Prima il blu poi gli altri colori…
Relitto Pelagosa, sotto la superficie tra 34 e 37 metri.
C’ero già stato, ma lottando contro un deposito più simile alla polvere delle stelle che a una coltre di nettuno.
Mare grosso, onde, corrente e frangenti…
Scuba divers quasi spariti e una possibiluità che si concretizza.
Di nuovo abbracciati alla terra, ma cullati dalla sua placenta, nell’unico modo in cui possiamo volare galleggiando.
A poca distanza c’è una costa che in piccola parte mi appartiene; ho dato così tanto a quelle onde da bambino e poi da ragazzo, sangue dopo sangue, che ho pagato lo scotto di uno scambio di possesso con moneta d’anima.
Si scende, gira e rimane con i propri pensieri.
Non sono solo, ho i miei compagni e chi con me porto in questi abissi, all’interno della mia mente.
Si risale… sorridendo con il corpo, perché con la bocca non è possibile.
Abbraccio il mio maestro Mario fotografato da Ale.
…e finisco per caso come un “Paolini”…
Poi il ritorno, non una fine, ma un continuare, un proseguire da dove venuti.
La mia testa scoppia di pensieri, non mi abbandonano mai, non voglio lasciarli, non voglio staccare, mai.
Sempre in contatto con me, sempre vicino a ciò che costruisco, poiché nessun istante sia perduto.
Ancora una volta sul sentiero.