E intanto anche Giacomo Priotto se ne è andato sulle sue montagne a far sci-alpinismo e noi stiamo qui a rincorrere sogni e speranze per il futuro.
Giacomo: “Una cara persona, un caro amico”. Così disse un collega di alpinismo mentre mi introduceva nella grande “sala artistica” dove si riuniva il Consiglio Centrale del Cai. Dalle finestre di quel palazzo da sogno si guardava direttamente sulla Galleria Vittorio Emanuele come da una cengia del Pelmo. A Milano, naturalmente.
Avevo già tolto da un po’ i pantaloni corti, ma ero pur sempre il più giovane Consigliere di quella tornata ad entrare nei “sacri palazzi”. Fu un’emozione che ricordo ancora. Erano gli anni Ottanta e lui, Giacomo il Presidente Generale, mi accolse con il più largo dei sorrisi, mi offrì qualcosa, disse di non temere l’ambiente, mi raccontò della Capanna Margherita – la sua creatura – poi mi accompagnò nella sala delle riunioni e mi presentò alla squadra come fosse arrivato chissà chi. Non ero Ulisse, ero “nessuno”.
Mi diede subito qualche incarico (perché “qui bisogna lavorare e guadagnarsi il pane”), ma soprattutto tanta stima e tanta amicizia oltre a quell’eterno ottimismo, a quel caldo sorriso, a quei modi raffinati e signorili da galante ingegnere. Tutto ciò mi diede carica, molto entusiasmo e mi fece sperare ancor più in un Cai vivace, solare, aperto al futuro.
Un giorno mi disse amabile: “Vai a farti le ossa in quel di Roma”. Si presentava alle masse il primo convegno internazionale sull’arrampicata sportiva organizzata da un coraggioso Bruno Delisi a nome della Sezione romana del Cai di cui era il Presidente. Dovevo fare il moderatore a nome del Cai. Alcuni “talebani” dell’alpinismo non volevano proprio saperne di questa nuova disciplina. Fui subito “corteggiato” da costoro: “Cosa ti ha mandato a fare il Cai? Stai attento a quello che dici“. Sembra una barzelletta? No, no è la pura verità.
Andrea Mellano, “padre” della nuova creatura, mi confortò con la sua vicinanza e il suo carisma.
Infine dissi quello che era giusto dire in sintonia con Priotto della cui teoria ero assolutamente d’accordo. Il convegno ebbe successo, il Cai ne uscì vincente in barba a tutte le cassandre del mondo conservatore e alle varie opposizioni. Oggi il problema si è risolto con la buona pace di tutti e il Cai segue la nuova arte dell’arrampicare con netta convinzione. Anche in questo difficile frangente Priotto fu sapiente e vincente mediatore.
Come non ricordare, poi, la sua lunga attività presso il TrentoFilmfestival dove fu Presidente e Vice Presidente (ad anni alterni) dal 1981 al 1986, Presidente dal 1980 al 1982, Vice Presidente dal 1999 al 2001 e infine Presidente nel 2002. Dodici anni di grande e appassionato impegno del quale me ne sono reso conto personalmente. A Trento molti lo ricordano con affetto e stima.
Nella realizzazione dell’Opera Filmica (Serie “Alpi” con la regia di Folco Quilici, ora anche in DVD) fu prodigo di consigli, consulente attento e preparato.
Ricordarlo così com’era – sempre sorridente e di buon umore, con il pensiero costante alla “sua” Capanna Margherita e al “suo” Monte Rosa – sarà un piacere da non perdere mai.
Italo Zandonella Callegher