Sono cresciuto prima ai piedi del Monte Bianco, poi in Val Grande di Lanzo nel cuore delle Alpi Graie meridionali, dove tutt’ora lavoro e risiedo. Devo a questi luoghi l’afflato iniziatico della mia dedizione alla montagna. Al tempo stesso devo la passione per la scalata e per l’alpinismo a Cosimo Zappelli, Gian Piero Motti, Gian Carlo Grassi e Andrea Mellano che, nelle varie fasi della mia crescita nel mondo del verticale, sono stati per me amici, maestri e punti di riferimento.
Dell’alpinismo amo innanzitutto la componente esplorativa, la valenza culturale, artistica e ideale, senza tuttavia rinunciare al fascino del “gioco”. Grazie alla pratica costante, agli studi e a un pizzico di fortuna, ho fatto della montagna la mia professione.
Sono stato collaboratore della Rivista Alp e di altre testate, ed oggi sono direttore editoriale di una nota casa editrice che si occupa di “terre alte”. Dal 1998 sono Socio Accademico del GISM, e dal 2010 Full Member dell’Alpine Club. Nel 2003 ho vinto il Premio d’Alpinismo G. De Simoni, per le vie nuove che ho realizzato in stile tradizionale sulle Alpi Graie Meridionali.
In alpinismo credo nell’esistenza di un “sentimento della meta”, un ideale che da un po’ di tempo inseguo anche nelle vie di arrampicata a media e bassa quota. Punto focale della scalata è secondo me l’”incertezza della riuscita”, un elemento cui ogni scalatore dovrebbe tendere se crede nel valore dell’avventura.
Dopo anni di influenza plaisir, è dunque forse venuto il momento di una riflessione.
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