In un appassionante racconto sulla “genesi di una scarpetta” da arrampicata – un lavoro che presso La Sportiva prevede ancora una larga parte di manualità – eravamo giunti al punto in cui si realizza il prototipo…
Le fasi di ultimazione dell’ultimo prototipo di una scarpetta sono certamente le più adrenaliniche. È questo il momento dove gli sforzi di tutti arrivano a compimento. Tutti i protagonisti del processo di sviluppo si sentono chiamati in causa per apportare gli ultimi ritocchi, quelli più importanti, di rifinitura.
Ovviamente a piedi diversi corrispondono teste e sensibilità diverse. È così che in queste fasi concitate, ci si ritrova di fronte a consigli di tutti i tipi, a volte anche in contraddizione fra loro: ammorbidire la punta o irrigidirla? intervenire sull’intersuola o meno? Dilemmi shakespeariani a cui ognuno darebbe una soluzione diversa in certi casi. Ma ecco che a quel punto entra in gioco l’esperienza acquisita dopo anni di progettazione dagli addetti alla ricerca e sviluppo, ragazzi che arrampicano regolarmente e che riescono a dare il giusto peso alle proprie sensazioni e a quelle comunicate dai testers. È infatti in questo momento che le varie esigenze emerse devono trovare la perfetta sintesi nel prodotto che uscirà alla fine del processo, ed essere degli abili “mediatori” in questo caso aiuta moltissimo.
Siccome siamo umani però, i margini di errore come in ogni cosa rimangono: impossibile azzerare tutti i fattori che possono portare a qualche complicazione. È per questo che fino alla fine, nel momento designato per la consegna dell’ultimo prototipo a chi poi darà inizio alla produzione in serie, ci si sente un po’ come davanti all’oceano, in cima ad uno scoglio da cui prima o poi ci si dovrà tuffare sperando anche in un pizzico di fortuna.