I RAGNI DI LECCO, MATTEO DELLA BORDELLA E LUCA SCHIERA, TORNANO IN PATAGONIA IL 17 GENNAIO 2015
Il 17 gennaio Matteo Della Bordella e Luca Schiera del gruppo alpinistico Ragni di Lecco, tornano in Patagonia per una nuova sfida: ripulire la via del Miro, al Fitz Roy, dagli “orpelli d’epoca” e tentarne la salita il più possibile in arrampicata libera.
Spiega, Matteo Della Bordella, sul sito dei Ragni: “Si tratta di un progetto un po’ diverso dal solito. La prima differenza è che questa volta non vogliamo aprire nessuna via nuova. Ma d’altronde chi lo ha detto che bisogna aprire qualcosa di nuovo a tutti i costi? L’ obiettivo della spedizione è quello di ripercorrere in ottica moderna e valorizzare una grande impresa alpinistica del passato. Sono passati quasi 40 anni da quando fu aperta questa via e i tempi sono cambiati e con essi il modo di andare in montagna. La nuova generazione di noi Ragni di Lecco vuole seguire le orme dei nostri predecessori, ma con uno stile moderno. Uno stile che si ispira al non lasciare traccia del proprio passaggio e al superare le grandi montagne in arrampicata libera.”
Il team sarà composto dal trio ormai consolidato, formato da Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Silvan Schupbach, con due new entry: la prima è Luca Gianola, ragazzo di Premana di recente entrato a far parte del gruppo Ragni e la seconda è Pascal Fouquet, alpinista svizzero alla sua terza esperienza in Patagonia.
LA VIA DEL MIRO, FITZ ROY
Aperta nel 1976 da Casimiro Ferrari e Vittorio Meles (e da allora mai ripetuta). fu un capolavoro dell’alpinismo di quegli anni, portato a termine con lo stile e la mentalità dell’epoca e pure con qualcosa in più, se si pensa che, dopo un classico quanto infruttuoso assedio da parte delle diverse squadre che si contendevano la salita, Miro risolse il “problema” affrontando la montagna con una cordata di sole due persone, puntando tutto sulla velocità e la leggerezza.
L’itinerario allora venne salito con largo uso di artificiale e con l’installazione di scalette metalliche che sono ancora lì, aggrappate alle fessure incrostate di ghiaccio (Fonte: www.ragnilecco.com).
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