Il Trekking delle Leggende, come già accennato, è un’esperienza alla portata di tutti, ma per chi voglia cimentarsi con questo suggestivo percorso in maniera più atletica ed “estrema” non mancano le opportunità: ecco la storia di due donne che hanno voluto percorrerlo in soli cinque giorni!
Duecento chilometri di percorso, 15mila metri di dislivello in cinque giorni. Claudia Boschetto Leviti di Predazzo e Daria Cavada di Cavalese, dal 21 al 25 luglio 2007, hanno percorso il “Trekking delle Leggende” nella metà del tempo che si impiega normalmente. Partendo dal Passo Manghen hanno esplorato le montagne più belle di Fiemme, Fassa e Primiero per arrivare al Passo San Lugano.
Un’ impresa fra donne con il solo aiuto dei bastoncini da nordic walking e un carico sulle spalle di nove chili ciascuna. Camminando dodici ore al giorno, per prime hanno ripetuto l’impresa dei pionieri che hanno ideato il percorso senza interruzioni con la pratica del nordic trekking, che impiega i bastoncini da nordic walking nei tracciati impegnativi.
Daria Cavada e Claudia Boschetto sono state più volte protagoniste di gare di corsa di montagna. Durante l’impresa, le due atlete sono state sorprese da una grandinata violenta nei pressi del Vajolet. Inoltre, Claudia Boschetto, dopo una caduta sul Lagorai, ha continuato la sua marcia con un tendine della mano rotto e una lesione muscolare alla gamba. Per entrare nella “leggenda” ci vuole determinazione… cosa ne pensate?
sono un appassionato di montagna che frequento da cinquant’anni e non comprendo la necessità di questi record penso che la montagna vada goduta e vissuta in maniera completa e non di corsa.
Idem come Enrico, vorrei personalmente percorrerlo in 21 giorni.
ONN CAI
La Montagna va rispettata come sono da rispettare i vari modi di viverla.
Concordo con Enrico e gli altri che hanno messo il loro commento prima di me.
E vorrei anche porre una domanda ai compagni del CAI (io sono iscritto alla sezione di Milano): perchè nel numero di dicembre 2007 della Rivista del CAI pone l’articolo del trek delle Orobie fatto in invernale sotto il cappello “Escursionismo”? L’articolo è molto interessante, ma cosa ha a che fare questa bella impresa con l’escursionismo?
Il CAI non si rende conto che la stragrande maggioranza dei suoi soci sono degli escursionisti?
Penso che anche noi che amiamo camminare senza l’uso dei ramponi abbiamo il diritto di avere un nostro spazio all’interno della stampa sociale, che parla solo di arrampicate, alpinismo, imprese estreme. Si parla di più di speleo che di escursioni (con tutto il rispetto per gli speleologi).