

Come puoi descriverci il monte Castellaro? Quali peculiarità e pregi?

È, in piccolo, la quintessenza dell’Appennino Ligure e delle sue rocce; un luogo al confine tra il mare e la montagna. Le sue pareti ospitano ad oggi una quantità di vie e monotiri che consentono a molti di cimentarsi in sufficiente sicurezza in un ambiente rilassante.

Che cos’è “Nonno Dino”?

Era… una bella scoperta fatta in compagnia di mio padre, nel gennaio del 2004.
Rimane.. una bella via di scalata nel cuore del versante nord della Rocca di Perti

Chi era Secondo Dotta? [Padre di Ernesto]

Un Uomo, prima di tutto; certo ha vissuto in un periodo difficile, come tanti nostri anziani, che lo ha segnato e costretto a crescere in fretta, ma in lui è sempre rimasta viva la voglia di ”stare in montagna” con gli amici. Dino ci ha insegnato ad accontentarci delle cose semplici, ci ha permesso di “vedere la Montagna”….
Alla sua “ultima salita” sull’amato M. Antoroto lo hanno accompagnato un gruppetto di amici nel giorno del suo (mancato) 80 compleanno il 31 luglio 2008.

Che cos’è Via “Attraverso il Fico”?

Ti rispondo citando uno tra i tanti commenti ricevuti al riguardo:
«Via bellissima…la linea del “fico” è molto logica, a tratti spettacolare, quasi sempre di una
verticalità a prova di goccia! I due tiri in fessura poi sono un vero test di inventiva motoria. Un autentico godimento per noi nostalgici della scalata tecnica».
Ma rimane anche una soddisfazione personale nell’averla ideata e salita col solito gruppo di amici, nonché un piacere averla potuta dedicare ad Alessandro Piccinino, proprio grazie al fatto che qualcuno, coi suoi ricordi, mi ha permesso di addentrarmi nella storia della parete.

La montagna è il tuo mestiere?

Certo che no, ma “l’impronta” che mi ha lasciato dentro è grande…
Lavoro invece in palestra, sia in un Liceo Statale che in una società sportiva di Pallavolo

Hai allenato squadre giovanili di pallavolo portandole a grandi livelli?

Negli ultimi anni mi sono dedicato esclusivamente ai ragazzi; ho allenato nel settore giovanile prendendo “in carico” le squadre di under 13 per accompagnarli fino ai 16/18 anni al massimo. Ho avuto belle soddisfazioni giungendo varie volte alle Finali Nazionali, ma il piacere più appagante è vedere ancora oggi molti (ex)ragazzi divertirsi a giocare …e ricevere sempre da loro un abbraccio e parole di ricordo ed affetto.

Pensi che l’arrampicata possa essere un elemento aggregante per le persone?

Come lo sono diverse attività sportive…ma è certo che se si riesce ad andare un po’ al di là della palestra indoor o della falesia, si sviluppano esperienze più profonde !

Molte persone sostengono che l’arrampicata può generare turismo ecocompatibile tu che ne pensi?

Sono abbastanza d’accordo; ma, a mio parere, devono essere poste delle limitazioni intelligenti, fatte poi rispettare con rigore, se vogliamo parlare di “ecocompatibile”!

Cosa diresti ad un ragazzo che inizia a fare arrampicata?

…vai e divertiti !!

E se inizia a fare alpinismo?

…vai e divertiti, ma metti la canotta di lana !!
Nel senso che distinguo l’arrampicata sportiva, dalla scalata “in ambiente” (su grandi pareti in montagna) e dall’alpinismo; e vorrei sempre che chi inizia lo abbia ben presente!

Qual è il futuro dell’arrampicata e quale quello dell’alpinismo?

……è un parere che non mi sento di dare.

Se dovessi,come descriveresti la Montagna d’un tempo?

Forse più mitizzata, ma anche più temuta e rispettata nei suoi valori di territorio.

E quella d’oggi?

Possiamo in modo scontato dire che è più “patinata” e “sfruttata”; ma, in fin dei conti, poi non molto diversa… pur tenendo conto della frequentazione ben più sviluppata di pari passo con l’evoluzione della tecnica e della conoscenza.

Tu hai scalato e camminato in tutto l’arco alpino ed in svariate regioni d’Europa.
Pensando a tutte le centinaia di luoghi che hai visto, a paragone che montagne sono le Alpi Marittime che tanto hai vissuto?

Le Marittime sono il primo amore… è difficile dimenticarlo, e quale cambiamento porta nel cuore di un ragazzo. Certo la loro non è una bellezza “facile” o “comoda”. Sono un piccolo affascinante mondo; sanno essere selvagge, aspre e dure, così come dolci e imprevedibili.

Rimane il fatto che mi è sempre piaciuto conoscere un po’ più a fondo i luoghi dove scalo o dove cammino, ed in ciò molto ha influito la mia compagna; ci documentiamo e leggiamo storie o leggende dei luoghi, sia prima che dopo esserci passati.

Qual è il futuro delle Marittime?

Speriamo che, unitamente ad un certo sviluppo, esse non vengano stravolte nella loro specificità.

Cosa c’è di negativo nell’attuale mondo delle montagna?

Il continuo tentativo di sfruttamento da parte di alcune lobby, non sempre compatibile con la Montagna stessa e con gli interessi ambientali della collettività.

Cosa c’è di positivo?

Un qualche ritorno alla vita di alcuni luoghi abbandonati, e in alcuni casi uno sviluppo attento alla modernità ma anche alle esigenze dell’ambiente alpino.

Quale il futuro della Montagna?

Mi ripeto …è un parere che non mi sento di dare.

Galleria Immagini:

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Intervista di Christian Roccati
Blog MB: www.mountainblog.it/christianroccati
Sito personale: www.christian-roccati.com

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