– Sara: io e mio fratello veniamo da un altro pianeta
– Jack: Beh! Non somigliate a due alieni
– Sara: Perché, come sono gli alieni?
– Jack: Lo sai come sono gli alieni, sono piccoli piccoli,verdi
con le antenne e “Portatemi dal vostro capo terrestri”..
Dialogo dal film: “Corsa a Witch Mountain”
Normalmente questa non è una buona stagione per arrampicare. Ma questo tardo autunno è davvero strano e dopo una gelata notturna, nelle ore centrali, puoi trovare un tiepido sole ad accoglierti sulla roccia asciutta e pulita. Salgo allora nel “valloncello delle meraviglie”, come ho battezzato questo luogo un po’ nascosto dove ho deciso da un po’ di tempo di soddisfare la mia voglia di emozioni nuove. Le fessure di questa roccia “granitica” fanno al caso mio: un gioco di friend, la solita incertezza della riuscita e un piccolo universo interamente da esplorare sono gli ingredienti giusti. Dall’estate scorsa la mia attenzione e caduta in particolare su uno spigolo aggettante e inciso da un sottile fessurino. L’ho lasciato tra gli ultimi problemi da affrontare, accerchiandolo progressivamente con la salita di fessure più addomesticabili. Il bello della scalata “trad” o “newtrad” come si preferisce definirla ultimamente, è che non ci sono equivoci: si prova soltanto se si pensa di “essere in grado”. Provo. Lo spigolo è duro e il fessurino che ne incide la faccia destra è largo non più di un dito. Alzo il piede al massimo e mi allungo ad afferrare il bordo rovescio della fessura. Ora sono in ballo e un passo in dietro é impensabile. Estraggo la mazzetta di nut dalla cintura e provo un rapido inserimento di due o tre misure. Niente da fare. Potrei provare a fare un piccolo lancio ad afferrare una tacca svasa sulla destra, ma l’ultima protezione è già parecchio sotto. La gamba sinistra, mal poggiata, comincia a vibrare pericolosamente e una quasi omolateralità sul lato destro mi farebbe saltare di sotto se il piede perdesse l’attrito. Passano alcuni secondi, interminabili, poi mi ricordo di aver appeso all’imbrago un “alieno blu” (lo chiamo così per evitare pubblicità). Se ne sta lì solo soletto in mezzo alle serie di friend monomarca che uso solitamente. Lo estraggo velocemente “scavando” fra la ferraglia e con un gesto netto e preciso lo infilo nella crepa. Non è il massimo ma mi sento rinvigorito. Lancio, dunque, e afferro la tacca svasa. Tiene. Lo spigolo “abbatte” leggermente e cercando a tentoni sulla sua faccia sinistra trovo un’altra tacca,questa volta molto netta. La protezione è di nuovo parecchio sotto ma forte di questo nuovo appiglio mi sento di poter guadagnare in un paio di movimenti la larga fessura finale soprastante. Sono contento d’essere “uscito” e carico con vigore l’appiglio “amico”. Ma ecco che per un attimo dimentico che sono sullo gneiss occhiadino del “Gran Paradiso”, metamorfico e ricco tra l’altro di miche. In poche parole: fetente e traditore. Ed è infatti lungo un piano micaceo che l’appiglio si sfoglia come la pagina di un libro e io mi ritrovo nel vuoto a saltare verso la punta di quegli abeti che si alzano dal canale. Per un attimo, pensando alla protezione precaria là sotto, penso di afferrare le folte chiome della pianta, come nei film. Lì ci riescono sempre, anche in “volo” libero. Poi però la caduta verso l’esterno viene direzionata verso il basso mentre più o meno passo alla velocità d’un proiettile all’altezza della protezione, il cui fulcro mi attira verso lo spigolo aiutato dal repentino ed efficace recupero del compagno. Attendo lo strappo e la fuoriuscita delle camme dal labbro della fessura.
Ma non succede. Mi arresto 4 metri sotto il miracoloso micro-friend, senza nemmeno un graffio! Magie “aliene”! Passo i successivi secondi a elogiare ad alta voce la tenuta delle protezioni a camme, in barba a quanti dicono che un friend non è uno spit. Poi risalgo, vorrei baciarlo quando lo raggiungo, e proseguo sulla strada già nota fino al luogo della rottura. Mi dico che ora, magari, non ci sarà più alcun appiglio e invece il distacco della foglia rocciosa ha creato alla sua base una tacca ancora più netta. No allo scavo! Ho sempre detto. E quest’appiglio è naturale a suo modo, pagato per di più con una signora caduta. La fessura d’uscita è larga e faticosa ma è il mio pane, quindi esco in cima allo spigolo. Mi siedo a cavalcioni in punta e lancio un urlo liberatorio al compagno.
Magie dell’adrenalina, Magie aliene!
Speroni del Giaclin
“Magie aliene” 27 m – 7a+
Prima salita: M.Blatto
23/11/2014