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9 Ottobre 2012

Uncategorized · Christian Roccati · credo · dipartita · morte · spazio · tempo · viaggio

Quando un amico parte per un viaggio

Quando un amico muore, cerchiamo di aggrapparci ai momenti che a lui ci legavano durante la vita, periodi che ci danno l’illusione che sia ancora con noi.

Il tempo è uno spazio in cui interagire molto particolare. Non siamo in grado di percepirlo e come ha cercato di spiegare Zichichi a noi “profani”, va sempre nella stessa direzione. Inoltre le “dimensioni” del tempo e dello spazio coesistono soltanto se una dei due è immaginaria.

In questo istante vi è un infinito coesistere fatto di infinite linee temporali, con tutti i possibili frame. Quanto subiamo uno shock di un qualsiasi tipo, la mente perde raziocinio, un po’ come accade quando i nostri freni inibitori saltano o nei momenti di libidine in cui ci lasciamo andare totalmente. In tali situazioni il cervello perde parte della sua percezione relativa a punti fissi a cui si affida. Noi ci addebitiamo una sorta di difetto in taluni momenti, che forse è invece caratteristica.

Quando la nostra mente non è più imbrigliata nel groviglio di difese ed ancore empiriche, allora può davvero spalancarsi a spiragli verso il possibile. Forse in quei momenti non percepiamo più opacamente la realtà, che è sempre e solo la nostra visione delle cose dal filtro imperfetto nel nostro guscio di carne umana. Forse in quelle situazioni è la verità che riusciamo ad osservare nitidamente, per qualche timida frazione di infinitesimo.

Forse, quando un amico muore, non vogliamo davvero difenderci dal dolore ricordando ciò che era, per non sapere ciò che è. È possibile invece che la nostra mente, aperta dallo shock, in quegl’istanti, riesca a raggiungere quella persona attraverso il tempo dello spazio nel passato, quando era viva, ed attraverso lo spazio del tempo, nelle possibili realtà in cui è e sarà viva.

I momenti in cui un individuo è esistito sono reali in qualsiasi istante, anche in questo, solo che sono congelati in un altro punto di una tra le possibili linee temporali. I momenti che non vivremo mai, perché frutto di altre scelte, casualità e causalità, sono anch’esse vere e reali e tutt’ora esistono, ma non sono per noi raggiungibili fisicamente.

Quando una persona muore, forse, la nostra natura umana, limitata abbastanza da non percepire la nostra stessa potenzialità, ci permette di raggiungere con altri sensi che abbiamo, ma che non sappiamo usare, quell’essere a cui ci rivolgiamo, che è dipartito solo in questo tempo, in questo spazio.
Quando apparentemente senza alcun nesso ricordiamo di colpo una persona, come se fosse lì con noi, non è detto che ci sia sfuggito il collegamento con cause materiali. Potremmo esser noi i dipartiti in un’altra realtà, abbracciati dalla mente dei nostri amici, in un altro spazio ed in un altro tempo, in cui più non respiriamo.

“Ciao”

Christian Roccati
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