E’ ormai da diversi anni che a inizio stagione mi prefissavo l’obbiettivo di dedicare tutta l’estate ad arrampicare in montagna … ma alla fine, per un motivo o per un altro, non avevo mai preso il tempo (o il permesso) per metterlo in pratica. Questa volta non avevo nessun’intenzione di lasciare i miei “sogni” chiusi in un cassetto, e così, dopo il mio ritorno dall’isola de la Reunion, ho finalmente messo in pratica ciò che volevo fare da molto tempo.
Non so per quale motivo, ma due vie in particolare continuavano a ronzarmi per la testa; probabilmente ne avevo letto e visto le foto su qualche rivista da bambino, e da quell’istante era nata la curiosità e la voglia di andarle, un giorno, a toccare con mano… e perché no, magari anche ripeterle. E’ strano come certe cose possano stimolare la nostra immaginazione e tormentarci a tal punto, anche se di fatto non le abbiamo mai viste di persona, o non significhino niente in particolare rispetto ad altre. Per me avevano invece un grosso significato: erano il salto da compiere per passare dal fantasticare, dal sognare e dalla “paura” di lasciare un aspetto ben conosciuto dell’arrampicata, al fare, al mettersi in gioco per realizzare i propri sogni ed obbiettivi. Erano una tappa da compiere, un punto di partenza. L’occasione per andare a provare la prima è giunta quasi per caso; in un giorno libero durante la tracciatura di una gara in Austria, mi sono messo d’accordo con un amico (Pavol) per andare a fare qualcosa in Dolomiti.
Visto che erano annunciati temporali nel primo pomeriggio, abbiamo optato per andare a fare qualcosa di vicino e non troppo lungo… e “Vint ani do” (350 mt, 8a+)sembrava la soluzione perfetta. Così, dopo una bella giornata spensierata, e senza troppe aspettative, mi sono ritrovato sulla cima senza mai cadere e con un gran sorriso sul volto: è proprio vero che alle volte basta provarci! La seconda invece “Des Kaisers Neue Kleider” (240mt, 8b+), ha richiesto più energie, ma proprio per questo motivo, e per il fatto di aver condiviso l’esperienza con una persona per me speciale, mi ha anche lasciato i ricordi più belli.
Non avevo mai investito così tanto tempo in una via lunga prima d’ora, ed è stato veramente molto interessante imparare e capire il processo necessario per venirne a capo. Il giorno buono ero talmente stressato, che mi sembrava di essere ritornato al periodo delle gare! A causa dei vari impegni e del meteo, era l’ultimo giorno a disposizione prima dell’arrivo del brutto tempo, e quindi sapevo che sarebbe stata l’ultima possibilità per quest’anno… ma per fortuna ho retto bene la pressione e sono riuscito a salire tutti i tiri al primo tentativo senza mai cadere.
In totale mi ci sono voluti circa dieci giorni per venirne a capo: alcuni più produttivi ed intensi, altri un po’ meno….ad esempio come quando mi sono ritrovato alla prima sosta con due scarpette destre. Non appena la via si è asciugata, abbiamo fatto un tentativo serio dal basso, che per fortuna è andato a buon fine per tutti e due.
Foto: © Klaus Dell’Orto
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