Un’idea – così come un gruppo di persone, o un’associazione – per vivere a lungo deve essere capace di rinnovarsi, di mutare secondo le tendenze del tempo che si trova di volta in volta a vivere, senza per questo perdere il contatto con i suoi valori di origine. In altre parole, non conta solo che sia grande o piccola – come ideale o come numero di persone che la compongono – bensì che sia capace di crescere continuamente, di evolvere: questo è il segreto della quercia, uno degli alberi più longevi, ed anche uno di quelli che cresce più a lungo.
Come consigliere più giovane del GISM – Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – Accademia di cultura alpina con 80 anni di storia alle spalle, queste riflessioni mi hanno dato grande motivazione nell’accogliere la proposta di Spiro Dalla Porta Xydias, 93enne – eppur giovanissimo nello spirito – presidente del Gruppo: organizzare un convegno con un tavolo di relatori composto da soli soci GISM giovani – per età o comunque per il fatto di essere nomi diversi dai “soliti noti”.
Sembra cosa da poco, ma vi assicuro che non lo è, perchè anche in questi ambienti che dovrebbero essere animati solo da pura passione per la montagna e per la sua etica non è facile – per i “nuovi”, per i giovani appunto – trovare uno spazio in cui esprimere il proprio punto di vista: fanno paura forse la tensione al cambiamento, il potenziale di rottura con la tradizione, in altre parole il nuovo.
Il convegno ha avuto luogo il 30 gennaio scorso, presso la sede della sezione CAI di Milano, con il titolo “IL MIO GISM – L’Alpinismo, l’Arte e l’Etica nel futuro dell’Associazione“, e non solo io come moderatore dell’incontro, ma anche i presenti in sala, siamo rimasti impressionati dalla richezza di talento e di idee espressi dai relatori.
Questi erano i giovanissimi Andrea Gabrieli – di Chiavari, fotografo, vincitore del Premio Bedeschi per la letteratura di montagna nel 2006 – e Christian Roccati – alpinista e scrittore di Genova a 360 gradi; la coppia costituita da MarioMartinelli e Fiorenza Aste – lui scrittore di montagna che ha scelto di vivere nella remota dimensione delle Piccole Dolomiti di Vallarsa, lei anima organizzatrice di un nuovo e già molto interessante festival su letteratura di montagna, minoranze e storia della prima guerra; Filippo Zolezzi – genovese, curatore della sezione letteraria del portale Alpinia; Andrea Gaddi – di Lecco, autore di guide di alpinismo su roccia e ghiaccio, con una delle quali vincitore del premio Leggimontagna 2008; e infine Michela Piaia – della provincia di Treviso, impossibilitata ad essere presente ma il cui intervento è stato letto dal vicepresidente vicario del GISM Piero Carlesi.
La ricchezza degli interventi ha catturato subito la nostra attenzione con l’apertura di Andrea Gabrieli su temi filosofici quali “la montagna come la ricerca di un oltre“, come “palestra per allenare lo spirito” ma anche luogo di confronto con la morte e “tra la dimensione vericale e quella orizzontale”, luogo in cui vive “l’intimo legame tra la piccolezza dell’uomo e la grandezza della montagna“; temi supportati dalla citazione di nomi quali Daumal (“Monte analogo”), Battiato, Evola,…
Christian Roccati è partito dall’approccio storico, interrogandosi sulle motivazioni che originariamente diedero vita al GISM e che recentemente sono state ricordate con il Manifesto di Cortina, riproponendo il tema della libertà, e sottolineando la differenza tra “la dimensione dello sport come competizione e performance, e la dimensione alpinistica della ricerca, dell’incognito e del rischio“, ovvero “la differenza tra guardare il cronometro e parlare con l’universo“.
Mario Martinelli e Fiorenza Aste hanno portato la loro esperienza di una scelta di vita per la montagna, concretizzatasi nel decidere di trasferirsi ad Obra, Vallarsa, una dimensione adatta alla meditazione e allo scrivere a contatto con la natura e i suoi ritmi, ma anche feconda di idee e iniziative come quella del festival “Tra le rocce e il cielo. Scrittori di montagna all’ombra delle Piccole Dolomiti“, manifestazione che già alla prima edizione lo scorso anno ha raccolto l’entusiastico consenso di nomi importanti della cultura della montagna e dell’alpinismo. Mario ci ha parlato inoltre della “meditazione delle vette come medicina potente, vera e propria montagnaterapia“.
Filippo Zolezzi – infaticabile lettore e critico di scritti di montagna – ha messo in guardia dall’eccessiva autoreferenzialità di certi ambineti culturali, dove poi si scopre come è difficile tutt’oggi inventarsi “un bel romanzo di montagna”, piuttosto che scrivere l’ennesimo saggio o peggio ancora l’ennesima requisitoria contro questo o quell’altro alpinista…
Andrea Gaddi -forte anche dei suoi studi di relazioni internazionali sulle grandi organizzazioni – ha enfatizzato la valenza simbolica di questo convegno come momento di vero ricambio generazionale, unico antidoto al rischio di sclerotica burocratizzazione e di implosione verso cui devono stare in guardia soprattutto realtà molto grandi come il CAI.
Michela Piaia infine ha ricordato come anche le montagne di piccolo “rango”, meno note e più avare di grandi numeri, mantengano intatto “l’invito alla trascendenza e all’interiorità“; invito che oggi è vitale raccogliere e fare proprio per arginare “lo snaturamento e l’agonia della cultura contadina e di montagna“.
Per concludere, il GISM che questi giovani vorrebbero – e che di fatto con le loro idee e il loro agire già rappresentano – è un’Accademia dell’Arte e dell’Etica non elitaria per via di privilegi acquisiti, ma perchè aspira alla qualità in un mondo che invece è orientato alla quantità, per ricordarci che nonostante tutto esiste ancora qualcosa di silenzioso, puro ed eterno, e che personalmente amo richiamare con le parole di Spiro Dalla Porta Xydias: il “sentimento della vetta”.
Andrea Bianchi
Ascolta sul sito GruppoGISM.it l’audio integrale del convegno >
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