L’estate ammorbidisce le linee che il crudele inverno mostrava.
John Geddes
Il telefono squilla in un caldo pomeriggio di luglio. E’ Luca che mi chiede se ho qualche idea in mente. So bene cosa intenda l’amico per “idea”. Le “idee”, in genere, sono progetti visionari che riguardano pareti ancora incredibilmente inesplorate e “luoghi” piuttosto repulsivi. Sono questi pensieri “malsani” che negli ultimi due decenni ci hanno condotto a numerose prime salite sulle Alpi occidentali d’inverno come d’estate, a rimarcare, semmai ce ne fosse bisogno, che di spazi per l’avventura ce ne sono ancora molti se si hanno occhi per vedere lontano. Certo – qualcuno dirà – l’alpinismo “che fa eco” si pratica di preferenza sulle montagne famose. Credo però che “alpinismo accademico” significhi soprattutto esplorazione, conoscenza e divulgazione. Ha molto più valore, almeno per me, trovare una linea nuova su una parete vergine delle nostre montagne piuttosto che lanciarsi nell’ennesima ripetizione della tal via famosa in altrettanti massicci blasonati. Forti di queste convinzioni partiamo quindi alla volta della poco esplorata parete nord della “modesta” Punta Rossa di Sea, 2908 metri, mentre l’amico Roberto che doveva essere della partita ci dà forfait poiché trattenuto da un impegno a Savona. Dopo un faticoso approccio sullo zoccolo di roccia tutt’altro che solida, alla fine delle giornata usciremo in vetta contenti per la nostra nuova via in stile tradizionale: “I rossi di Sea”: 400 m TD-;III/R2;VII-(V/A1).
Ad agosto tocca a un altro progetto da lungo tempo inseguito: la risoluzione del pilastro centrale della parete ovest della Cima meridionale di Leitosa 2870 m. Sarebbe un bel modo per completare il nostro trittico esplorativo di questo versante della montagna, dato che in passato abbiamo già risolto il pilastro di sinistra e la goulotte centrale che si forma tra le due poderose nervature. Partiamo così di nuovo con il solito intento: salire possibilmente senza bivaccare e soltanto con attrezzatura tradizionale.
Il pilastro da subito filo da torcere, per la scarsa possibilità di protezione, e c’impegna nell’aggiramento di uno spigolo compatto obbligandoci a mettere mano per un paio di metri a chiodi e scalette. Mentre esco dal tratto difficile del pilastro e vedo davanti a me una parete più articolata anche se maestosa. Trovo il tempo di ripensare a tutte le volte che ho fantasticato su questa montagna, quando, da ragazzino, percorrevo il fondo del vallone con mio nonno. Quella cima che mi pareva allora irraggiungibile, l’avrei toccata per la prima volta in solitaria nel 1988 lungo la via Palozzi della parete nord, per poi aprire nel gruppo ben sei vie nuove e portando l’VIII grado in stile tradizionale su quelle montagne. Tutti i progetti e i sogni conoscono una fine. Così, questa lunga estate calda se ne è andata chiudendo un capitolo su queste pareti, che in questi giorni sono già ammantate di neve per assumere nuove forme e, perché no, nuovi ponti solo apparentemente invisibili attraverso i quali tracciare la strada per future avventure.
Cima di Leitosa Meridionale 2870 m – pilastro centrale della parete ONO – 500 m; TD+, R3/III, VII- (V+/A1)