Era da quando arrampicavo che avvertivo l’annoso problema del compromesso su quanto avevo ai piedi: scarpa morbida o rigida? Sentire la roccia o avere un supporto che sostenesse bene il mio peso? Due cose che non andavano mai d’accordo!
In quanto amante del gesto e della roccia, mi piaceva portare scarpe tenere, che mi facessero sentire cosa avevo sotto i piedi: tutte le minime, quasi impercettibili ed infinite inclinazioni e forme, perfino la grana di quello su cui mi muovevo. Arrampicare con scarpe tenere rendeva la scalata più morbida e in definitiva più bella.
Ma sul difficile, dove la superficie degli appoggi su cui esercitar pressione diventava piccola, le ballerine, o simili, avevano limiti evidenti: dall’alto dei miei settantacinque chili, la scarpa morbida non mi supportava mai abbastanza. Con una più rigida, riuscivo a scaricare più peso sulla roccia, a discapito di un’ arrampicata meno fluida e divertente.
È come se, in passato, affrontando una via per me dura, dovessi, mettendo una scarpa rigida, rinunciare ad una parte del godimento dell’arrampicare, in un’ottica di efficienza. Così la sola possibile soluzione era quella di arrampicare con ballerine su tutto ciò che fosse non molto difficile, e con calzature rigide per le vie più dure.
Quando cominciai a collaborare seriamente con La Sportiva, l’obiettivo dell’azienda era di fare una scarpa da boulder. Nessuno infatti ci aveva pensato prima. Non esisteva ancora qualcosa che soddisfacesse il giovane mondo della scalata su blocchi. I boulderisti fino al quel momento avevano sempre a che fare con problemi di scollamenti di varie parti della scarpa, dovuti al fatto che nel boulder si utilizzano i piedi in direzioni non tradizionali, essenzialmente nei tallonagli e negli agganci di punta.
Si voleva creare un prodotto indistruttibile in tutte le sue parti.
Inoltre la scarpa doveva essere senza lacci, veloce da calzare e comoda da tenere ai piedi per più tempo. Ma soprattutto bisognava risolvere il problema di cui prima parlavo: riassumere in un prodotto i pregi di una calzatura morbida e sensibile e quelli di una rigida e sostenitiva! In definitiva doveva essere performante sotto tutti i punti di vista.
Una scarpa da boulder: ma le caratteristiche ricercate non erano infondo l’ideale di un prodotto universale?
Quando provai il mio primo prototipo del nuovo progetto (che era già in stato avanzato grazie al genio dei due ideatori, Enzo e Matteo Jellici, responsabili dell’area ricerca e sviluppo), per la prima volta ebbi la sensazione che l’eterno problema del compromesso fra morbido e rigido non fosse più così un problema!
Infatti mi accorsi in breve che con quelle scarpe sentivo tutto ciò che avevo sotto i piedi, come con una ballerina, eppure riuscivo a scaricare peso anche sugli appoggi più piccoli.
Inoltre il mio ideale di scarpa era da sempre che questa dovesse essere solo un “rivestimento” del piede, semplicemente un guanto che avvolgesse senza lasciar spazi vuoti.
Quello che calzavo per la prima volta si avvicinava più di ogni altra precedente prova al mio sogno. Ed in virtù delle sue caratteristiche, andava alla grande su tutti i terreni, dai blocchi alla falesia, e perfino sulle vie lunghe delle Dolomiti.
Non ci potevo credere. Finalmente!
Chiesi spiegazione delle mie sensazioni ai due guru ideatori di quel prodotto: niente da fare! Non riuscivo proprio ad estorcer loro il segreto della geniale alchimia…che chiaramente doveva esserci. Anzi, mi chiedevano come migliorarlo. A me?! Novellino di fronte ad un prodotto così avanzato? Non mi fidavo proprio delle mie sensazioni, che sospettavo essere troppo personali.
Una consulenza imparziale, obiettiva e il più possibile produttiva non doveva venire solo da me. Ma infondo non potevo contare sui migliori piedi della scalata internazionale?
E allora con Matteo ed Enzo si decise di farne un po’ di paia e distribuirle ad un gruppo di scalatori testimonial di La Sportiva. In tempi brevissimi quelle scarpe venivano provate da arrampicatori come Mauro Calibani, Luca Zardini, Riccardo Scarian, Manolo, Marzio Nardi, Leonardo Di Marino, Alberto Gnerro ed anche oltr’Alpe, da Kilian Fishuber, e dai francesi Tony Lamiche , perfino da Patrik Edliger, ultimo entrato nel gruppo La Sportiva, i cui consigli denotavano una certa esperienza in merito…
Ma non solo scalatori fortissimi. Ad ogni occasione possibile facevo calzare le scarpe ad arrampicatori “normali”, nella convinzione che dovessero essere testate anche da braccia e dita più comuni…
Per i consigli mi feci da parte. Mi limitai a compilare ogni settimana schede tecniche su quanto veniva testato, cercando di amalgamare con un po’ di testa i consigli più sensati ed importanti.
Era poi compito di Matteo ed Enzo, con le loro conoscenze, di tradurre nel successivo prototipo quanto i tester avevano sentito e consigliato.
Prova su prova, a volte con grandi balzi in avanti, altre con migliorie quasi impercettibili, altre ancora per la verità con passi da gambero, si arrivò ad un grande risultato finale, per la prima volta nato non solo dall’ idea di un singolo o di pochissimi, ma dalla collaborazione di diversi arrampicatori e dal mix di tante abilità.
Un grazie particolare a tutti quelli che, con passione, competenze e professionalità, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, dando la possibilità a scalatori di tutti i livelli, da qui in avanti, di gustare a pieno l’arrampicare, in un’ottica di godimento, comfort ed efficienza.
Con una scarpa il cui nome non poteva che essere… Solution!