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17 Dicembre 2014

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L'ITALIA DI GRAND HOTEL. Il sogno e la montagna. Dal 19 dicembre, a Torino

600px-grand-hotel-manifesto-mostra-italia-di-grand-hotel-2014-2015L’ITALIA DI GRAND HÔTEL. IL SOGNO E LA MONTAGNA. INAUGURAZIONE AL MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA IL 18 DICEMBRE 2014

Nuova proposta espositiva del Museo Nazionale della Montagna: un viaggio alla scoperta dell’Italia postbellica attraverso le illustrazioni delle copertine di una delle riviste più popolari, dove la montagna diventa luogo di “evasione”.

Nel 1946 Alceo e Domenico Del Duca, proprietari delle Edizioni Universo, lanciano un nuovo settimanale di grande diffusione, con una testata dal segno grafico dinamico e innovativo, opera di Walter Molino, che contribuirà al successo. Alla sua nascita Grand Hôtel rappresenta una rivoluzione. Prima c’era la guerra e non c’era niente. Ora la tragedia è alle spalle ma c’è ancora poco, anzi pochissimo. E un nutrimento indispensabile diventano la speranza e i sogni. Prima copertina: vediamo un lui e una lei, innamorati e ben vestiti, che entrano in un lussuosissimo cinema, Grand Hôtel, appunto. Come ci entra anche il lettore, anzi, la lettrice, a dimostrazione di quanto le donne siano il motore delle maggior parte delle cose. Si varca quella soglia luccicante e si scopre davvero un altro mondo, fatto di storie a disegni raccontate con un linguaggio pulito, romantico, ma già disincantato.

LA MOSTRA

La mostra “L’Italia di Grand Hotel, il sogno e la montagna”, curata da Silvio Saffirio – che resterà visitabile fino al 19 aprile 2014 nelle sale del Museo Nazionale della Montagna del CAI-Torino al Monte dei Cappuccini, a Torino –, riunisce oltre 70 copertine. Dai primi numeri ad un’ampia selezione di quelle con soggetto montano. Si tratta di pezzi appartenenti alle collezioni del Museo stesso.

IL SETTIMANALE “GRAND HOTEL”

“Grand Hôtel” si definisce «settimanale di letture illustrate», dapprima disegnate e, in un secondo tempo, fotografate: i fotoromanzi. Due artisti definirono la linea d’immagine della rivista: Walter Molino e Giulio Bertoletti; a loro se ne affiancarono altri con minore assiduità. Non fu un periodico “femminile” nel senso tipico. Secondo una delle indagini sulla lettura dei periodici effettuata nel 1958, circa il 25 per cento dei lettori erano maschi (raggiungeranno nei tardi anni Settanta circa un terzo del totale), con perfino una sorprendente piccola quota di imprenditori. E andando a caccia di altri luoghi comuni da sfatare, vien bene precisare che “Grand Hôtel” non ebbe diffusione prevalente in campagna, al Sud e in aree socialmente marginali. Della sua tiratura da capogiro che raggiunse 1.200.000 copie, la diffusione maggiore fu al Nord, nelle aree di maggior sviluppo e potere d’acquisto. Con prevalenza dei giovanissimi e della popolazione operaia con scolarità medio-bassa. In questo quadro trova ampio spazio un nuovo sogno, poter trascorrere la vacanza, al mare o ai monti, con prevalenza di quest’ultimi.

Col secondo dopoguerra la montagna si “democratizza”, divenendo accessibile a molti. Sci, bastoncini, slitte, piccozze, scarponi e camicie a scacchi – che puntualmente compaiono anche sulle copertine di “Grand Hôtel” –, si trasformano in simboli di un mondo di sogno. Le sciate domenicali, le comitive organizzate, le serate al calore della fiamma, col necessario complemento di cori, animano quella gioventù desiderosa di vita. Erano quelli i giovani dei tardi anni ’40 e degli anni ’50, usciti dai rifugi antiaerei, dagli incubi del grande conflitto e dalla stretta della fame. Erano piaceri semplici, ma non per questo meno pervasivi. Il senso della libertà, l’inizio della speranza. La montagna offriva spazi e inebriamento di aria pura. Era un sogno ma anche una promessa a portata di mano.

 

L’ITALIA DI GRAND HÔTEL. IL SOGNO E LA MONTAGNA
a cura di Silvio Saffirio
Torino, Museo Nazionale della Montagna, 19 dicembre 2014 – 19 aprile 2015

Inaugurazione
18 dicembre 2014, ore 18.00
nell’occasione Orio Buffo, direttore di “Grand Hôtel”, dialoga con Silvio Saffirio

Ulteriori info

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