-Francesca, devi assolutamente scendere.
Hanno appena aperto un ristorante fantastico-.
Da quella telefonata sono passati dieci anni.
Io mi sono fatta grande.
Ed in quel ristorante ci sono stata parecchie volte.
Ed ogni volta l’ho trovato coerente.
Con se stesso. Con il territorio. Con le scelte iniziali.
Ed ogni volta l’ho colto rinnovato.
Ed ogni volta l’ho percepito più grande.
Perchè quel ristorante è cresciuto negli anni.
Niko Romito ed il suo Reale nascono nel 2001 a Rivisondoli.
Lui era un giovane ragazzo di 27 anni, il suo ristorante una pasticceria e quella località un piccolo paese di montagna (a più di 1300 metri, con meno di 800 abitanti, a 161 chilometri da Roma).
Ma in pochissimi anni le cose sono cambiate.
O meglio, in pochissimi anni, le cose le hanno fatte cambiare.
La passione. La forza. Ed i sacrifici.
E prestissimo i risultati importanti sono arrivati.
Nel 2007 la prima stella Michelin e i tre cappelli della guida L’Espresso.
Nel 2008, solo dopo un anno dalla prima, la seconda stella.
E nel 2009 il titolo di chef emergente dell’anno e le tre forchette per la guida del Gambero Rosso.
Ed il 2011 è il grande anno.
Migliore cuoco per Identità Golose.
Miglior pranzo dell’anno per la guida de L’Espresso.
57 punti alla cucina per il Gambero Rosso, il punteggio più alto d’Italia, a pari merito con quello di Pino Cuttaia e Massimo Bottura.
Il 2011 è il grande anno anche perchè quel ristorante è cresciuto così tanto che si è fatto in tre.
Tre come il numero perfetto.
Tre come passato, presente, futuro.
Tre come ristorante, albergo di classe, scuola di alta cucina.
Il tutto a Casadonna:
in una nuova struttura, un ex convento del 1500, a pochi chilometri dalla sede storica.
2500 metri quadrati immersi nella vallata di Castel di Sangro, ai confini con il Parco, con una vista mozzafiato.
Però forse ha ragione la matematica.
Il numero perfetto non è il 3 bensì il 6.
Perchè la struttura ospita anche 6 ettari.
Di vigneto.
Di orto e frutteto.
Di giardino di erbe aromatiche.
Questo è parte di quello che in questi ultimi mesi ho letto.
E che ho sentito raccontare dagli amici.
Si, perchè ne hanno parlato tutti.
Io, però, sono un tipo da “non ci credo se non vedo”.
Ed allora prendo la macchina.
E percorro 640 chilometri per arrivare fino a qui.
E quando varco la soglia di Casadonna mi rendo conto che, questi, sono i 640 chilometri con più senso della mia vita.
E visto che la vita va vissuta sempre e fino in fondo,
decido di assaggiare tutto.
Ma proprio tutto.
Le pietre miliari.
I cibi ai quali sono più affezionata.
Ed i nuovi piatti.
Perchè la proposta si è arricchita.
Anche se lo stile è quello di sempre.
Delicatamente incisivo. Ed incisivamente delicato.
Stile che impatta ma non invade.
Stile essenziale.
Stile di territorio.
Un territorio studiato, alleggerito e rivisto in chiave moderna.
I nuovi piatti li sento i fratelli maggiori dei precedenti.
Hanno fatto un percorso.
E sono ancora più puri.
E lunghi.
Da incanto.
Mi lasciano senza parole.
Polpettina di cicoria.
Polpettina di capretto.
Crostino di ricotta.
Battuto di salsiccia e arancia candita.
Sfoglia di rapa rossa e patè di fegato di coniglio.
Crostatina con olio e olive nere.
Guanciale affumicato.
Panino con scampi.
Battuto di manzo con una maionese acidificata.
Gel di vitello, porcini secchi, mandorle, timo e tartufo nero.
Assoluto di cipolle.
Capellini ai porri.
Maialino croccante con salsa al caramello, arancia e purea di patate all’olio.
Morbida meringa su agrumato di lampone.
Essenza.
Bomba fritta con cioccolato fondente.
Ed i pani: la pizza di polenta, i grissini all’olio, i pani di solina.
Ma c’è tanto altro ancora.
Da provare. Da assaggiare. Da ricordare.
Perchè in questi piatti, oltre ad una bravura esagerata dello chef, ci sono tanti piccoli produttori di materie prime eccezionali.
Perchè in questi piatti, oltre alle scelte eleganti dello chef, c’è un ambiente incontaminato.
Perchè in questi piatti, oltre allo studio maniacale dello chef, ci sono le eccellenze regionali: i salumi di Paganica, l’agnello di Scanno, il maiale di Castel di Sangro, i formaggi di Castel del Monte, Anversa e Pescocostanzo, lo zafferano dell’Aquila, il grano solina della Valle Peligna, i frutti di bosco di Prezza, i legumi di Navelli.
Ma in questi piatti c’è, prima di tutto, soprattutto, Niko Romito.
Che qualcuno definisce un esempio quasi perfetto di un cuoco moderno.
Che qualcuno descrive riflessivo, pacato, quasi distaccato.
Che qualcuno chiama cuoco colto.
Ma in questi piatti c’è, prima di tutto, soprattutto, Niko.
Semplicemente Niko.
Lo stesso Niko che mi presentarono dieci anni fa.
Sorriso dolce.
Fare misurato.
Occhi che nulla nascondono e che, a tratti, tutto raccontano.
Lo stesso Niko che conobbi dieci anni fa.
Solo più uomo.
Lo stesso Niko che iniziai ad apprezzare dieci anni fa.
Ma con ancora più passione. Energia. E cuore.
Perchè qui è proprio questo quello che si respira.
Perchè qui ci si sente in pace.
Perchè qui si sta proprio bene.
Così bene che ci si chiede se tutto questo è reale.
Reale perché concreto.
Reale perché vero.
Reale perché eccelle per grandezza, importanza, qualità.
Ed è evidente che la risposta è si.
Tutto questo è reale.
Però, ora, una nuova domanda pervade la mente.
Come è possibile che lo sia?
Cosi elegantemente, essenzialmente, empaticamete reale intendo.
E, questa volta, per darsi una risposta, bisogna cercare l’aiuto di Virginia Woolf.
“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
Quella grande donna è una super donna.
Cristiana Romito.
La sorella di Niko.
Cristiana che silenziosamente si occupa di tutto.
Cristiana che pacatamente rende questo tutto unico.
Cristiana che, come Niko, è quello che fa.
E fa quello che è.
Il consiglio:
fidarsi ciecamente dei vini suggeriti da Gianni, grandissimo sommelier di questo grandissimo ristorante.
Foto © Francesca Brambilla e Serena Serrani
Ristorante Reale Casadonna
Contrada Santa Liberata
Castel di Sangro AQ
Nord 41°46′ 48.50″
Est 14° 5′ 41.35″
Tel. +39 0864 69382
www.ristorantereale.it
info@ristorantereale.it
Tags: Abruzzo, CasaDonna, Niko Romito, Ristorante Reale