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29 Novembre 2015

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LA RIVOLUZIONE SECONDO PATAGONIA: RIPARARE

Ecco perché riparare una giacca anziché gettarla per acquistarne una nuova è un atto radicale e rivoluzionario: l’invito di Rose Marcario, la CEO di Patagonia.
di Andrea Bianchi

Ago e filo Patagonia - Rose Marcario - Riparare atto radicale

Il primo aspetto se non rivoluzionario, sicuramente sorprendente, è dato dal fatto che a fare l’appello di cui vi stiamo riportando è il CEO di uno dei più importanti marchi di abbigliamento outdoor al mondo, Patagonia.
Si tratta di un marchio noto a tutti gli appassionati di vita e avventura nella natura ma non solo, un’azienda fondata da un uomo altrettanto leggendario, quell’Yvon Chouinard che dopo aver cominciato la sua piccola attività imprenditoriale come fabbro, riuscì poi ad infondere in Patagonia tutta la sua creatività imprenditoriale, unita ad una forte sensibilità per i temi dell’impatto ambientale causato dagli stessi prodotti che realizzava e vendeva in tutto il mondo (qui la storia di Patagonia e del suo fondatore).

Chouinard è stato sicuramente un antesignano: già nel suo libro autobiografico “Let My People Go Surfing” ci raccontava con un approccio immediato e concreto i principi secondo cui aveva sviluppato Patagonia, facendola diventare un’azienda internazionale ma al tempo stesso pionieristica nel cercare una produzione sostenibile oltre che una qualità della vita per i suoi dipendenti (prima società americana ad introdurre un asilo aziendale). Più recente, non ancora tradotto in italiano, e sicuramente di lettura più impegnativa il successivo “The Responsible Company“, in cui ripercorre in dettaglio 40 anni di storia aziendale e di filosofia ecosostenibile alla base di Patagonia.

Bisogna dunque tenere presente tutto questo, per capire come sia possibile che al giorno d’oggi – in tempi in cui il principio della crescita indefinita rimane lo strumento prevalente per la misura del successo economico, nonostante crisi  ambientali ed economiche sempre più globali – l’amministratore delegato di una multinazionale inviti i propri clienti a riutilizzare il più possibile i propri prodotti, se necessario anche riparandoli più volte.

E’ proprio quello che ha fatto Rose Marcario, CEO di Patagonia, diffondendo un appello – pubblicato anche sul sito dell’azienda  –  in cui, come proposito per il nuovo anno, ci invita a diventare ambientalisti radicali. Ed il primo atto con cui fare questo, ci dice, è riparare: a cominciare dai capi che indossiamo , perché farli durare più a lungo “consente di non doverne acquistare di nuovi, evitando così di generare le emissioni di CO², la produzione di scarti e di rifiuti e il consumo di acqua associati ai cicli produttivi del settore tessile“.

L’invito è concreto, ed è rivolto innanzitutto ai proprietari di prodotti Patagonia:

Per l’imminente stagione delle festività natalizie, abbiamo chiesto aiuto a iFixit, pubblicando sul nostro sito Web più di 40 guide gratuite dedicate alle riparazioni dei prodotti Patagonia. Ci siamo dati molto da fare per offrire ai nostri clienti l’opportunità di aggiustare i propri capi e le proprie attrezzature in modo autonomo, di destinare gli articoli dismessi a donazioni o vendite, o di riciclarli se necessario.
[…] Gestiamo lo stabilimento per riparazioni più grande del Nord America (con all’attivo circa 40.000 interventi nell’anno in corso) e abbiamo anche formato il personale dei nostri punti vendita affinché sia in grado di gestire i lavori di riparazione più semplici (con l’aggiunta quindi di altre svariate migliaia di sistemazioni).

Il concetto forse più importante dell’appello di Marcario, è la distinzione che fa tra proprietari e consumatori:

E c’è una differenza. Chi è proprietario di qualcosa ha la responsabilità di averne cura al meglio, con tutta una serie di accorgimenti, da un’adeguata pulizia alla riparazione, dal riutilizzo alla condivisione. I consumatori, invece, acquistano, usano, gettano e ripetono il ciclo da capo: un circolo vizioso che ci sta portando al disastro ecologico.

In conclusione, Marcario sostiene che per portare una vera rivoluzione nel sistema economico mondiale e garantire la nostra sopravvivenza agli attuali problemi legati al cambiamento climatico, le imprese come Patagonia hanno “la responsabilità di migliorare sempre di più la qualità di ciò che realizziamo per poter reclamare il titolo e lo status di “proprietari”, rendendo accessibili eventuali ricambi e semplificando i processi di riparazione. Diamo importanza alla sforzo di provare ad aggiustare qualcosa. Abbiamo bisogno di trasformare i nostri clienti in proprietari, e questo richiederà un cambiamento di prospettiva epocale“.

Marketing ambientale? Per Marcario – e Patagonia – si tratta di “un pensiero radicale“; per noi che facciamo comunicazione, e ogni giorno riceviamo esclusivamente sollecitazioni a raccontare il più veloce, il più in alto, il più numeroso, è sicuramente una voce fuori dal coro che merita di essere ascoltata e amplificata, per capire se si tratta di una possibile nuova melodia per il futuro, e se veramente “il cambiamento può partire anche semplicemente da ago e filo“.

Ci piace infine concludere con una citazione cantautoriale, da quel pezzo di Battisti-Mogol, “Sì viaggiare“, che è un inno ad affrontare in maniera radicale il viaggio della vita:

Quel gran genio del mio amico,
con le mani sporche d’olio
capirebbe molto meglio;
meglio certo di buttare, riparare.

Andrea Bianchi – MountainBlog.it

 

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