Dopo anni finalmente la vita gira diversamente e posso rivedere qualche amico che da tanto tempo non frequento. non ho potuto, per mille molto molto ostiche ragioni, ma con ogni difficoltà, i veri amici restano. Sempre. E lui c’è.
Diego-ne mi propone una montagna che ha tentato dioverse volte e che per un motivo o per l’altro non è riuscito a raggiungere, niente di difficile, ma in natura gli obbiettivi non si qualificano con una scala. Nel vero mondo sono tanti gli elementi che decretano se si possa o non possa trovavarsi in accordo con un qualche concetto, magari una punta.
Come sempre la combinazione fra me e lui crea elaborate e fantasiose uscite. Mi alzo alle 3 di notte, cosa normale ma un poco pesante se hai lavorato oltre la mezza, e in poco son pronto. Trasferimento da casa alla macchina e parto alla volta della mia Vallée.
Incontro il mio amico e dopo gli abbracci non di rito, trasferimento nella sua macchina. Iniziano i discorsi e in breve si raggiunge l’accesso. Trasferimento sulle sue mountain bike e la vera gita ha inizio. Tutto scorre piuttosto velocemente, l’ambiente è come sempre unico e io mi sento bene.
Non sono allenato come al solito e Diego fa un passo di gestione blando quindi tutto ok. Arriviamo in fondo al vallone, leghiamo e nascondiamo le bici fra gli alberi come degli incursori e …trasferimento sulle nostre gambe. Circa sette km di sviluppo sono andati, ora vediamo quanto ci si mette a consumare il restante dislivello.
Trasferimento sul cavallo di san francesco, le nostre gambe.
Diego sale molto tranquillo ma con passo di mulo, cioè costante e senza strappi.
Quanto mi mancava questo ambiente, la mia “casa”… quanto mi mancava. L’ho già detto?
La punta intanto compare, davvero estetica, come dev’essere una montagna. La via so esser semplice purtroppo, ma tutti la descrivono come una delle più belle della Valle. Sono venuto per stare con Diego, ma se anche l’itinerario è gradevole tanto meglio.
Arriviamo al colle da cui parte la via. Perfetto, poco meno di 1400 m di dislivello e abbiamo già recuperato due ore, così possiamo goderci la giornata. Ci leghiamo e il mio compagno pian piano si rasserena; lo vedevo un po’ teso, ma non lo è più, anzi è in piena forma. Prima mi ha chiesto cose tecniche che so per certo che sappia benissimo, dato che dieci anni fa era lui a suggerirle a me… E’ sempre molto umile, ma vale molto di più di quanto lui si dipinga e si vede. Ci imbraghiamo e partiamo.
Vado dritto su una fessura che taglia una placca verticale, molto bella, sicura e facilmente proteggibile se necessario, anche se oggettivamente qui non lo è. Diego mi suggerisce di andare a destra in un camino, perché una guida che ci ha appena preceduti è passata di là e perché secondo lui è meglio. Do un occhiata; per me non è di lì e anche se fosse non è proteggibile. Se andrò a destra potrò mettere tre cosine psicologiche e tirare dritto o tirare dritto e basta, tanto è tutto facile. Ma perché devo fare un caminetto un poco più difficile e meno sicuro al posto di una fessura sicura e facile? Non c’è risposta, sono solo approcci diversi e non si parla di matematica. Attacco il camino, metto qualcosa non per me ma per il compagno ovviamente, perché se io cadessi lo strapperei via… E passo.
Mi guardo intorno… ma c’è ghiaia dappertutto dov’è la via? (per lo meno ciò che io intendo come via). Boh… rinforzo la sosta, recupero il compagno che sale agevolmente. Ok breve trasferimento… mi guardo intorno… quasi non capisco l’itinerario, qui si sale dappertutto senza difficoltà, è tutto semplice e costituito da “cose che precipitano”…
Effettuo un traversino e capisco la parete che dovrei fare… mio Dio… ma è un cumulo di ghiaia?! Ti prego non dirmi che è questa davvero la “via”. E sopra non accenna certo a migliorare, è piena di depositi alla base. Ho scalato centinaia di pareti cercando sempre difficoltà, enormi muraglie, vuoto ed estetica su roccia compatta, qui è il contrario esatto. Difficoltà zero in un accumulo di sassi verticali. Mi pongo qualche dubbio sul mio pensiero, se siamo qua significa che a molti piace. Mi volto dal mio compagno, confabuliamo un attimo “io mi farei una bella doppia e facciamo un giro a piedi, ci cerchiamo una parete aggressiva o andiamo al rifugio a parlare”. Mi mordo la lingua e spero con tutto il cuore di non averlo offeso.
Lui mi guarda circospetto. Ti prego non dirmi che vuoi farti sti 400 metri di ghiaia verticale… “se ci tieni tanto, ma proprio taaanto ok, andiamo…” Mi chiedo se non ci sia un paretone ingaggioso da attaccare o piuttosto un bel percorso a piedi rilassante, siamo in un ambiente magnifico! Parlamentiamo un po’ e a Diego piace. La situazione si inverte, io dico allora di salire (se gli piace andiamo di conserva su alla veloce), lui mi dice che così non gli garba, sa benissimo che lo farei solo per lui. Non se ne esce. Torniamo.
So benissimo che per molti questa via è una classica. Piace, è ripetuta. soltanto oggi c’erano altre due cordate che aderivano a queste rocce. Probabilmente alla maggior parte degli amanti del classico il mio parere dovrebbe conseguire un bel po’ di martellate sulle mie unghie. Se molti dicono che è una delle creste più rinomate della Vallée ci sarà un motivo…
Non discuto sul valore storico del percorso né della grande firma e della storia alla sua base…
…Eppure io penso alle pareti del Bianco, alla maestosità di certi muri, al sublime orrore di alcune muraglie in regione, e non riesco a cambiare idea neanche volendo.
Rifaccio la sosta lasciandoci del mio materiale perchè così non va bene, ha i giorni contati. Basterebbe mettere 2 euro di fettuccia a testa una volta al mese e tutte le montagne avrebbero soste e cordini perfetti, non è che ci voglia tanto. Ricordo Michele quando diceva che sarebbe sufficiente che tutti spezzassero un rametto e i sentieri sarebbero puliti e in ordine.
Stiamo un po’ al bivacco poi scendiamo. Il ritorno in mtb è magnifico. Troppo divertente o quasi per essere vero. Mi vengono in mente tutte le avvenuture vissute in questo vallone, le mie e quelle dei miei zii. Lauto pasto, discorsi, momenti di felicità, altri delicatissimi, alcuni molti tristi, altri molto gioiosi. Passiamo in rassegna una piccola parte degli ultimi anni in cui non ci siamo visti e sentiti, ed è sufficiente, e poi il ritorno.
Oggi è stata davvero una bella giornata.
Christian Roccati
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