“SALVIAMO LA MONTAGNA”: PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE A.TESTORE – P. MARTINI. I VINCITORI DELLA SESTA EDIZIONE
Sono stati premiati sabato 3 ottobre, a Toceno, i vincitori della 6^ edizione del premio letterario internazionale “Salviamo la montagna“.
La Giuria, presieduta dal prof. Alessandro Martini e composta dallo stesso Alessandro Martini (Università di Friburgo, Presidente), Paolo Crosa Lenz, Giorgio Cheda, Edgardo Ferrari, Matteo Ferrari, Tiziano Ferraris, Vasco Gamboni, Benito Mazzi, Patrizia Testore, Teresio Valsesia e Wally Mazzi (segretaria senza diritto di voto), si è così espressa:
Narrativa
1^ Doris Femminis, di Cavergno (CH)
2i a pari merito: Giorgio Genetelli, di Preonzo (CH) e Luisella Mazzetti, di Orta San Giulio
3° Giovanni Soldati, di Novazzano (CH).
Segnalazione di merito per: Annalisa Deltedesco, di Varzo, Cristina Foglia, di Locarno(CH), Andrea Alex Colombo, di Toceno.
Poesia
1° Eli Mordasini, di Spruga (CH)
2i a pari merito:Miriam Ballerini di Appiano Gentile e Giovanna Dresco di Druogno
3° Antonello Ceronetti, di Novazzano (CH)
Segnalazione di merito per Mara Vigano, di Mongrando di Biella.
Giornalismo (Premio Cesare Melchiorri)
1^ Fiammetta Bonazzi, di Ghiffa, www.ecoista.it
2i, a pari merito: Marco Travaglini di Omegna ( Il Torinese) e Dario Lanfranconi, di Rivera (CH) (Agricoltore Ticinese)
3° Giacomo Bonzani, di Villette, (Vigezzo News)
Emigrazione
1° Flavio Zappa, di Maggia (CH)
2^ Chiara Pelossi, di Tenero (CH)
3^ Maria Pia Pallotta Parlanti, di Crevoladossola
LE MOTIVAZIONI E GLI AUTORI
Sezione Narrativa
1° posto per Doris Femminis, di Cavergno per il racconto “Passa la mano”.
Si tratta di un padre che, in una gelida alba di paese, passa la mano al figlio nella difficile impresa di aiutare una capra, la Rossa, a partorire. Le piccole mani del ragazzo dodicenne risultano infatti più atte e sensibili, benché inesperte, al bisogno. Il tema è poco battuto e di non facile trattamento. Doris Femminis lo affronta con dense e precise osservazioni sensoriali, specie nella sfera dell’odorato e del tatto. Notevole è l’appropriazione linguistica del brano, dove non mancano consapevoli tocchi dialettali. Vediamo, per esempio, attraverso gli occhi del figlio un “padre impalato e smorto” all’idea che “la mamma avrebbe dato da matto se la stagione dei parti iniziava con la Rossa da buttare”. E vediamo il ragazzo operare dal punto di vista del gregge: “le capre erano tese, l’occhio rivolto di sbieco alla Rossa”. Una messa in scena davvero singolare, di tenuta costante.
Nata a Cavergno nel 1972, Doris Femminis è infermiera in psichiatria. Appassionata alle esperienze umane, ha raccolto testimonianze e racconti della civiltà contadina. Per gustare la montagna nella sua intensità, dal 1993 al 2001, ha tenuto un allevamento di capre in valle Bavona. Attualmente vive e lavora sugli altopiani del Giura dove pratica come infermiera a domicilio e passeggia su vaste pianure.
Secondi, a pari merito, “Il trittico” di Giorgio Genetelli (Preonzo) e “Il mio nome è Angelo” di Luisella Mazzetti (Orta San Giulio).
Il trittico di Giorgio Genetelli è fatto di un asino, di un giovane ritardato nella crescita ed epilettico di nome Meo e di Adelmo, un adulto in cerca di ridare senso alla propria vita sullo “sfondo dell’impervia Bavona”. Lo troverà appunto nell’amicizia che riesce a stabilire con il giovane, nell’amore di sua madre, l’ambrata bellissima Maddalena. La più epica che tragica fine di Adelmo nel fiume farà nascere un nuovo trittico, altrettanto solidale e meno problematico. Il racconto risolve dunque in poche pagine più nodi umani, procedendo per energici scorci.
Giorgio Genetelli è nato nel 1960 a Preonzo, luogo di molte sue storie. Si definisce falegname, giornalista, scrittore, blogger e libertario a tempo pieno. Tra le sue opere il romanzo “Il becaària”, pubblicato nel 2010 per ANAedizioni, quattro racconti nella collana collettivo Arbok Group e due raccolte di poesie dialettali nella collana Leporello.
“Il mio nome è Angelo” di Luisella Mazzetti ci parla di Quarazza, un piccolo paese Walser sommerso dalle acque di una diga nel ’53. Angelo infila i ricordi della vita sommersa: i rosari e i racconti svolti d’inverno nella stalla più grande, il pane cotto dalle donne una volta all’anno, i furest che chiamano volpi gli abitanti della zona, il dialetto scomparso anche perché proibito da Mussolini, e tanti altri dettagli, oscillanti fra precisione documentaria e invasiva malinconia.
Luisella Mazzetti, di Orta San Giulio, collabora a Eco Risveglio. Ha pubblicato per la Provincia di Verbania un libretto dal titolo “Tracce di Transumanza”, il viaggio di un pastore e del suo gregge dalla val Formazza alla provincia di Pavia.Nel 2009 ha partecipato alla Giornata di Studi Walzer di Campello Monti con una relazione sui paesi sommersi di Agàro, Quarazza a Morasco, raccontando le storie dei loro ultimi abitanti. La passione per questi borghi l’ha spinta a effettuare ricerche sulle dighe di tutta Italia, la maggior parte delle quali nasconde monumenti, villaggi, ponti.
Al terzo posto, Giovanni Soldati, di Novazzano (Svizzera), autore del racconto “Squarci (Era quasi settembre)”. È l’idillio tra due pastorelli colti in cima a una vetta che divide l’Italia in guerra dalla Svizzera che sorveglia la sua pace. Una nuda cima che si conquista attraversando “una faggeta di quieta bellezza” e “un’abetaia che pareva la sagoma d’un enorme viandante fermo nel riposo dei giusti”; cima dalla quale si vedrebbe la madonnina del duomo di Milano. I due sono presi tra le ansie del tragico momento e le speranze che la loro età detta, confortate dalla tradizione degli avi.
Sposato e padre di tre figli, Giovanni Soldati vive e lavora come insegnante a Novazzano nel Canton Ticino. Ha ottenuto diversi premi fra i quali il Chiassoletteraria , il Fogazzaro, Città di Como. Ha pubblicato numerosi libri con gli editori Dadò, Ulivo di Balerna, Fuoridalcoro, Tolbà di Matera. E’ presente in alcune antologie e di tre suoi libri è stata prodotta anche una versione audiolibro per conto dell’Unitas.
Segnalati
La giuria ha inoltre segnalato i racconti di Annalisa Deltedesco (Varzo), Cristina Foglia (Locarno) e Andrea Alex Colombo (Toceno).
Sezione Poesia
1° posto per Eli Mordasini (Spruga), Neve. Una neve carica di tutto il male di vivere in montagna.
Partecipando al concorso Eli Mordasini non ha accluso il suo indirizzo e neppure, come da richiesta, qualche nota biografica. Parlando con gente della sua valle abbiamo così appreso che Eli è attratto da mille interessi. Poeta, micologo, fotografo, falegname, agricoltore, è il classico personaggio, oggi sempre più raro, che nei nostri paesi dispensava un tempo estro, saggezza e simpatia.
Al secondo posto, a pari merito, Giovanna Dresco (Druogno), Eredità, e Miriam Ballerini (Appiano Gentile, Como), Altitudine.
Giovanna Dresco scandisce nelle rime di quattro strofe quattro momenti della vita di una madre, vita di duro lavoro nei campi e in casa.
Nata a Villette, Giovanna vive a Druogno. “Da grande avrei voluto fare il falegname, il pirata o la fata dice – ma dopo le magistrali sono andata a lavorare in Svizzera e adesso mi occupo di impresa familiare:faccio la casalinga. Per darmi un tono potrei dire che mi occupo della “Giornata della lettura” nella biblioteca di Druogno, ma l’ho organizzata solo due volte, così non so se vale. Mi piace leggere, soprattutto ai bambini. E’ da qui che è nata la voglia di scrivere e, anche se sono consapevole che questo non voglia dire essere scrittori, ho trovato il coraggio di presentarmi ad un editore che ha poi deciso di pubblicare un mio racconto dedicato ai bambini”.
Miriam Ballerini ci porta per sentieri di montagna che non lasciano mai soli a un’altitudine non solo fisica ma soprattutto religiosa.
Miriam risiede ad Appiano Gentile ed è insegnante di scrittura creativa. Ha pubblicato sei romanzi ed ha ottenuto importanti riconoscimenti tra i quali il premio Michelangelo, il premio Europa di Lugano, il premio Donna Lariana. Nel 2010 le è stato conferito il premio Donna dell’anno per la cultura e nel 2006 è stata inserita nell’antologia dei migliori 40 poeti lombardi a Salò.Tutti i suoi libri sono stati tradotti come libro parlato presso la Unitas di Lugano.
Terzo, Antonello Ceronetti (Novazzano), Un giorno. È il giorno in cui l’uomo decide di partire:
Il tono è cupo, ma esprime anche “la speranza dell’uomo forte: in faccia alla vita, in braccio alla morte”.
Antonello Ceronetti, nato a Locarno e domiciliato a Novazzano, nel canton Ticino, ha lavorato per 43 anni alle Poste svizzere. Autodidatta, è un bravo poeta dialettale e ha al suo attivo diversa pubblicazioni in ambito locale. E’ la prima volta che partecipa a un concorso.
Segnalazione di merito per Mara Viganò (Mongrando, Biella), Semplici pensieri.
Insegnante alla Scuola primaria di Mongrando di Biella, è guida escursionistica ambientale e dedica molto tempo all’accompagnamento in montagna.“La montagna riesce a suscitare emozioni davvero incredibili – dice – E questo accade ogni volta che percorro un sentiero, una stradella a piedi, in bicicletta e con gli sci, in qualunque stagione”.
Sezione emigrazione
1° Flavio Zappa (Maggia), Luigi Alessandro Zanino, parroco, erudito e uomo politico.
Si tratta di un non comune caso di emigrazione: un figlio di emigranti valmaggesi in Olanda nel primo Ottocento, grazie agli studi teologici compiuti addirittura a Roma presso i gesuiti, torna al paese come parroco. È dunque dotato di una cultura non comune, che cerca di mettere al servizio dei parrocchiani con trattati di medicina, igiene, economia domestica, agricoltura e altro. La sua cultura è testimoniata soprattutto dalla sua cospicua raccolta libraria, di cui compila un interessante Repertorio ragionato. Partecipa anche alla vita politica, avendo una parte attiva nella sollevazione della valle contro il governo liberale nel 1841, per cui subirà almeno un anno di carcere. Zappa ci dà tutti gli ingredienti per rendere attraente il futuro ritratto a tutto tondo di questo singolare personaggio.
Flavio Zappa abita con la famiglia a Maggia. Alpinista, escursionista, guida alpina, è titolare dello studio “Orizzonti Alpini” che si occupa di ricerche storiche, etnografiche e archeologiche.
2^ Chiara Pelossi Angelucci (Tenero). Il testo senza titolo ripercorre tutte le fasi della difficile decisione di emigrare da parte di un uomo di montagna che parla in prima persona: le durissime condizioni materiali della famiglia, il senso di colpa per il fatto di non saper garantire ad essa condizioni migliori, le incertezze insite nella decisione: “In paese non è mai tornato nessuno e le poche lettere arrivate parlano di fame e di miseria quasi uguali alla nostra”. Vi sono poi gli aiuti non disinteressati del parroco, le brame altrui. Viene il momento del distacco, il viaggio in condizioni disumane. Unica luce in tanto buio: la chiusa a sorpresa, per cui tutte queste evocazioni risultano il confuso sogno, o incubo, di un emigrante che, lui sì, ha saputo tornare e sta “seduto sotto il vecchio portico”, da cui osserva “i nipoti correre spensierati sugli stessi prati che tanto tempo fa lo obbligarono a partire”.
Chiara è una donna solare e allegra che si è inventata scrittrice e lo ha fatto con frizzante umorismo e un pizzico di follia. Obbligata a casa a causa di una lunga malattia della figlia minore, scopre la scrittura e autopubblica il suo primo romanzo comico. Presentato quasi per gioco nel 2011 riscuote un successo oltre le aspettative.Chiara è nata a Santa Maria Maggiore e vive a Tenero, nel Canton Ticino.
3^ Maria Pia Pallotta (Crevoladossola), Il mare di Goffredo.
Goffredo è un pastore di cui seguiamo l’intera vita attraverso l’immagine cangiante del mare: il mare era un inferno, a stare alle parole del suo pastore-padrone, dunque era simile all’orrendo luogo evocato dal parroco, cui erano destinati i ragazzini come lui che si ‘toccavano’. Poi il mare-inferno da giovanotto gli si era popolato di attraenti bagnanti poco vestite; mutamento che consente un felice scorcio sul suo matrimonio. Infine giunge il pacifico mare visto in televisone, durante un intervallo, ormai a ridosso della fine dello stesso Goffredo, memore di quella del padre sul piroscafo Sirio, che doveva portarlo in Sud America e naufragò, e dell’attesa mai soddisfatta della madre.
Laureata con la lode in Lingue e Letterature Straniere Moderne alla Cattolica di Milano e alla Kent University dell’Ohio Maria Pia è la fondatrice del comitato ossolano di Intercultura. Ha insegnato per 37 anni. Ha esordito nella narrativa nel 2010 partecipando a questo concorso.
Sezione Giornalismo (Premio Cesare Melchiorri)
1° Bioedilizia: Canova, un modello per l’architettura lapidea
di Fiammetta Bonazzi di Griffa.
Articolo apparso su www.ecoista.it
L’ampio articolo illustra diffusamente la storia di Canova, frazione di Crevoladossola e antico borgo medioevale costruito con la bella pietra ossolana. L’articolo si sviluppa con l’intervista a Ken Marquardt, architetto americano dell’Arkansas che, nel 2001, ha fondato un’associazione per la valorizzazione dell’architettura tradizionale, oggi riconosciuta internazionalmente.
La giornalista propone, coerentemente con le finalità del premio, un esempio concreto di “salvezza” della montagna.
Fiammetta Bonazzi, nata ad Arona, è giornalista professionista, saggista e consulente editoriale. Lavora a Milano e vive a Ghiffa. Dopo il praticantato a Class, ha lavorato come caposervizio del mensile di viaggi Gulliver. Scrive per Anna e Il Mondo. Dal 2000 è caporedattore centrale delle Edizioni Riza di Milano, collabora a Grazia Casa e Casa Vogue e scrive anche per Amica, Flair, il Venerdì di Repubblica, Vogue Italia e Sale e Pepe.
2° Una gemma “biodiversa” incastonata tra scienza, agricoltura e natura”
di Dario Lanfranconi di Rivera (Svizzera)
tratto da “Agricoltore Ticinese – Settimanale di cultura rurale”.
L’articolo descrive la Val Piora, in Ticino, oltre la diga del Ritom, attraverso un colloquio con Mauro Tonolla, biologo e docente all’università di Ginevra. Le ricerche condotte sul lago Ritom, il più grande lago alpino del Canton Ticino, dimostrano come l’idroelettrico non è distruttivo dell’ambiente. Dall’articolo emerge anche come l’agricoltura di montagna, la ricerca scientifica e la tutela dell’ambiente possono coesistere in modo proficuo e salvifico per la montagna. Un modello da esportare.
Dario Lanfranconi è redattore presso l’Agricoltore Ticinese, la pubblicazione più antica del Canton Ticino. In precedenza aveva lavorato presso altre testate cartacee, elettroniche e televisive fra le quali Teleticino. Vive a Rivera nel Monteceneri. Ama la montagna in ogni suo aspetto: dalla flora alla fauna, dalle tradizioni locali e agricole agli aspetti più tecnici e scientifici. Trascorre gran parte del suo tempo a Cerentino, in val Rovana.
2 ° classificato a pari merito con Lanfranconi, Marco Travaglini di Omegna con l’articolo “La cartolina del nonno (la Grande Guerra, cent’anni dopo)”, apparso su Il Torinese, quotidiano online di informazione, società, cultura.
“Di mio nonno ricordo le mani. Dovevano essere state delle mani grandi e forti. Capaci di strette sincere e di una presa ferma. Io le ricordo, poco prima di morire, coperte di vene blu che – dopo aver viaggiato per una vita come i fiumi del Carso – erano risalite in superficie, accompagnandone dolcemente i tremolii e le incertezze”.
Questo splendido frammento descrittivo dà la misura, oltre che della felicità letteraria dell’autore, del carattere e della tempra di una generazione di uomini che si era fatta, tutta intera e senza sconti, la prima guerra mondiale. Erano gli alpini dell’Intra, quelli che non mollavano mai ed avevano scelto per motto “ O u roump o u moer”. Erano per lo più uomini della montagna, della nostra montagna.
Marco Travaglini è nato a Baveno sul lago Maggiore e vive a Omegna, sul lago d’Orta. Lavora a Torino. Giornalista pubblicista, ha scritto per i quotidiani L’Unità, La Prealpina e Il Riformista. Collabora a numerosi periodici e riviste. Autore di narrativa e saggistica, fa parte del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. Il tempo dei maggiolini e L’Europa di mezzo. Viaggio in Bosnia, tra Oriente e Occidente, sono gli ultimi suoi libri.
3° I buchi naturali del Pizzo Ruscada, veri e propri fori gnomonici per una gigantesca “meridiana naturale in camera oscura”
di Giacomo Bonzani di Villette.
apparso suwww.vigezzonews.it
L’articolo descrive il fenomeno del sole che al tramonto passa nei fori naturali del Pizzo Ruscada. Il fenomeno si verifica in occasione del solstizio estivo del 21 giugno. Si tratta dei raggi del sole al tramonto che, verso le 18.00 e sino alle 20.00, attraversano due grandi fessure nella roccia fortemente inclinate.
L’articolo è un esempio di “buon giornalismo alpino” in quanto un fenomeno naturale, regalo di madre-natura e indipendente dalla volontà degli uomini, può diventare occasione di visita e di turismo naturalistico.
Giacomo Gim Bonzani. Nato e residente a Villette, architetto, gnomonista, è ideatore del celebre Specchio di Viganella. Collabora al Popolo dell’Ossola e ha pubblicato articoli su diverse riviste tra le quali Oscellana, Quota Neve, Le Rive. Ha al suo attivo numerosi libri, con testi e illustrazioni, gli ultimi dei quali, con Miranda Delgrosso, intitolati: La storia del piccolo spazzacamino che salvò il re di Francia e, recentissimo, Gli spazzacamini bianchi d’Olanda.
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