Speedster, una seconda pelle per “l’arrampicata senza spigoli”
PARTE SECONDA (di Pietro Dal Pra)
E parlando di sensazioni non posso che affrontare il discorso del “godimento arrampicatorio”. Da questo punto di vista arrampicare con le Speedster è proprio un’altra cosa… Non c’è paragone! Scalare è mooolto più bello! Questo prodotto inaugura quasi una filosofia verticale che mi piace definire la scalata “senza spigoli”. In effetti il movimento diventa veramente più rotondo, più armonico, più fluido.
Da anni sono fermamente convinto che la forma dell’appoggio determini gli angoli di inclinazione (in senso tridimensionale) di tutte le articolazioni del corpo, dalle caviglie alle spalle. Più uno scalatore è evoluto più questi angoli continuano a modificarsi nell’arco dello stesso movimento.
La Speedster favorisce proprio questo, in modo naturale e quasi inconsapevole. Quindi è certamente è un prodotto “terapeutico” che aiuterà gli scalatori ad evolversi, a scalare meglio, a sfruttare a pieno tutte le potenzialità di movimento di se stessi. Perché è quanto più si avvicina (fino ad ora nella storia delle scarpe da arrampicata) al nudo piede umano. È un guanto per il piede, una sorta di seconda pelle che ci consente di muoverci nel modo più naturale possibile. È più facile correre con gli scarponi ai piedi o con leggere scarpe ergonomiche da running? Ma non pensate che per essere “guanto”, una calzatura debba necessariamente essere inconsistente e super morbida: la Speedster ha la sua consistenza. Perché per essere “guanto”, abbiamo lavorato sulla forma. Se avessimo mirato al fine “guanto” solo riducendo al minimo la quantità di materiale, saremmo arrivati ad un prodotto inconsistente, che non avrebbe supportato in nessun modo il nostro peso. E invece la Speedster, contrariamente a quanti molti si immaginano, è veramente una ballerina “portante”.
Non credete di sentire tutto ciò che vi ho detto al primo giorno di utilizzo. C’è bisogno di un po’ di tempo per gustare i risultati di un cambiamento così importante, e questo tempo presuppone una certa apertura mentale.
Qualche consiglio per l’acquisto e l’utilizzo: la Speedster rende al massimo se calzata molto piccola, il piede deve spingere forte sulle pareti interne della ballerina, quindi invito ad una prima calzata “tirata”. È un prodotto molto “personale”. Più delle altre scarpette prende la forma del proprio piede non lasciando parti vuote: se le prestate, assicuratevi che vadano su un piede meno voluminoso del vostro. Anche se indossate piccole sono estremamente comode e vi verrebbe da non sfilarle per lunghi periodi. Sforzatevi di levarle dal piede e lasciatele “respirare”. Così come ricordatevi di lasciarle respirare fuori dallo zaino a fine utilizzo. Questi sono consigli che calzano per tutte le scarpe da scalata, ma ancora di più per la Speedster, che restano sempre così aderenti al piede.
Infine i ringraziamenti, questa volta da me più che mai autenticamente sentiti. A La Sportiva, alla proprietà che ci ha creduto, ai ragazzi della ricerca e sviluppo, Matteo ed Enzo Jellici, massimi conoscitori della calzatura da arrampicata, al nuovo entrato Luca Gabrielli che ha fatto capire lavorando su un prodotto così difficile di aver le carte in regola per poterlo diventare, a tutti gli scalatori del team La Sportiva che l’hanno provata e hanno dato i loro consigli che nascevano dai loro piedi ma passavano attraverso la testa. Senza un solo anello di questa catena, un tale innovativo e sofisticato prodotto non avrebbe potuto nascere. E molti scalatori non potrebbero in futuro gustare i piaceri dell’ “arrampicata senza spigoli”!
Ancora una volta, buona scalata a tutti!
Pietro Dal Pra
Per maggiori informazioni visita il sito aziendale www.lasportiva.com.