Il Kalymnos Climbing Festival è stata l’occasione ideale per poter scambiare due parole con una delle coppie più forti del pianeta: Iker ed Eneko Pou. Durante la manifestazione Iker è stato uno dei chiodatori che ha attrezzato, insieme a Jacopo Larcher, Hansjorg Auer e Siebe Vanhee, la falesia per la Project Competition: quattro vie maschili e quattro vie femminili sulla stessa parete per un concentrato di vie dure, intense ed esplosive.
Iker ed Eneko hanno scalato durante la loro carriera alcune delle multipitch più difficili e complicate al mondo. Ricordo che tra il 2003 e il 2008 la coppia ha portato a termine il progetto “sette pareti per sette continenti”, che consisteva nello scalare sette tra le vie più difficili nei sette continenti.
Recentemente hanno compiuto, insieme all’austriaco Hansjorg Auer e il francese Ben Lapesant, la prima libera di “The Door” (8b/5.13d, 630 m), sull’Isola di Baffin (Canada).
Uno degli appuntamenti più importanti della stagione è finalmente giunto. Quali sono le vostre impressioni per quanto riguarda vivere e arrampicare a Kalymnos?
Iker: A prima vista è fenomenale no? Questo luogo è un paradiso per climber e turisti: sole, mare e vie meravigliose sono il massimo che uno scalatore possa desiderare da un viaggio in questo paradiso. Ti ripeto, un vero paradiso!
Questo appuntamento vi ha visti impegnati lo scorso aprile nella chiodatura della falesia che ha ospitato la Project Competition. Ho seguito la gara con grande interesse ma come scalatore sono subito rimasto senza parole ai piedi della falesia. Uno spettacolo! Cosa vuol dire avere una responabilità simile? Quali sono le difficoltà che s’incontrano in un processo simile?
Eneko: sfortunatamente a causa di un infortunio io non ho potuto parteciparvi, cosa che mi è dispiaciuta molto. D’altro canto i ragazzi sono riusciti in un lavoro eccellente.
Iker: il lavoro è stato ben fatto e tutti noi siamo molto soddisfatti. Ma quanto tempo trascorso di falesia in falesia per trovare “quella giusta”! Un evento simile ha bisogno di uno spot che raccolga tutti gli atleti su un determinato grado di difficoltà. Nonostante l’isola offra ancora molte pareti da attrezzare, solo alcune di queste sono ideali per potervi organizzare una gara tra climber professionisti: con questo voglio dire che 8 vie nuove da liberare che si aggirino in un range di difficoltà non sono immediate da trovare, pulire e chiodare. Altro aspetto da considerare e da non trascurare è che le vie inoltre devono essere belle da scalare!
Ormai è da una vita che viaggiate in giro per il mondo. La vostra vita è dedita all’arrampicata in tutte le sue sfaccettature e nei rispettivi campi di evoluzione. Sono cresciuto leggendo delle vostre prime salite e guardando i vostri video. Dove trova uno scalatore la motivazione per scalare a questo livello per un tempo che ormai è una vita per voi?
Eneko: Come dici tu è tutta questione di motivazione e tutta questa motivazione viene dal nostro amore per la montagna. È difficile da spiegare ma è tutta una questione di seguire il proprio intuito e i propri sentimenti. Abbiamo trascorso gran parte del tempo ad arrampicare, prima con vie più sportive mentre adesso con nuovi progetti più “alpinistici” e tradizionali. La verità è che ci piace essere sempre in viaggio alla scoperta di nuove mete e nuove pareti da liberare.
Con questo tu voglia dirmi che si stiamo parlando di una “never ending loving story”.
Esattamente! (ridendo entrambi).
Eneko: o almeno lo spero (sempre sorridendo).
Parlando di quello che sta succedendo oltre oceano, avrete sicuramente sentito quello che sta per accadere nello Yosemite National Park , su El Capitan. Tra poche settimane Tommy Caldwell, Kevin Jorgenson, Jonathan Siegriest e Chris Sharma tenteranno la prima libera del Dawn Wall Project. Qual è il vostro parere su questo tentativo che si pensi sia una delle multipitch se non la multipitch più dura al mondo?
Iker: come avrai capito anche tu stiamo parlando di una via “super hard”. Tommy Caldwell sta provando la via da ormai dal 2007; per sette anni ha trascorso gran parte del tempo con la mente rivolta a quel progetto, che quasi sicuramente sarà la Big Wall più difficile mai tentata. Sicuramente si staranno allenando duramente per liberare questa via che si sviluppa per 900 metri di altezza con passi chiave su placca super-tecnica.
Sorprendente è che Chris Sharma prenderà parte alla spedizione.
Eneko: Perché no? Sono molto motivati a portare a termine il progetto. Chris può portare motivazione e una certa esperienza nel gruppo. Vista la difficoltà estrema, magari resterà un progetto per le prossime generazioni, o forse no. Certo è che trascorrere sette anni alla ricerca della prima salita sono è un’impresa davvero impressionante.
Qualche progetto per il prossimo futuro?
Iker: Veramente tanti!
Eneko: Tra tutti questi c’è l’intenzione di tornare in Himalaya per tentare una via ad altitudini elevate. Ci siamo allenati per questo e speriamo di essere più fortunati dell’anno scorso, durante il quale abbiamo dovuto per l’appunto rinunciare a causa del mio infortunio. La motivazione è alta e siamo pronti per partire.
Vi ringrazio e vi auguro buona fortuna.
Grazie a voi di Mountainblog.
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Intervista: Matteo Pavana
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