Il vento forte e freddo, qualche spiraglio di sole, il chiassoso pubblico e la tensione accumulata nei minuti prima di staccare i piedi da terra, trovare la concentrazione giusta per affrontare una finale di quel livello non era facile.
Ho cercato dentro me stessa, mi sono detta che ero li per scalare, per provarci, per vincere, ma soprattutto per divertirmi.
I primi movimenti, tanto delicati quanto dispendiosi mi hanno aiutato ad isolarmi dal mondo esterno, a cercare il punto perfetto di ogni appiglio ed a credere di poter sempre andare oltre, alla prossima presa; ogni passo avanti, una nuova storia, un nuovo problema da risolvere, movimenti lunghi, lunghissimi, tanto da dover allungare e stirare il mio corpo su quegli yaniro, i soli che mi permettessero di andare avanti, fino al pirolo di ghiaccio: la prima volta che ho provato a “battere” la mia piccozza, un pezzo di ghiaccio si è staccato, ho riprovato, con più forza, usando il polso, ed al secondo colpo la lama è entrata tanto da permettermi di fare l’ennesimo Yaniro; ho battuto ancora due volte e mi sono alzata tanto da riuscire a prendere con un rovescio la presa successiva: ero passata, li dove molte altre finaliste già si erano arenate e dove nessuno dopo me sarebbe più passato.
Tutto questo mi ha dato una scarica di adrenalina e la determinazione per andare avanti: altri rovesci altri movimenti lunghissimi, ed infine il lungo ed ancora più strapiombante tetto.
Ero esausta, il freddo incideva tanto quanto la stanchezza, ma mi sono detta che non avrei mollato, che avrei venduto cara la pelle, e cosi ho fatto! Ho sghisato per qualche secondo e sono ripartita; una presa, rinvio, altre due prese, le mani si aprono, riesco appena a rinviare il penultimo moschettone per poi volare nel vuoto, esausta, “piena”, ma a sole due prese dal top!
Arrivo a terra e non riesco nemmeno a sciogliere il nodo dall’imbrago, ma subito vedo le facce sorridenti dei miei amici e lo sguardo rassicurante del mio fidanzato, che con un cenno con la testa mi fa capire “si, bravissima, per ora sei in testa”!
Riprendo fiato e vado da loro, ai bordi della zona scalata ed aspetto.. Mentre la russa Maria Tolokonina, mia avversaria diretta per la classifica generale parte, penso “ma quanto era dura questa via” e poi aspetto, col fiato sospeso seguo ogni suo singolo movimento fino al fatidico pirolo di ghiaccio, poi, nervosamente guardo in terra, la mente è vuota e il guardare mi sfinisce, lei batte, ribatte e batte ancora, ma la sua “pikka” fatica ad entrare; “ci vuole più forza”, penso, proprio nel momento in cui riesce a infilarla. Maria ora è sul pirolo , su uno yaniro, batte ancora per andare oltre, ma non basta, cambia mano per battere ed infila la piccozza, ma la presa successiva è ancora lontanissima, allora si alza e riprova, ma il poco ghiaccio battuto si rompe e lei vola.
“Ho vinto.. ho vinto la coppa del mondo” penso. L’atteso e sospirato sogno si è avverato!
Sono felicissima per questo risultato, ed ancora di più lo sono stata quanto ho visto che neppure l’ultima atleta in gara era riuscita ad arrivare sopra di me. Vittoria anche di tappa quindi, e questo mi rende ancora più orgogliosa e mi fa ripensare a quanto dura e combattuta è stata quest’anno la stagione di gare, quanta fatica ho dovuto fare per vincere 3 tappe di coppa del mondo, l’europeo e la classifica generale!
Ora non mi resta che ringraziare tutte le persone che mi sono state vicino, che mi hanno aiutato e che hanno creduto in me dal primo momento! Non è ancora il momento di riporre le “pikke”, ho qualche nuovo progetto da provare, e spero che a breve ci sentiremo di nuovo con qualche news; ringrazio veramente tutti i miei tifosi, i miei amici ed i miei sponsor, uno ad uno; il loro, il vostro supporto, è stato fondamentale!
Un abbraccio
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