Domenica 11 settembre 2011, nella magica cornice di Finalborgo si è svolta la seconda giornata del grande evento Finale for Nepal 2011 che ha coinvolto scalatori, biker, trailer, artisti ed appassionati di settore, nella cittadina ligure, capitale europea per l’outdoor.
Il quasi leggendario Antoine Le Menestrel si è esibito nel suo ultimo capolavoro “La bourse ou la vie”, uno spettacolo di danse d’escalade che ha lasciato tutti con il fiato sospeso ed il battito accelerato.
Lo scalatore francese, noto per il grande livello raggiunto già dagli anni ’80, sempre accoppiato ad uno stile leggero, armonioso ed inconfondibile, miscela alla perfezione arte ed armonia, raffinandosi anno dopo anno. La “sua” danza della scalata è uno stile espressivo teatrale che utilizza come palcoscenico la strada ed i suoi ambienti e come veicolo per l’emozioni l’uomo, attore ed arrampicatore.
La bourse ou la vie ha rappresentato l’esistenza dell’uomo moderno grazie al viaggio di Antoine che oltrepassa gli stadi della ricerca di possibilità, dapprima nella terra calpestabile, ed ascende poi alla ricerca del denaro e del potere con ogni mezzo. In una spasmodica e contorta abnegazione, quasi paranoica, tenta di risalire la china della società attuale, bottino dopo bottino. E così si spoglia dell’essere uomo trasformandosi in mito apparente, dalla positività dell’Uomo Ragno e del saper fare, allo svestirsi dei panni di eroe, cedendo alla truffa, corruzione dell’anima.
Le Menestrel inscena l’uomo che lotta per guadagnare con ogni mezzo, intrappolato nella tela della sua pericolosa corsa verso il Dio-Denaro. Si arrampica sul tessuto sociale con le unghie, sbatacchiato come in tempesta da un’occasione all’altra, lanciandosi tra cavi elettrici e terrazzi. La storia dell’uomo che parte con Cristo in croce attraversa ogni era, sempre più in alto, trasformandosi nell’Io sociale attuale, trasfigurato nella libertà che si arroventa, illuminata da una fiaccola alimentata a banconote.
Così l’uomo i cui connotati si sono persi nella tela dei suoi intrighi sale ancora ed ancora, fino al primo errore che gli è fatale. La caduta a rallentatore lo mostra per ciò che è, ed egli si ritrova appeso e sanguinante come un pollo dissanguato, sino a diventare portata da servire alla gente su di un grande vassoio che viene trasportato nella corte, incartato e pronto per la cottura, con un codice a barre ben visibile che lo rende merce per il prossimo.
Gli astanti hanno segnato quasi un record di apnea, ipnotizzati, a bocca aperta ma senza respiro, per tutta la durata del dramma, esplodendo in un’ovazione finale. Lo scalatore francese è rimasto poi in mezzo alla gente raccogliendo ulteriori offerte a cappello, finite anch’esse, senza alcuna decurtazione, per la causa nepalese.
Si è trattato di un connubio artistico tra corpo, spirito e mente, che difficilmente troverà espressione altrettanto “potente” a breve o medio termine, un momento di alto teatro che i presenti difficilmente scorderanno.
Christian Roccati
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