Speedster, una seconda pelle per “l’arrampicata senza spigoli”
PARTE PRIMA (di Pietro Dal Pra)
Collaboro con La Sportiva da tre anni e il 2008 è stato il più entusiasmante per lo sviluppo di due nuovi, innovativi prodotti: uno nella linea Approach (la Gandalf), l’altro nel Climbing, la nuova ballerina Speedster. I due prodotti hanno delle caratteristiche in qualche modo comuni pur nella diversità delle loro funzioni: rivoluzionari nelle caratteristiche tecniche, due passi in avanti nel mondo delle scarpe per gli arrampicatori.
Ma parliamo della Speedster. Da dove nasce? Da un vecchio prodotto La Sportiva, una ballerina leggerissima, la Mantra che qualche anno fa aveva fatto parlare di sé ma, a mio avviso, non era stata del tutto capita, quindi apprezzata. Forse era troppo in anticipo sui tempi dell’arrampicata, certamente ancora presentava delle lacune. Su quella ballerina /guanto si provava per la prima volta un’idea nuova che purtroppo non era supportata da adeguate soluzioni tecniche, per cui il suo potenziale, quello di diventare una scarpa “cult”, non si era espresso. Siamo partiti dal più importante concetto “Mantra”, per sviluppare un prodotto che, speriamo, possa in qualche modo rivoluzionare il mondo della scarpa da arrampicata e quindi lo stesso modo di arrampicare.
Qual’è quel concetto? Semplicemente quello di non avere uno spigolo vivo in punta di scarpa, dove il piede si appoggia alla roccia. Perché? Moltissimi i motivi e mi basta enunciarne due: il profilo anteriore in senso verticale delle dita dei nostri piedi ha una forma a spigolo? No! I profili degli appoggi, le forme della roccia, hanno una forma a spigolo perfetto? No! In questi due motivi morfologici, apparentemente ovvi e banali, si possono riassumere tutte le conseguenze positive dell’avere ai piedi una ballerina senza spigoli.
Avete mai pensato perché quando si indossa una scarpa nuova si avverte a volte una sensazione sgradevole? Non è solo perché non ha ancora la forma del nostro piede. È perché lo spigolo della suola è ancora “vivo”!
Avete provato ad immaginarvi come lavora uno spigolo vivo su un appoggio? Al variare dell’inclinazione del piede (generalmente si posiziona il piede con il tallone in basso, per alzarlo nel corso del movimento) durante l’utilizzo dello stesso appoggio, ci sarà sempre una (e solo una!) inclinazione ottimale. Al variare di questa inclinazione varia anche la distanza delle dita del piede, in particolare dell’alluce, dalla roccia. E la scarpa lavora nel migliore dei modi quando questa distanza è minima, quando le dita sono “sopra” all’appoggio e schiacciano nella direzione ottimale da questo imposta per spingere corpo e mani verso il prossimo appiglio.
Eliminando lo spigolo non abbiamo più “una sola” inclinazione “ottimale”. Tutte le inclinazioni diventano “ottimali” garantendo una distanza costante della nostra pelle dalla roccia. Fantastico!
Certo, lo spigolo sulle scarpe da arrampicata da anche dei vantaggi. Se così non fosse, avremmo rivisto tutti i nostri modelli (ci abbiamo già provato…ma ahimè non tutto funziona coma logica vorrebbe…), ma è altrettanto certo che una scarpa senza spigoli è rivoluzionaria per la scalata. Ma rivoluzionaria per quanto riguarda la prestazione sportiva o sul piano del “godimento arrampicatorio”? Lo scoprirete nella seconda parte di questo “racconto”…
Pietro Dal Pra
Per maggiori informazioni visita il sito aziendale www.lasportiva.com.