Come ogni notte le ore sono trascorse semplicemente, prima con qualche micro lavoretto in casa poi la scrittura.
Prima la cena, le stoviglie da lavare, le tisane, gli animaletti da accudire, il filtro da sistemare, un rubinetto da avvitare, qualche panno da piegare, e poche altre cose, poi, dopo una breve pausa, le lunghe ore a comporre frasi che più o meno trasmettano un significato.
Giunta l’ora di dormire ho svuotato una piccola parte della vasca di raccolta dell’acqua, in modo che si riempia durante le ore più fredde, creando un lievissimo moto nei tubi, in modo che nulla geli. L’assenza di neve e la bassa temperatura in casa, anche più del solito, sono stati buoni indizi sul da farsi.
Questa mattina, quattro ore dopo, altri micro lavoretti, le solite stoviglie, la colazione, lo zaino per il lavoro, ed una pianta da riportare in casa perché possa sopravvivere fino alla prossima stagione.
Ed ecco fuori la bella sorpresa; con il crepuscolo e quindi la luce ci sono comunque nove gradi sotto lo zero. Questa notte sarà stato probabilmente parecchio più freddo e nel pomeriggio la colonnina scenderà ancora.
Le due grondaie sovrapposte sono adornate da rispettive e rispettabili stalattiti di ghiaccio di circa un metro ciascuna, più i satelliti trasparenti a corollario. Se la neve sul tetto dovesse fondere anche solo in parte esse si unirebbero formando una candela che a sua volta raggiungerebbe pian piano il terreno. Potrebbe essere la mia cascata di ghiaccio personale da scalare in notturna, alla luce del piccolo lampioncino o delle stelle…
Sono due anni che penso di far sgocciolare un po’ d’acqua dal lato nord su una rete, per creare delle sculture all’esterno, penso proprio che il prossimo inverno sarà quello buono e mi deciderò a farlo.
Sul pavimento vi è una lastra alta tre dita, stiamo attenti passando e scendiamo alla macchina. Lascio Valentina al lavoro un’ora dopo, come al solito, e mi dirigo al mio. La macchina è ricoperta dal sale delle strade di montagna e questa volta sono proprio obbligato a pulirla se voglio che si conservi.
All’autolavaggio non c’è alcuno; strano, di norma una fila lunga ed agitata m’impedisce di avvicinarmi. Inizio la breve operazione con la lancia a pressione e capisco subito perché io sia solo. L’acqua nebulizzata gela su ogni cosa in pochi secondi. La macchina ad ogni passaggio si ritrova dentro il cannolo di ghiaccio identico a quello da cui l’ho estratta questa mattina.
Sembra il fenomeno del freezing, ma artificiale. In natura accade quando piove e la temperatura si abbassa repentinamente; ogni cosa di colpo appare in una prigione di cristallo. Gli alberi dei viali orrendamente modificati dall’abitudine umana al capitozzarli nelle mezze stagioni, perdono i loro rami che cedono al minimo peso. Per la mia auto il problema non sussiste fortunatamente.
Ho le mani completamente gelate e mi muovo in una buia pista da pattinaggio, mentre penso a come sia ovvio che qui ci sia solo un idiota… I gestori non tirano nemmeno fuori il naso dalla cabina, e fanno bene. La macchina comunque ringrazia.
Mi dirigo infine al lavoro, perdendo piccole croste di ghiaccio di forma negativa rispetto alla carrozzeria della piccola Punto nera che guido. Finalmente sorge il sole, ma io continuo sulla via gelata.
Christian Roccati
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