Non mi sono ancora ripreso dalla grande gioia per aver salito la mitica Gaia neal Peak District che mi ritrovo d’un tratto in cima alla perfetta e dolorosa fessura di dita di Super Cirill.
“You looked solid, man!” mi dice Silvan quando scendo dopo aver ripulito il tiro. Ed in effetti sono quasi incredulo di aver salito questo tiro con tanta fluidità dopo le ragliate dei precedenti tentativi. Sono contento per il buon periodo di forma, ma a questo punto mi viene in mente l’amico Franz che mi dice “non sarà sempre così…” (“vedrai quando ti verrà l’artrosi alle ginocchia…”).
Ma andiamo con ordine.
Gaia, E8 6c, Black Rocks. Un tiro che non ha certo bisogno di presentazione.
Era il dichiarato obiettivo di questa visita in Inghilterra, una delle poche linee inglesi che mi hanno catturato durante le visite precedenti. E’ già la terza volta che sono nel peak district quest’anno, sempre per visite toccata e fuga di 3 o 4 giorni di arrampicata, una tattica che non ti lascia molto tempo per adattarti allo stile di scalata del posto ma che è molto efficiente in termini di tempi e costi.
Questa volta con me ci sono Riky, Piotr e Deza e il primo giorno siamo già a Black Rocks. Le condizioni sembrano buone, temperatura sui 12° cielo sereno ed una leggera brezza.
Il diedro svasato di Gaia è lì che mi aspetta come un libro aperto. Un paio di ricognizioni top-rope mi fanno capire che il tiro questa volta è alla mia portata.
Sfortunatamente però queste buone sensazioni, unite alle mie aspettative e al fatto di aver programmato questo viaggio intorno a Gaia, mi mettono una fastidiosissima pressione di fare questo tiro, che mi rende decisamente agitato ed emozionato e che non riesco a togliermi. Non sono certo in una buona condizione mentale per salire un E8 e questo complica di molto le cose.
Comunque arriva velocemente il momento di sfilare la corda e fare un tentativo. Il vero chiave di questa via per me è il boulder d’entrata (dove per fortuna se hai messo bene il friend puoi cadere senza conseguenze). E’ un passo al mio limite; non sono certo forte sui boulder, arrivo alla presa buona distesissimo e faccio una gran fatica ad alzare il culo, poi premendo bene sul piede destro che non deve ruotare accoppio la fessura dove è buona e sono su; un passo di gran decisione per me.
Primo serio tentativo, parto, mi distendo alla presa buona, alzo il baricentro, ora devo solo accoppiare questa presa, le sensazioni sono buone ma esito, il piede destro mi sembra scivolare e non mi fido, la mente dice di no, sono troppo teso e cado. Il buon master cam arancione non si muove di un centimentro e stempero un po’ la tensione della tenuta o meno del friend.
Stesso teatrino che si ripete altre tre volte, non mi fido del piede e non vado per l’accoppiata e vengo giu.
Decido di riposare per un periodo lungo. Quando sono pronto a ripartire mi sembra che la temperatura sia salita, ho cercato di calmarmi ma sono ancora molto teso, ed in più adesso sono preso dai dubbi che il sole non abbia scaldato troppo le prese svase e diminuito quindi il grip. Sono indeciso se partire o meno, da un lato so che se almeno non ci provo avrò il rimorso per lungo tempo visto che il tiro è alla mia portata, dall’altro so che per un tiro del genere la mente deve essere libera. Ok, niente scuse, sono qui per fare Gaia e quindi almeno ci devo provare. Anche se non sono rilassato devo provarci, se fallisco oggi è vero che siamo al primo giorno della vacanza, ma i miei soci vorranno anche vedere altri posti e non posso e voglio obbligarli a tornare qui per me!
Vado. Questa volta la decisione non mi manca, non penso più a quel maledetto piede e passo il boulder. Ok, siamo solo all’inizio. Ma non c’è tempo adesso di pensare, la decisione l’ho già presa quando sono partito, ora l’uscita deve necessariamente passare per la cima di questo sasso. Arrivo al riposo in cima al diedro, il vero e proprio punto di non ritorno. Mi rilasso un attimo, prendo magnesite e parto per il traverso. Fortunatamente le prese le sento in mano proprio bene, anche se non sono per nulla fluido nei movimenti.
Adesso manca solo la tallonata dietro lo spigolo. Da qui se cado arrivo a terra, lo so. Il buon Riky è in posizione da centometrista pronto a correre come non mai indietro per recuperare corda, ma ovviamente penso che non devo cadere per nessun motivo. Butto subito su il tallone dalla fretta, ma capisco che potrebbe non essere messo bene e quindi torno giu con i piedi. Sghiso e mi calmo un attimo, per fortuna mi sembra che la presa che ho in mano sia proprio buona. Vado: tallone dietro lo spigolo e zanca finale. E’ fatta, sono in cima a Gaia.
E’stata una salita difficile. Difficile perché stavolta mi sono complicato la vita da solo entrando in una condizione mentale sfavorevole. Mi sono reso conto durante la salita che l’emozione mi faceva sentire in mano le prese davvero bene, ma mi rendeva impacciato nei movimenti e nel controllo del corpo. In cima a Gaia mi riprometto di non tentare mai più una via in questo modo, per salite di questo tipo la mente deve essere libera, come quando ho fatto Master’s Edge o qualche free solo dalle nostre parti. Lì sì che mi sembrava davvero tutto facile, ma questa volta no, su Gaia era diverso.
In ogni caso ce l’ho fatta e sono per una volta appagato e soddisfatto perché certe vie vanno aldilà del nome, sono un simbolo e hanno fatto la storia dell’arrampicata. Il pesce, Silbergeier, la Salathè, la Philip-Flamm e chi più ne ha più ne metta, ognuno ha i suoi miti. Gaia è un mito per la mia generazione, riuscire a salirla è stato qualcosa di speciale.
Super Cirill (8a+ max) trad, Sonlerto, Val Bavona
Super Cirill è una via di 8 tiri che ruota tutta intorno al sesto tiro, quello che rende davvero unica questa via: 15 metri di fessura con perfetti incastri di dita e piedi sempre brutti.
La storia di questa via è questa: Super Cirill venne aperta dall’alto da C. Cameroni & Co. negli anni’80 e chiodata a spit (erano altri tempi e teniamo presente il contesto Europeo di quegli anni), successivamente rimase nel dimenticatoio per anni e vide una scarsa frequentazione fino a quando venne liberata nel 2006 da G. Quirici e F. Pellanda.
Nel 2009 poi la via venne parzialmente schiodata da ignoti. Riguardo alla schiodatura, dico solo che io non l’avrei schiodata, perchè ora l’impegno della via è maggiore in quanto non sempre dove prima c’era uno spit adesso c’è il posto per friends o nuts; ciononostante sono contento che qualcuno l’abbia schiodata: mi dà molta più soddisfazione scalare una via come la Super Cirill attuale rispetto ad una via dove moschettoni lo spit ogni 2 metri.
Nel 2010 e 2011 poi ci sono state le salite in libera di Tobias Wolf, Ines Papert e la quasi on-sight di David Lama, che ha fallito a vista solo il quarto tiro di 7c+.
Comunque: primo giro quest’anno su Super Cirill in primavera con Jacky. Giornata super, temperature perfette e grip: salgo i primi 3 tiri 7a+, 7a+, 7b+ in libera senza nemmeno accorgermi della diffcoltà, fallisco il 7c+, trovando però una buona soluzione per la libera e decido di proseguire per vedere com’è il tiro di 8a+. Le sensazioni sulla fessura non sono cattive: le dita si incastrano bene, devo solo trovare quali sono i punti di incastro migliori per me e dove piazzare i piedi. Prova e riprova, metti le dita, girale dentro, alza il piede, rialza la mano (devo ricordarmi di non incrociare mai le mani), torci bene ancora dentro ancora le dita nella fessura e…….quando meno me lo aspetto SLAM!!!….Il piede scivola e mi ritrovo appeso alla corda due metri più in basso. Poco male penso, finchè non vedo come è ridotto il mio indice destro: completamente scarnificato dal bordo tagliente della fessura e sanguinante. Provo a fasciare il dito come una salsiccia ma gli incastri risultano troppo dolorosi e non riesco a scalare. Giornata finita, ci si cala.
Due settimane dopo conosco Silvan Schupbach, svizzero, che abita ad Interlaken, anche lui interessato a questa via. Con Silvan c’è subito una bella intesa che ci porterà anche a fare altre belle salita insieme quest’estate. Sono abbastanza fiducioso per un mio tentativo di libera di tutta la via e non appena la parete va in ombra attacchiamo.
Come a volte purtroppo accade quando si scala però non è la giornata giusta, caldo, stanchezza, boh…le scuse alla fine sono come il *****… sta di fatto che non mi schiodo.
Parto sul 7b+, e mi sparo un bel volone di 10 metri secchi (il restyling della via ha reso la sezione ben obbligata). Incredulo riparto e…giù ancora una volta. Dopo 5 o 6 tentativi riuscirò a passare. E’ chiaro che per me non ci sono le minime chance, tutto mi sembra due gradi più duro dell’ultima volta, mi sento un ragliatore fatto e finito. Quel giorno però ho l’occasione di assitere ad uno spettacolo come non ne avevo mai visti.
Mentre raglio sul 7b+ vedo una macchina che si ferma vicino alla nostra e due tizi che scendono e attaccano la via. Il tempo di fare un altro volo dul 7b+ e riprendermi un attimo ed il primo di cordata è già in cima al primo tiro. Io e Silvan siano increduli. Il socio sale a jumar e questo misterioso fulmine sale sul secondo tiro. Lo riconosciamo: è David Lama!
Sembra di vedere scalare un gatto, una velocità impressionante ed uno stile perfetto. David sale a vista senza problemi il secondo ed il terzo tiro e parte per il quarto. Purtroppo sul passo chiave del placcosissimo quarto tiro gli scivola un piede e cade. Poco male: sfila la corda, riparte dalla sosta e si beve il tiro, correndo su placche liscie con appoggi inesistenti.
Ma il vero spettacolo deve ancora arrivare. David parte con tutta la ferramenta attaccata per un tentativo a vista sul tiro di 8a+. Sembra facile a vederlo scalare: è un po’ più lento che sugli altri tiri ma sempre solido. Alla fine un po’ di ghisa e qualche scrollata ma mai un’esitazione. Sul suo sito scriverà che la fessura era perfetta per le sue dita. Un po’ di gente davvero forte scalare l’ho vista, ma David mi ha davvero impressionato come nessun altro, non so perchè, probilmente l’incredibile velocità e leggerezza nella salita, in una parola: unico.
Tornando però alla mia storia. Con Silvan, il patto è tutto rimandato a quest’autunno e a gioni migliori di questo, si spera.
L’autunno arriva e le condizioni per provare Super Cirill sembrano essere quelle giuste. A inizio ottobre torno sulla via una volta con Dario Zamboni per un ripasso dei tiri visto che sono passati ormai 4 mesi dall’ultima volta. I tiri sotto mi sembrano ok, il sesto tiro mi pare duro, faccio una gran fatica a infilare le dita nella fessura e perdo molto tempo ed energie per trovare le sequenze migliori per me. Passano 3 settimane e io e Silvan torniamo alla carica: appuntamento alle 11 a Ponte Brolla, Silvan ha bisogno di un giorno di ”ispezione” io invece potrei già tentare una libera. Ma non so, attacchiamo tardi e non ci sarà molto tempo ed i ogni caso abbiamo in programma di tornare sulla via quindi non sento la pressione di fare la via quel giorno.
Forse proprio per il fatto di scalare senza aspettative o forse solo perchè sono in una buona condizione fisica e reduce da tre giorni di riposo dopo il Peak District, tutto mi sembra facile, anche il 7b+, che per il grado è uno dei più duri mai fatti ed il 7c+ così aleatorio. Arrivo al tiro chiave, un breve ripasso delle sequenze e parto. Silvan mi da un consiglio volante che mi permette di risparmiare energie sul primo incastro, quello per me più faticoso perchè le dita non mi entrano bene e proseguo. Arrivo sotto il piccolo bombè e mi sento proprio bene, riesco perfino a scrollare le mani e sghisare con l’incastro di dita di destro e un incastro di mano molto sfuggente per la sinistra. Manca ancora un passaggio, anche qui no problem e dopo 7-8 metri più facili sono alla catena, piuttosto sorpreso di me stesso.
”You looked solid, man!”
Ed il giorno dopo è la volta di Silvan, lo assicuro e mi ripercorro tutta la via da secondo ed anche lui riesce nella salita in libera!
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