Dopo giorni e giorni a cottimo… un po’ di riposo e nanna alla mattina. Ci sta no?
Ma tu spiegaglielo al cielo che non è il caso di esser così indaco. Già ieri ho sentito alcuni rifugisti e so che le loro strutture son dotate di bivacco invernale aperto, se poi la volta fa sta smorfia…
Non ci son scuse: voglia di sognare non puoi esser accantonata!
…e così partenza dalle valli del Genovesato, terra di mamma, e via sino al confine ovest della Valle d’Aosta, terra di papà.
Scendiamo dall’auto e subito un saluto locale. Tardo pomeriggio, il sole è quasi tramontato, e la nostra nuova amica tende a spottolinearci che siamo gli unici bipedi in questa zona…
Zaini in spalla e via di buona lena. Con passo veloce arriviamo proprio nel momento in cui il sipario delle tenebre sta per aprirsi. Abbiamo un posto in prima fila per poterci sedere e osservare il circo di stelle che a breve respirerà luce sopra di noi.
Il riparo è magnifico: abbiamo stufa a legna, tronchi, seghe e scuri… Energia per la luce mediante pannello solare, stoviglie e libagioni. Non devo nemmeno tirar fuori fornello e lampada termica…
Ci occupiamo di fuoco e logistica e ci godiamo il resto della nottata. Giusto due alpinisti francesi fanno capolino, portando seco il desiderio di salire, estrema educazione e la loro storia.
La mattina comunque sopraggiunge e invece che scendere a valle, ci dirigiamo verso la quota 3000 che è più vicina ai sogni.
Ci godiamo le cinque grandi vette che ci sovrastano, che conosco e amo, e torniamo al rifugio…
…dove incontriamo di nuovo la nostra amica.
Le diamo ciò che abbiamo.
Giochiamo con lei.
La portiamo con noi, nel nostro cuore…
…e poi scendiamo. Ci aspettano le pareti del Piemonte questa sera.
Abbiamo ancora qualche giorno, proviamo a respirare, lo spirito fa il resto.