Tra le tante piccole e grandi bufere politiche che agitano in questi giorni l’Italia ce n’è anche una che riguarda direttamente un parco simbolo della montagna italiana: il Parco Nazionale dello Stelvio, la più grande area naturale protetta d’Europa, istituita nel 1935.
Motivo di agitazione – e di forti preoccupazioni da parte delle Associazioni ambientaliste e del CAI – è lo smembramento amministrativo e delle competenze di gestione del Parco deciso all’inizio del mese dalla Commissione dei 12 (organismo paritetico tra Stato e Province autonome di Trento e Bozano): in altre parole secondo questa norma d’attuazione il parco nazionale dello Stelvio sara’ gestito direttamente dagli enti locali (Province autonome di Bolzano e Trento e Regione Lombardia, in collaborazione con i Comuni interessati), diventando di fatto – secondo le voci allarmate – un parco interregionale e perdendo capacità di gestione e strategia unitaria.
L’azione di protesta istituzionale più rilevante – dopo l’immediato allarme del WWF – è sicuramente la lettera aperta inviata al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Stefania Prestigiacomo, sottoscritta dal CAI, CIPRA Italia, Federparchi, LIPU, Legambiente, WWF Italia, Mountain Wilderness, appello al quale si è aggiunto anche il Touring Club Italiano.
Ne riportiamo di seguito il testo integrale (fonte: Club Alpino Italiano):
Lettera al ministro Prestigiacomo sull’Area Protetta dello Stelvio
Onorevole Ministro, siamo estremamente preoccupati per le sorti di una delle nostre più antiche e celebrate Aree Protette, posto al confine tra Trentino Alto Adige e Lombardia, e comunicante con il Parco Nazionale Svizzero dell’ Engadina. Dal 1935 questo territorio è protetto dal Parco Nazionale dello Stelvio, il più grande dei nostri parchi storici, e la configurazione unitaria di questo parco è sopravvissuta ad una guerra mondiale e al riconoscimento delle Autonomie Speciali per le province di Trento e Bolzano, fino a ricevere uno statuto concordato, nel 1992, grazie alla costituzione di un consorzio di gestione tra il Ministero dell’Ambiente, le Province di Trento e Bolzano, la Regione Lombardia. 75 anni dopo, il Parco custodisce un patrimonio naturalistico e culturale di primaria importanza, di riferimento per l’intera comunità dell’arco alpino e non solo, grazie al successo delle politiche di conservazione che hanno riportato le valli e i crinali a ripopolarsi di specie prima minacciate o estinte, come lo stambecco, l’aquila reale e il gipeto. Indubbiamente gli ultimi decenni sono stati particolarmente difficili per la vita del parco, a causa di decisioni delle regioni e delle province autonome non sempre consapevoli dell’importanza strategica dell’area, del forte ritardo con cui si sta provvedendo all’adozione del Piano del Parco, dei gravi e mai risolti problemi rispetto alla gestione dell’ex ASFD. Più volte le nostre associazioni hanno fatto presenti e denunciato questi problemi, rivolgendosi alle sedi ministeriali e anche alle istituzioni della Comunità Europea: siamo perfettamente consapevoli del fatto che troppo spesso la gestione consortile del Parco non è risultata risolutiva dei problemi e delle inefficienze che sono andate accumulandosi, e siamo disposti a discutere di soluzioni più efficaci nell’interesse dell’Ente e delle comunità che lo popolano. Ma riteniamo irricevibile l’accordo siglato nei giorni scorsi dal ‘Comitato dei 12’, la Commissione Paritetica tra Stato e Province Autonome di Trento e Bolzano, le quali, senza alcun preavviso, senza coinvolgere né le assemblee elettive né le parti sociali e, cosa che ci pare gravissima sotto il profilo istituzionale, senza coinvolgere formalmente nella decisione nemmeno la Regione Lombardia entro il cui territorio ricade circa metà della superficie dell’area protetta, hanno stabilito l’abolizione del consorzio Parco Nazionale dello Stelvio, prevedendone la sostituzione con un organismo avente mere funzioni di indirizzo e che di certo non potrà né garantire circa l’appropriatezza dell’attributo di ‘Parco Nazionale’, né assicurare la adeguata rappresentanza di enti locali e portatori di interesse, come correttamente previsto dalla legge quadro 394/91. Riteniamo che questo accordo leda fortemente gli interessi della Conservazione della Natura nel nostro Paese, senza risolvere alcuno dei problemi con il quale il Parco si dibatte da anni, e senza prefigurare -nemmeno in lontana prospettiva – una governance unitaria, efficiente ed efficace. L’accordo si configura come un salto nel buio, che segnerebbe l’avvio di un inesorabile declino per quest’area protetta ponendosi in aperta contraddizione con qualsiasi strategia per la tutela della biodiversità nel nostro Paese. L’approvazione dell’accordo da parte del Consiglio dei Ministri risulterebbe un atto di inaudita gravità e prevaricazione di principi sanciti da leggi e da norme anche di rango costituzionale. Per questo ci appelliamo a Lei affinché un auspicabile processo di riforma dell’Ente, se condiviso dagli attori istituzionali che compongono il Consorzio Parco, si sviluppi su binari formalmente e sostanzialmente corretti, evitando forzature e gravi violazioni delle competenze e delle attribuzioni del Ministero nonché delle Regioni e Province Autonome, avendo come obiettivo il mantenimento del Parco Nazionale nella sua configurazione unitaria attraverso un ente solido, autorevole ed efficace nella propria azione gestionale. Certi di poter confidare nella Sua autorevole considerazione, con l’occasione ai porgono i nostri più distinti saluti.
Umberto Martini presidente generale Club Alpino Italiano
Oscar del Barba presidente Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi – CIPRA Italia
Giampiero Sammuri presidente nazionale Federparchi
Giuliano Tallone presidente nazionale Lega Italiana Protezione Uccelli-LIPU
Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale Legambiente
Luigi Casanova portavoce Mountain Wilderness Italia
Stefano Leoni presidente nazionale WWF Italia
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