Domani pomeriggio m’immergerò qui.
Anterselva, al confine con l’Austria
D’estate un luogo ghermito di turisti e passeggiatori, ora il suono del silenzio, percepito dalla nostra mente in questo modo particolare. Diamo alla materia un ruolo poetico di metafora quando è la nostra assurda voglia di appropriarci della realtà a condannare la rappresentazione a un laconico elemento immanente.
Mentre respiravo il peso della neve è passato un papà che sciava sul lago ghiacciato trainando i suoi due piccoli sullo slittino. …è più semplice così percepire il vero? Forse no. Forse si.
C’è una canzone nell’aria. Domani m’immergerò sentendola nitidamente. Ho fatto piccoli sacrifici per raggiungere il prossimo momento, che è solo un altro passo verso l’orizzonte. Ho ancora male al ginocchio ma va meglio. Forse non ho più il menisco o forse ho nuovamente rotto il legamento crociato, ma intanto ora sono qui. Ieri ho passato molto tempo dal dentista, non ho avvertito metà del mio volto per ore, ma posso immergermi. Questi non son problemi, assomigliano a barzellette in confronto alle altre difficoltà che ho dovuto affrontare. Sono solo ostacoli, piccoli o grandi, materiali, per arrivare a percepire quella canzone. Cosa contano? Nulla.
Sorrido se penso al diving, pochi giorni fa.
Anche ora è lì, fermo, in quello specchio d’acqua. Quanti ne ho visti, e come sorridevano grazie al solletico di ogni mio passo. Si parlano, trasducono e attuano, sono parte di una stessa coscienza, riflettono la stessa luna.
