Come deliberato nella scorsa assemblea primaverile del Gruppo Orientale del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) è stata portata recentemente a delibera all’ Assemblea autunnale del 7c. m la proposta di modificare l’art. 19 del proprio regolamento. Articolo che potrebbe essere definito “storico” in quanto fondamentale per la composizione del nostro Accademico. In particolare nel suo comma stabilisce che: “è causa di cessazione della qualità di socio per incompatibilità il conseguimento della qualifica di Guida Alpina o di Aspirante Guida Alpina e, in ogni caso l’esercizio dell’attività alpinistica come prevalente fonte di guadagno”
Con questo veniva precisato ed evidenziato il carattere di gratuità che costituisce una delle caratteristiche peculiari del CAAI e lo contrappone appunto alle guide alpine che dell’andare in montagna ed accompagnarvi clienti avevano fondato la loro professione.
Questa peculiarità dell’ Accademico era stata nel passato causa di alcuni casi importanti che avevano visto ex-accademici obbligati a dimettersi dal sodalizio avendo deciso di fare la guida alpina: tipico quello di Emilio Comici che, profondamente accademico nei concetti, era stato costretto a dimettersi dal gruppo, avendo optato per il professionismo alpino– e l’assurdo del provvedimento forzato stava nel fatto che Emilio aveva scelto la professione di guida proprio per motivi che potremmo definire accademici, cioè per poter vivere in montagna e dedicarsi completamente ad essa,- approfitto qui dell’occasione per rilevare l’inesattezza assurda contenuta in un recente articolo de “Lo Scarpone” in cui è scritto che: ” Comici era stato radiato all’ Accademico per indegnità!” Ed in merito dire assurdo è pleonasmo…
Ora questa clausola di “purezza” poteva avere un senso nel passato, ma ora costituisce un controsenso: oggi il guadagno di un professionista della scalata deriva in misura minima dall’accompagnare clienti, ed in ogni caso svanisce di fronte agli emolumenti che alpinisti di punta, guide e non guide percepiscono dagli sponsor.
Né – a parte determinati casi eccezionali in ogni senso,. pochi sono gli eletti in grado di attingere ai massimi livelli dell’arrampicata senza praticare l’”alpinismo a tempo pieno”- cito tra i pochissimi Roberto Mazzilis e la cordata Babudri-Sain. – E allora il motivo della passata discriminazione viene così a cadere. E subentra il giusto ragionamento enunciato nell’ allegato all’avviso di convocazione diramato per l’Assmblea autunnale dalla presidenza e dalla segreteria del Gruppo Orientale del CAAI :-” La considerazione principale – premessa, aggiungerei ,l’esistenza odierna del fenomeno “sponsorizzazione” – è che non è logico che chi ha maturato i requisiti per entrare nell’ Accademico perda tale riconoscimento per il solo fatto di scegliere una professione piuttosto che un’ altra. E – viene ancora aggiunto – se il CAAI vuole rappresentare l’alpinismo di punta non può ignorare una parte di fortissimi scalatori.
Questa proposta è stata approvata a grande maggioranza dagli Accademici Orientali riuniti il 7 c.m., e per entrare in vigore dovrà ottenere la maggioranza di 2/3 alla prossima Assemblea Generale del Club.
C’ è chi premette che questa nuova apertura potrebbe non essere gradita proprio alle Guide Alpine, o piuttosto, a certe Guide Alpine, non in possesso di tutti i requisiti richiesti dall’ Accademico. Ma questo eventualmente non c’entra con il CAAI. Che adottando la proposta si adeguerebbe come naturale alle condizioni del tempo. Cioè seguirebbe il corso della storia.
Spiro Dalla Porta.Xydias
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