“La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”
Questa è la domanda che Bruce Chatwin rivolge a Tom Maschler nel lontano 1969, la cui ricerca di una risposa adatta è il filo conduttore del suo libro: “Le vie dei canti”.
Le vie dei canti (The Songlines, 1987) è un libro di Bruce Chatwin che è contemporaneamente un romanzo, un saggio, e un diario di viaggio.
Ambientato in Australia, il libro racconta delle indagini svolte da Chatwin sulla tradizione aborigena dei canti rituali, tramandati di generazione in generazione come conoscenza iniziatica e segreta.
Il libro sviluppa la tesi secondo cui i canti aborigeni sono contemporaneamente rappresentazione di miti della creazione (narrazione degli eventi dell’epoca ancestrale del “dreamtime“, da cui tutto discende) e mappe del territorio.
Il titolo si riferisce alle migliaia di linee immaginarie (appunto le “vie dei canti”) che, secondo le conclusioni di Chatwin, attraversano l’intero continente; ogni canto tradizionale sarebbe la rappresentazione musicale delle caratteristiche geografico-topografiche di un tratto di una di queste vie.
A partire dall’analisi del concetto di “via dei canti” aborigena Chatwin arriva a trattare anche i temi ricorrenti della sua opera, in particolare la tesi del nomadismo come condizione originaria dell’umanità, ma anche teorie antropologiche sull’origine della società, delle armi e della violenza.
Titolo: Le Vie dei Canti
Autore: Bruce Chatwin
Traduzione di Silvia Gariglio
Editore: Adelphi
Pagine: 390
Prezzo di copertina: € 12,00
Tags: aborigeni, Adelphi, Australia, Bruce Chatwin, diario, dreamtime, Le vie dei canti, libro, nomadismo, romanzo, saggio, Silvia Gariglio, Tom Maschler