PARCO DOLOMITI BELLUNESI. VIAGGIO NEL CENTRO DELLA TERRA
Un gruppo di speleologi ha raggiunto un nuovo record di profondità nelle grotte dei Piani Eterni, nel cuore del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: -1052 metri.
Il 4 gennaio 2014, a distanza di 25 anni dalla scoperta degli ingressi principali del sistema carsico, sono stati superati, infatti, i mille metri di profondità in un nuovo ramo della grotta, denominato “Mille e una Notte”.
Quello che è già il pià grande sistema di grotte all’interno di un parco nazionale italiano, nonchè la più lunga grotta delle Dolomiti, diventa così una delle più profonde cavità d’Italia (attualmente al 9° posto) e la più profonda grotta del Veneto.
LA STORIA DELLA SCOPERTA
Da tempo gli speleologi sospettavano che una serie di grosse voragini, a circa 800 metri di profondità, sulle remote gallerie dei “Bimbi Sperduti”, avesse le potenzialità di superare la fatidica quarta cifra, tuttavia negli ultimi anni delle strettoie avevano bloccato la discesa su due fondi: uno a meno 890 e un altro a meno 908 metri di profondità, mentre lo storico fondo dell’abisso, raggiunto nell’ormai lontano 1993, si attestava a quota meno 971.
Alla fine di dicembre 2013, una prima nutrita squadra di speleologi veneti ha superato la strettoia finale, affacciandosi su di un nuovo grande pozzo. Un secondo gruppo è quindi sceso il 3 gennaio per un campo interno di quattro giorni consecutivi, conclusosi il 6 gennaio. Dopo aver disceso il nuovo pozzo di oltre 50 metri si è entrati in una bella galleria forra attiva, che porta su un’ultima grande rampa che si approfondisce a meno 1052 dove l’acqua del torrente che caratterizza questo settore della grotta si perde in frana.
A meno 1020 sono state individuate delle belle gallerie freatiche e ventose, che al momento non hanno visto fine dopo circa 300 metri di percorso e un altro fondo attivo intorno ai meno 1040.
POTENZIALITA’ ESPLORATIVE
Future esplorazioni potrebbero aggiungere ulteriori metri alla profondità della grotta, della quale non e’ ancora nota la destinazione delle acque (potenzialmente dirette verso il Lago della Stua o l’importante risorgenza di San Vettore in Veses, in comune di San Gregorio delle Alpi).
Fino ad oggi sono stati esplorati 35 km di gallerie, per una profondità massima, dall’ingresso più alto del PE130 al fondo, di meno 1052 metri. La grotta è considerata attualmente uno degli abissi più impegnativi delle Alpi, perchè richiede agli speleologi permanenze di più giorni e percorrenze di svariati chilometri all’interno del massiccio per raggiungere le zone attualmente in esplorazione: un vero viaggio al centro della Terra.
CAMPIONATURE
Durante la discesa esplorativa è stata campionata una stalagmite ad oltre mille metri di profonditaà. Il campione verrà analizzato presso l’Università di Melbourne, nell’ambito di un progetto triennale di ricerca (finanziato e promosso dall’Università di Bologna insieme all’Ente Parco) che ha l’obiettivo di ricostruire i climi del passato nell’area mediterranea. Dallo studio di questo e di altri campioni gli scienziati si aspettano interessanti informazioni sull’evoluzione dell’area delle Dolomiti Bellunesi.
Le esplorazioni delle zone profonde della grotta sono state coordinate dai Gruppi speleologici di Padova, Valdobbiadene, Feltre e Belluno, con l’appoggio di numerosi speleologi affiliati alla Federazione Speleologica Veneta.
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