Il nuovo progetto?
Guida escursionistica all’isola d’Elba… pare facile.
Volevo chiamarla “L’Isola che non c’è”, e già questo è un problema. Il mercato vuole che si chiami “Escursioni all’isola d’Elba”. Molto aristocratico e dal tono quasi lussureggiante. Parliamoci chiaro… son “camminate pe’i scöeggi”, come si dice… Ma che vuol dire davvero fare una guida all’Elba?
Innanzi tutto conoscerla. Ci vai 2-3 anni e parli con la gente, vedi i turisti, mangi, dormi, “spiaggi”, nuoti, voghi, cammini, scali o similia, bevi. Sogni, discuti… ecc… ecc… ecc… e poi?
Poi accade che “spari” lì un’idea… E finiscie che ti ripeti – se dici una cosa la fai – Sempre – E lo dici, lo ripeti, all’infinito… Per convincerti che si può. Stanchi o meno, indaffarati o meno… senza tempo o… molto meno.
Quindi fai il calcolo dei costi, chiedi in giro, trovi due editori che “ci stanno”, e che per te vanno bene, e scegli non il migliore quanto a retribuzione, ma quello che non saturi la tua produzione, quello che ne ha voglia, di certo uno dei “non plus ultra” dal punto di vista della deontologia.
Quindi ti ritagli il tuo periodo e metti le mani avanti con compagnia ed altri collaboratori. Prenoti il tuo traghetto e parti e ciò significa che sei da solo… senza vedere la tua Lei od alcuno. Solo davvero, come sempre.
Arrivi nella tua casetta e trovi che non è pulita. Quindi rendi lindo ciò che puoi ed allestisci il campo; parti subito perché i giorni son pochi, e 1500 m di dislivello ogni dì non te li toglie nessuno.
La giornata è così fatta: ti alzi tra le 7 e le 8. Alle 8.20 sei fuori casa con colazione bella fatta (te e 1 brioche) . Fai due escursioni la mattina ed una il pomeriggio. Ogni giro è circa il doppio di ciò che relazionerai (perché devi sondare tutto, ogni diramazione laterale, anche se hai letto già ogni pubblicazione che esista dell’Isola, almeno 2-3 volte).
(…lavoro così)…
E poi ricerchi sulla base delle ipotesi che avevi fatto a tavolino. 3 carte geografiche. Una diecina di studi e guide. Carte turistiche, brochure… e molto altro. Intervisti la popolazione. Registri, audio e/o video, in HD, tutto. Mappi con il GPS satellitare ogni spostamento. Tracci un profilo altimetrico, una scheda, una descrizione, un’analisi. Poi lo traduci per chi non è ricercatore. Pulisci il testo, trasformi le ipotesi sicure in probabili tesi e via…
Sintesi?
24 ore.
– 4 di sonno.
– 1 di cibo/doccia/lavatrici.
– 19 di lavoro (suddivise tra cammino, scrittura, spostamenti).
Colazione… già definita…
Pranzo? Una barretta
Bere? 4 litri di acqua o succo (il vino che puoi bere è poco e non idrata e qui fa caldo)
Cena? 125 g di insalata, una fettina micro di formaggio. 3 bocconi di pane. 1 caffè. 1 birra.
…ed io normalmente sono un carnivoro…
Quando torno dovrò ricominciare ad allenarmi per arrivare a gestire in “breve” i gradi alti, e non quelli alcoolici. Se non mi rimetto in forma… a nulla vale lo sforzo. Per non parlare dei trail estremi. 100 km e più? 6000 m di dislivello? (Gli zeri non sono sbagliati…) Se non mi alleno chi li percorre?! E poi ci sono i torrenti, il ghiaccio, la neve, le grotte… ecc… Tutto in allenamento per poter lavorare. Che tu voglia o no. Che piova o meno…
Il primo giorno mi sentivo stanco e solo come un cane. Di norma sto molto bene da solo, ma dipende quando e come. E poi la mia compagna, Fiammetta, fa parte della mia/nostra sfera di solitudine. Poi dal secondo dì tutto bene. Prima ho conosciuto una delle migliori pittrici italiane nel mondo. Mi ha invitato a casa sua. Abbiamo parlato tanto e mi ha dato moltissime informazioni. Poco ci mancava che non tornassi a casa al buio, dato che non era una visita preventivata e da “bravo furbo” non avevo la frontale. Poi l’archeologa… abbiamo lavorato di equipe. Io impiegavo un’approfondita analisi del territorio: geologia, orografia, idrografia, fitogeografia. Lei la sua scienza: l’archeologia. Poi ritoccava a me… la storia. Senza il suo “anello mancante” tutto sarebbe stato vano. Ma poi è partita ed è tutto da capo. Dopo ancora ho conosciuto il reduce di guerra che mi ha parlato delle batterie e degli assalti del ’44, da parte degli alleati, in risposta alla soprafazione del ’43, ad opera dei nazisti, per lui semplicemente i “tedeschi”. Poi i pescatori, i manovali, i pastori, gli albergatori. Ho parlato con tanti… molti.
Mi è successo un po’ di tutto. In mezzo ai monti la macchina mi ha abbandonato. Frizione partita. Non dico quanto ho impiegato per tornare verso terra… mollala, tira giù prezzo… tanto mi prenderanno per il collo comunque… Controlla sul conto corrente se bastano per pagare… giusto a pelo… affitta una macchina e continua a lavorare. E via col resto… la barba cresce ed io mi sento sempre più a metà. L’Elba è un’isola urbana… selvaggia all’inverosimile rispetto alle città… ma eccessivamente antropizzata a dispetto delle Alpi in ui respiro ed anche solo dell’Appennino ligure su cui opero e giro spesso.
Però capita che l’uomo abbia la capacità di adattarsi… e così ti trovi sui crestoni di granito… col sole già sceso, al quasi-buio e col freddo… e ti rendi conto che hai conosciuto persone d’ogni tipo… ognuna con il suo punto di vista… ognuna che vede solo il suo lato della realtà… che è fittizio, è solo una loro angolazione. E finisci per “farti di gente”. Ti droghi con le loro vite. Le immagazini, ne fai tesoro, e l’insieme di ciò che hai visto e sentito contribuisce a creare il legame con il mondo vero. Con il metaplot. Con la storia reale costituita dall’insieme di tutte le altre. Sai però che non potrai mai averne abbastanza. Sai di non sapere… e così vivi… vivi la natura. Vivi il vero mondo. Un luogo dove conta solo se sai scendere di notte da quel crestone.
E mentre passi dallo scalare e cercare escrementi di martore per farne studio… ti guardi intorno e scopri di essere in mezzo ai mufloni, che pascolano liberi e che non scappano più… ma solo da qualche giorno.
Ed ogni tassello va a posto.
Christian Roccati
www.christian-roccati.com
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