Vicino al mio ufficio a Milano c’è una pasticceria. Non molto grande ma abbastanza rinomata. sono gentili e si vede che la tradizione c’é. Ogni volta che mi capita di entrare, lo sguardo mi va automatico su un lato della prima vetrinetta sulla destra dove.l’etichetta di presentazione dice: strudel senza zucchero…1 fetta xx euro. Ogni volta mi soffermo a pensare: senza zucchero…sono tentata di assaggiarlo, ma poi il mio orgoglio mi frena. mi piace credere di essere un’intenditrice di questo dolce straordianrio e non mi va di cedere ad una novità così estrema. Daltronde lo si vede già dall’aspetto…non corrisponde ai canoni. Magari è anche buono. credo che ne sarei delusa. quest’inverno l’Oscar dello strudel (il mio s’intende) va ad Ortisei. Raggio di sole in una giornata di primavera piovosa, dopo una bella sciata al cospetto del Sassolungo in occasione del Gran Premio Giovanissimi. Raduno per centinaia di famiglie e piccoli sciatori da tutta Italia. Allegria, gare, natura. un contorno speciale un po’ troppo spinto dalla ricerca spasmodica del risultato che per molti diventa un obbligo. e invece non dovrebbe. Orario di pranzo sinonimo di negozi chiusi al sabato, ma si sa…e il panificio a cui ero diretta aveva già chiuso la sua porta. L’insegna sulla strada di quello che sembrava solo un bar con una piccola terrazzina all’aperto era comunque invitante stante anche una certa dose di acquolina in bocca. Così la scopeta di un servizio molto cortese e perfetto. Strudel con crema di vaniglia calda. Piatto scenografico con ciotolina a parte. Delizia per il palato per una fetta abbondante, appena tagliata. Equilibrio di ingredienti saportiti e mix di sensazioni tra il croccante e l’avvolgente, esaltati dalla vaniglia non troppo insistente. Buonissimo. Ne abbiamo acquistati due interi da portar via nelle scatole apposite già predisposte all’uso. Cosa chiedere di più!
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