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30 Luglio 2012

Senza categoria

Last Exit Titlis!

Tra me e il Titlis è stato amore a prima vista.
In 15 anni di attività alpinistica qualche parete sull’arco alpino l’ho vista e pensavo di essere stato già anche in tanti posti belli, ma il Titlis, il suo spigolo Est…Wow! E’ stata una di quelle soprese che ti lasciano a bocca aperta.
E’ incredibile come sei a due passi dal Engelberg e dal Wenden, eppure qui l’ambiente è così alpino e selvaggio e per un attimo hai la sensazione di essere fuori dal mondo. In fondo arrivare all’attacco della via è poco più di una passeggiata di salute, ma forse è anche la vicinanza del bivacco Grassen a rendere questo posto a me così gradito.
Al bivacco non manca nulla e non ho mai trovato nessuno. E’ un po’ la baita in montagna che non ho mai avuto! Arrivi, ti sistemi con calma, accendi il fuoco per la stufa, sciogli la neve per l’acqua, fai da mangiare, paghi la tariffa del bivacco (eh eh…) e, se hai i soldi, per 25 franchi ti scoli anche una buona bottiglia di vino (purtroppo non è stato il nostro caso). Il tutto con l’affilato spigolo Est del Titlis lì di fronte che ti guarda e che si infiamma di rosso alle prime luci dell’alba – e questa è poesia ragazzi… 🙂

E guarda caso in un posto così speciale c’è una via aperta da un’alpinista che è per me da anni modello e fonte di ispirazione, per quello che ha fatto, e che continua a fare e per la sua filosofia di andare per montagne. Stephan Glowacz.
Stephan Glowacz nel 2004 ha aperto con M. Dorflleitner, sulla parete Est del Tilis la via “Letzte ausfahrt Titlis”. Dopo le ripetizioni lo stesso anno ad opera delle cordate Ueli Steck + Ines Papert e Matthias Trottmann + Pascal Siegrist, di questa via personalmente non ne ho sentito più parlare molto. Nel 2006 è stata tentata da Adriano Carnati e Paolo Spreafico che ne hanno percorsa più di metà prima di scendere.

Settimana scorsa io e Luca Schiera ci mettiamo in marcia da Engelberg e in circa 3 ore raggiungiamo in Grassen Biwak, l’ambiente è grandioso e la camminata è ripida e piacevole. La parete è molto bagnata dalle nevicate dei giorni precedenti, ma noi siamo fiduciosi che la via di Glowacz, essendo molto vicina al filo dello spigolo sarà asciutta. La nostra fiducia è ripagata e il giorno successivo di buon ora attacchiamo la via. Beh, la roccia, come dire, non è esattamente quella del vicino Wenden e soprattutto sui primi tiri non mancano i tratti lozzi. Arriviamo in breve al tiro duro della via. Parto. Dopo un inizio un po’ esposto ma non durissimo si inizia a fare sul serio. Il tiro mi sembra un bel bastone e perdo un bel po’ ti tempo a studiare i movimenti. Mi pare comunque duro e decido di non riprovarlo da primo, la via è ancora lunga e ci tengo ad arrivare in cima. Recupero Luca in sosta e mentre lui si riposa un po’ mi faccio calare e riprovo la sequenza chiave da secondo. Con mia sorpresa riesco a concatenarla…Dannazione! Forse avrei potuto fare il tiro anche da primo, ma forse ho fatto bene così: la via è ancora lunga. Continuiamo per i tiri successivi, e qui inizia la parte con la roccia più bella della via, una serie di tiri di 40-50 metri di 7a e 7b, decisamente alpini. Delle lunghezze fantastiche…tutte assolutamente impegnative da scalare a vista, tiri tipo quelli di Dingo al Wenden per fare un paragone di continuità e chiodatura. Arriviamo in cima alle 5 di sera, e super soddisfatti della salita iniziamo una serie di doppie. Pernottiamo al Grassen Biwak prima di scendere il giorno successivo.

Era chiaro, ovvio, limpido che su una via come questa volessi tornare. Volevo tornare anche solo per l’ambiente grandioso e per quei tiri finali tutti da scalare. Ma era altrettanto chiaro che volevo tornare perchè sentivo di poter salire questa via tutta in libera.

E così la settimana successiva si riforma un team piuttosto consolidato: David Bacci non ci mette molto a farsi convincere dalla mia proposta Titlis e in un baleno ci ritroviamo nuovamente al Grassen Biwak. Ci svegliamo giovedì 26 luglio con una giornata perfetta: cielo limpido e temperatura alta. Parto a scalare alle 7 di mattina a 2800 metri in pantaloncini corti e maglietta, scaldato dalle prime luci del sole che colpiscono direttamente la parete. Le sensazioni sono buone, mi sento bello fresco e riposato; arriviamo subito al tiro chiave. Temo di essere ancora un po’ freddo per il tentativo buono, ma comunque parto fiducioso. Passo il runout iniziale, continuo, una presa verticale mi si sbriciola in mano poco dopo averla tirata – per fortuna che il passo l’ho fatto, penso io – arrivo al riposo e aggancio cordino, carrucola e secchiello allo spit alla ricerca della massima leggerezza. Parto per il chiave, ci sono condizioni perfette: caldo e ventilato e mi sembra che quelle tacche verticali siano incollate alle mie mani. A metà delle sequenza chiave inizio a sentire la ghisa, un po’ di incertezza, un movimento che non ricordo benissimo, per un attimo mi sento giu, ma mi riprendo, ancora due tacche e agguanto la zanca rovescia che segna la fine della difficoltà!
Il resto della via potrebbe sembrare “ordinaria amministrazione”, ma occorre sempre fare attenzione su sti tiri, la roccia, le protezioni. Insomma per me una via “non è mai finita finchè…è finita!”. Devo dire che stavolta il resto della via me lo sono proprio goduto: la secondo volta che fai i tiri è molto meno stressante della prima e poi questa scalata aerea mai troppo facile e mai troppo difficile è davvero piacevole, su queste placche hai davvero “libertà di movimento” come dice l’amico Dade.
Alle 15 siamo in cima ed abbiamo il tempo di salire fino alla fine vera e propria del pilastro, goderci qualche raggio di sole e l’ambiente spettacolare, prima di gettare le doppie e iniziare la lunga discesa questa volta verso casa.

Letzte Ausfahrt Titlis
S. Glowacz, M. Dorfleitner, 2004
8a+ (7b obbl.)
13L 500 metri
Salita in libera il 26-07-2012 da Matteo Della Bordella
Per ulteriori info vedi “Arrampicare in Svizzera” Editore Versante Sud, 2012
La relazione dettagliata (non stilata dagli apritori) sarà pubblicata sul prossimo numero della rivista “stile alpino”