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9 Gennaio 2016

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I giorni dell’alpe

Ogni giorno è una piccola vita, ogni risveglio e ogni levata una piccola nascita, ogni fresco mattino una piccola gioventù, e ogni andare a letto e addormentarsi una piccola morte.
Arthur Schopenhauer

foto3-gias MombranLo sapevo che ci dovevo mettere il naso. Solo non pensavo che in questo pazzo autunno di sole ci sarei andato quasi una volta a settimana. Lasciavo l’imbocco del vallone alle mie spalle e da solo m’inerpicavo nel canale ripidissimo, rinserrato tra alte pareti rocciose. E giunto all’alpe, ormai diroccata, me ne stavo in contemplazione sdraiato sul praticello del Tchastlét (Castelletto), sospeso su un bastione di roccia a picco sul canale “dei Cacciatori” e sulla misteriosa “Gola di Mombran”. Si dice che tra quei meandri di rocce erbose albergassero le “masche”, oltre a una splendida coppia di aquile reali. E che dire delle vipere di Mombran, tutt’altro che intimorite dai rari passaggi umani: si fantasticava che avessero addirittura potere ipnotico. Un tempo Giacoulin mi raccontò che di ritorno dalla caccia, dovette aprirsi la strada tra i rettili a fucilate. Eppure quell’anfratto selvaggio e dimenticato era diventato poco a poco il mio luogo dell’anima. Prima di ripartire, ogni volta, riposizionavo una pietra sulle mura rovinate del Gias (alpeggio), oppure rimettevo una losa sulle volte a botte ormai scoperte dei pourti (stalle). Era rapida la discesa sul fondovalle, e non sarebbe stato affatto il caso di mettere un piede in fallo. Le tracce di passaggio dei pastori sono ormai state cancellate dalle valanghe e dalle frane di questi ultimi quarant’anni. DSCN8253Rientrando a casa mi fermavo da Battistin per dirgli che ero stato al suo Gias Mombran. Ci fu un tempo in cui, lassù, lui saliva tutti i giorni. Parlargli di quei luoghi era un po’ come farlo tornare ai suoi giorni dell’alpe. Infine, vi ho trascinato un amico, amante anch’egli dei luoghi dimenticati e lontani. Non è stato difficile per noi individuare tra quei picchi inaccessibili la nostra linea di roccia perfetta, disegnata tra fessure verticali e placche compatte. Sopraffatti dall’imbrunire con le mani ormai consumate dagli incastri, siamo giunti all’alpe diroccata: “Comincia a scendere, arrivo subito” – ho detto al mio compagno. Mentre s’inabissava nel “Canale dei cacciatori” scomparendo alla mia vista, mi sono trattenuto ancora un po’al “Gias”. Ho guardato dal “Castelletto” le luci di fondovalle che si accendevano e, prima di rimettere in spalla lo zaino, ho riposizionato un altro sasso sul muro diroccato. Così sono stati i miei “giorni dell’alpe”.

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Quota 2673 m della Costiera Malatret
Alpi Graie Meridionali
Parete sudest “I giorni dell’alpe” -180 m ED-; III/R2+ 6c (6a/A2)
Prima salita: M.Blatto, L.Pinto

Quota 2673 m della Costiera Malatret

Immagine 021