Da qualche tempo ha preso piede anche in Italia, il movimento tutto cittadino dello “Street Boulder”, un modo nuovo, giovane di avvicinarsi all’arrampicata che sta dando nuova linfa anche al settore del climbing vero e proprio in termini di praticanti attivi.
Se è vero infatti che per chi vive in città può essere oggettivamente difficile approcciarsi all’arrampicata sul “naturale”, è un dato di fatto che queste nuove modalità di praticare l’attività arrampicatoria, seppur spurie o solamente lontane parenti delle originali, stanno avvicinando molti giovani al mondo Outdoor. Se poi questo si tradurrà in un maggior numero di praticanti della disciplina sportiva vera e propria e quindi in un numero crescente di persone frequentatrici della montagna, lo si vedrà con il passare del tempo, certo è che il movimento dello street boulder è in crescita, quello a lui più affine, il boulder “classico” pure (come dimostra la recente edizione del raduno Melloblocco da “tutto-esaurito”), per cui non ci rimane che ben sperare ed intanto guardare con attenzione a questi nuovi fenomeni sportivi, ma soprattutto aggregativi, di forte condivisione di valori (outdoor), gesti (giovanili), attitudini (street ).
Di seguito vi proponiamo il racconto di Karla, organizzatrice e promotrice dei sempre più numerosi Street Boulder Contest che hanno luogo nella nostra penisola. L’ultimo si è tenuto a Genova, in una cornice cittadina unica per spettacolarità e calore, all’interno di un progetto di rivalutazione del centro storico genovese patrocinato dal Comune di Genova. La parola passa quindi a Karla.
Luca Mich
“Quel venerdì sera ha smesso di piovere per poche ore, giusto quelle che ci servivano per il contest. Tre ore, forse quattro; prima e dopo, pioggia. 16 maggio 2008, la prima volta dello Street Boulder a Genova, e il primo contest legale, nel centro storico di una grande città. Tutto era concentrato in Piazza Truogoli di Santa Brigida, una piazzetta restaurata grazie ai finanziamenti del Comune, deciso a riqualificare la zona poco al di sopra della famigerata via di Prè, dove spacciatori e piccoli delinquenti si contendono i carrugi, e dove i genovesi fanno il possibile per non passare. Più in là, verso la stazione, c’è via del campo, quella di De André, e più in giù c’è il porto, con la sopraelevata che, accanto agli antichi edifici, ricorda i paesaggi futuristici di Blade Runner.
Alle nove, la piazzetta era gremita di gente (e bisogna confessare che non ce l’aspettavamo), dagli amici di Torino e Milano ai climber di Genova e dintorni, per non parlare dei residenti, affacciati alle finestre di casa, che guardavano come se fossero stati invitati a uno spettacolo. Quasi 170 persone, senza contare i tre poliziotti che bonariamente sorvegliavano la zona…Quasi 50 blocchi, tutti in piazza, su archetti e cornicioni, porte di ferro e davanzali; un’architettura da leccarsi i baffi per i climbers urbani, abituati ai profili lisci e monotoni delle città più moderne. È stato persino difficile, a due ore dall’inizio del contest, richiamare tutti all’ordine per annunciare la finale, in un vicolo dietro la piazza, un carrugio talmente stretto da non lasciare spazio a tutti gli spettatori, che si arrampicavano su tubi e davanzali per poter assistere ai tentativi dei contendenti. Uno spigolo bordato con un listino di ferro, cemento liscio per i piedi e una tacca minuscola, dove finiva il bordo di ferro, per arrivare a un mono (naturale, non scavato da noi!), guadagnare la tacca come appoggio per il piede e arrivare al bordo del terrazzo sovrastante, da dove la telecamera di Davide filmava ogni movimento.
A Daniele Morei, di Torino, sono bastati due tentativi per chiudere il blocco; ma gli altri non mollavano, e quando anche Guido di Genova prima e il milanese Papik poi sono arrivati in cima abbiamo deciso di cambiare la regola non scritta del Contest, secondo cui c’è un solo vincitore, premiando così i primi tre salitori, per l’impegno e le emozioni che ci avevano regalato. A tutti gli altri, i premi ad estrazione; e ai tre più piccoli partecipanti un sacchetto di magnesite, per buon auspicio.Un grazie a La Sportiva, che con il suo supporto ci ha permesso di realizzare l’evento, e a Bshop, Blurr e Versante Sud, gli altri partner ufficiali dello Sbc. Un grazie a Boni Sport e Labora, con cui abbiamo collaborato per organizzare il contest di Genova; e ancora al Comune di Genova, che ha concesso le autorizzazioni, e a Cassin, Ferrino, Haglofs, che hanno fornito i premi.Qualche giorno dopo il contest ci è arrivata una mail, in cui un climber entusiasta ci chiedeva di organizzare a Genova uno appuntamento di Street Boulder a settimana. Forse l’obiettivo è stato raggiunto, che ne dite?”.Elena “Karla” Corriero