Quando arrivi alla fine di un libro, dopo averlo ricorretto almeno sei volte, ed averlo riletto sovente una diecina, sei al contempo entusiasta ed un po’ intimorito. Speri che ciò che avresti voluto trasmettere sia recepito nel modo in cui tu ti volevi esprimere. Auspichi che ciò per cui hai tanto lavorato, vada nella giusta direzione e serva a qualche cosa, dato che utilizzi l’unica arma che non ha bisogno di danni e paura per esser efficace. Temi però di non aver fatto ciò che speravi; non sai se davvero ciò che hai scritto servirà a qualche cosa e potrà costruire ciò che tu volevi poter creare e fare.
Il mio nuovo libro si chiama “Lacrime nella Pioggia” ed il suo sottotitolo esplicativo è “Racconti di montagna: un diario in ogni suo cristallo”.
…è il mio decimo libro, ed andrà in vendita probabilmente prima del nono…
La prefazione è stata stesa da Spiro Dalla Porta Xydias. Questo è uno tra i migliori traguardi, una soddisfazione personale unica. “L’ultimo dei romantici”, la leggenda vivente, un alpinista di 93 anni, che ha 62 inverni e quattro generazioni di pensiero, più di me… si è interessato non solo della mia opera, in qualità di amico, ma anche della sua funzione letteraria come scrittore. Spiro, scende dall’Olimpo, per confrontarsi in qualche modo con me ed insegnarmi una volta in più.
Lacrime nella Pioggia è un volume di racconti che affronta le varie tematiche della Montagna, discorrendo romanticamente attraverso le centinaia di sfaccettature differenti e spesso separate che la compongono. Come il suo prequel, “Sedersi sulle Pietre”, espone molte avventure, più o meno estreme, in molte regioni italiane e praticamente in tutte le discipline esistenti nell’ambito.
È un diario di viaggio atemporale in cui chiunque si può riconoscere per esperienze fatte o sognate… Il libro parla infatti sia dei grandi “santuari” delle varie discipline (alpinismo, sci, arrampicata, speleologia, canyoning, mtb, ecc…), sia di luoghi non conosciuti e costituiti da realtà più piccole, misteriose o “segrete”.
«Pensavo che alla gente si facesse credere che per arrivare alla felicità fosse necessario comprare ogni cosa, mentre la Montagna, al contrario, regalasse ad ognuno questa possibilità senza chiedere nulla in cambio. Beh… ci credo ancora».
«Anche quando si scala, si deve tendere ad eliminare il rumore. Si rimuove ogni movimento superfluo, ogni disequilibrio. Si segue il ritmo e la cadenza della linea guida della roccia. In libera, se si vuole scalare, non si può che assecondare un pentagramma di pietra disegnato da Dio. Ascendere in armonia vuol dire suonare una musica non percettibile ad orecchio, grazie al proprio corpo. Arrampicare su linee perfette è come suonare la canzone di Madre Terra con l’unico strumento di cui Ella ci ha fatto dono. Gea traduce nelle pareti e nelle vette la sua aria primordiale. Gli apritori delle vie sono gli artisti che ritraggono le copie di copie di antiche sinfonie. Per scalare con la propria anima, occorre soltanto eliminare il rumore, e suonare l’antico cantico, ritornando all’origine».
Scoprirò molto presto se ciò che ho tentato di scrivere ed esprimere sia servito davvero.
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