L’Alpinismo e l’arrampicata sono due attività differenti. L’arrampicata sportiva, come il suo stesso nome afferma, è uno “sport” con tutti i relativi oneri ed onori. L’Alpinismo non è uno sport, ma al suo interno possiede una componente sportiva che è necessaria alla preparazione per le grandi o piccole ascensioni.
In Alpinismo si evidenziano tutta una serie di altri elementi. Di norma l’Alpinista sceglie una condotta, una sua filosofia, e quindi sostanzialmente si forma una sua etica che può o meno accostarsi a quelle che più son delineate dalle varie correnti di pensiero. L’arrampicata, se effettuata davvero come uno sport, e quindi come una cosa nobile, e non come un ripiego saltuario al pari del fitness o di altre discipline utili, ma differenti, posside a sua volta regole etiche ferree. Le stesse devono esser utilizzate e quindi rispettate dall’alpinista che utilizza la disciplina dell’arrampicata come componente della sua preparazione.
Legger tali regole fa apparire il mero elenco come cosa ovvia, eppure, basta fare un passo in una qualsiasi tra le falesie italiane, per rendersi conto che non vi è ancora un vero “vocabolario comune” e che, nella maggioranza dei casi, si tratta ancora di una sorta di “terra di nessuno”.
Penso sia un argomento quantomai attuale ed importante e per questo inserisco un brano ad hoc, tratto dal libro “Onde di Pietra” in distribuzione in autunno.
“Le regole base dell’arrampicata
Come giustamente hanno iniziato a ribadire i più importanti interlocutori italiani, in arrampicata esistono regole precise, come in qual’altra disciplina sportiva o sportivo-montana. Che siate climber che puntano alla prestazione falesistica od invece alpinisti in allenamento preventivo alle scalate alpine, per voi, valgono sempre le medesime norme!
Quando potete dire di aver fatto una via? Dato che questa è una guida di arrampicata sportiva, qui vale una via solo se percorsa in arrampica libera. Significa che dovete usare la corda, ma essa entra in funzione solo in caso di caduta, e che per la progressione potete usare solo il vostro corpo e la roccia.
Se partite da terra arrampicando sulla roccia, inserendo la corda nei rinvii, senza aiutarvi con essa o con i rinvii stessi o staffe o qual’altro marchingegno (come strani rinvii rigidi od a molla), arrivando sino alla catena moschettonandola, senza aiutarvi con la sosta, senza cadere o riposarvi mediante la corda, allora siete riusciti a fare la via. In pratica tutta la vostra attrezzatura deve servire solo alla sicurezza, solo quindi in caso di caduta o per provare il tiro, ma dovete scalare come se foste senza corda od altro: c’è uno ed un solo modo per effettuare una via in libera.
È possibile scendere nello specifico e vedere che tipo di prestazione siete riusciti a siglare. Fare una via con qualsiasi altro tipo d’aiuto significa aver fatto arrampicata artificiale e non libera. Significa in pratica non aver fatto la via, ma averla solo salita o provata. Non confondiamo l’arrampicata libera, cioè il free climbing, che è l’arrampicata con la corda utile alla sicurezza, con il free solo, cioè la scalata senza corda.
Se partite da terra facendo la via e mettendo anche i rinvii effettuate una RP cioè Rotpunkt, cioè punto rosso o redpoint. Il nome risale all’abitudine storica di segnare le vie effettuate in libera con un punto di vernice rossa, da parte degli scalatori tedeschi del Frankenjura guidati dal grande Kurt Albert. Se effettuate la via in libera, ma i rinvii sono già stati messi, allora avete effettuato una PP, cioè una Pink Point. Soprattutto sui gradi medio alti si tende a ricercare questo tipo di prestazione perché si effettuano molti tentativi per riuscire a fare una linea e quindi si lasciano sul percorso i rinvii.
Se effettuate la via per la prima volta, senza aver mai visto quel tiro, senza aver mai visto scalare qualcuno su di essa, senza aver alcun tipo di informazione, insomma se non sapete niente di niente della via… allora avete effettuato un’arrampicata On Sight cioè a vista. Se fate una via al primo tentativo, ma conoscete qualche informazione anche minima, o avete visto una persona scalarci sopra, anche se semplicemente avete tenuto alla corda qualcuno che è partito prima di voi, allora avete effettuato la via Flash.
Non ci sono altri metodi per effettuare una via. In compenso ci sono molti altri modi per provare un tiro. Generalmente si effettua un primo “giro” su una via e se si riesce a farla essa sarà una prestazione On Sight oppure Flash. Se non si riesce a fare la via in libera si può riprovare ed inizia il cosiddetto “lavorato”. Quando si riprova il tiro, si effettua un secondo giro o tentativo, e così via con un terzo, quarto ecc… C’è chi “lavora” delle vie anche per centinaia di giri. Se si è effettuata una via OS o FL e poi la si percorre nuovamente, gli altri giri varranno ovviamente come delle RP o PP.
Quando si percorre una via con la corda dall’alto si dice che si sta provando la via in moulinette o, se si passa la corda direttamente in catena, il tiro lo si sta provando in top rope. Nel bouldering, cioè il sassismo, ci sono alcune vie che vengono scalate in TR perché una caduta potenziale sarebbe pericolosa, non potendo essere attutita dai materassi in quel caso, e questa è l’unica eccezione.
Ci sono anche molti modi di dire che sottendono delle prestazioni, alcuni sono validi ed altri no. Si dice “chiudere una via” quando la si riesce a fare, di norma intendendo che la si è lavorata più giri. Spesso gli arrampicatori usano il termine “pulito” per intendere di aver ripetuto una via in libera. Questo termine non ha senso; è come se s’intendesse che la via sia fatta anche con resting o con aiuti artificiali e nel momento che la si effettua in libera allora essa diventa pulita… alcuni addirittura intendono “pulita” la scalata in moulinette se effettuata in libera… C’è uno ed un solo modo per effettuare una via in libera, ed è ovvio che esso sia pulito, qualsiasi altro mezzo non è “sporco”, semplicemente non si è riusciti ad effettuare la via. Si può al massimo dire di aver salito la via in maniera artificiale: questo è onesto e leale.
Se volete vantare una via in curriculum, dovete ripeterla in uno dei quattro possibili modi: OS, FL, RP, PP. Se poi siete i primi scalatori ad esser riusciti ad effettuare la via, allora potete dire d’averla liberata.
Queste regole valgono per tutti, che siate climber od alpinisti. Spesso gli scalatori da montagna deridono le regole dell’arrampicata e ciò è un male, perché soprattutto a loro (a noi) dovrebbero interessare alcune prestazioni. Spesso, ad esempio, chi fa alpinismo deve percorrere molti metri senza poter piazzare alcuna protezione. Proprio per questo motivo, misurarsi con delle prestazioni on sight è davvero importante. In montagna è necessario riuscire a percorrere molti metri a vista, senza cadere, per raggiungere il punto successivo su cui assicurarsi. Abituarsi a considerare il proprio livello effettivo, specialmente a vista, può aiutare a valutare davvero le difficoltà che possono essere affrontate in montagna. I climber non sono a loro volta esentati da regole comuni nell’arrampicata. L’etica vuole che il confronto sportivo sia onesto e leale. Affermare di aver fatto una via deve sempre esser conseguito all’averla fatta davvero.
L’esempio classico è chiaro: chiedete a dieci velocisti con che regole corrono i 100 metri piani e loro risponderanno tutti nello stesso modo. Potranno ovviamente differenziare il tipo di prestazione o di rilevamento cronometrico. Non ci sarà mai un atleta che descriverà un 100 m fatto in maniera “pulita”, perché non esiste un modo diverso di effettuare una gara di velocità da quello omologato! Non esiste un modo “sporco” per fare i 100 metri, come non esiste un modo diverso per fare una via, se non in libera.
L’arrampicata sportiva è un’idea libera, non “sporchiamola”.”
Tags: Christian Roccati, etica, etica arrampicata, on sight, Rotpunkt