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17 Febbraio 2025

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

45° anniversario della prima scalata invernale dell’Everest | 17 febbraio

L’impresa polacca, compiuta da Leszek Cichy e Krzysztof Wielicki, aprì un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo himalayano mondiale

Oggi si celebra il 45° anniversario della prima scalata invernale dell’Everest.
Il 17 febbraio 1980, Leszek Cichy e Krzysztof Wielicki furono i primi uomini nella storia a raggiungere la vetta della montagna più alta del mondo nella stagione più fredda. Il successo fu doppio: era anche la prima volta che un ottomila veniva conquistato in inverno. La notizia fece il giro del mondo.
I polacchi realizzarono qualcosa di apparentemente impossibile e aprirono un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo himalayano mondiale.

La spedizione nazionale polacca dell’inverno 1979-1980 era guidata da Andrzej Zawada.
“Speranza e disperazione si intrecciavano e, col passare del tempo, quando per tante ore non ci fu segnale sul radiotelefono, l’ansia prese sempre più il sopravvento sui miei pensieri. (…) E infine, alle 14.25, alla radio si udirono le ormai storiche parole di Leszek Cichy: “Indovinate dove siamo?” E poi: “Se questo non fosse l’Everest, non saremmo mai arrivati ​​fin qui”. Un’ondata di gioia spontanea, esuberante. “Il momento più bello della vita.”  Tratto dal libro “Monte Everest” di Andrzej Zawada.

La salita attraverso il Colle Sud e la cresta sud-est

Everest, Colle Sud, Himalaya (Nepal). Fonte: Wikipedia/Foto: Vyacheslav Argenberg

La prima ascensione invernale compiuta il 17 febbraio 1980 dai polacchi Krzysztof Wielicki e Leszek Cichy, avvenne attraverso il Colle Sud e la cresta sud-est.

I polacchi avevano ottenuto l’autorizzazione per una doppia spedizione: una nella stagione invernale e una in quella primaverile. Per questo costruirono un grande e comodo campo base capace di ospitarle entrambe, completato a fine dicembre 1979. La spedizione era composta da 25 alpinisti, di cui solo cinque portatori sherpa d’alta quota, per motivi di budget ridotto, e il materiale (5 tonnellate arrivate dalla Polonia con un aereo) fu portato da un campo all’altro in gran parte dagli alpinisti stessi.

All’inizio procedettero molto spediti. In soli undici giorni allestirono tre campi: il 5 gennaio il Campo 1 a 6 050 m, il 9 gennaio il Campo 2 a 6 500 m e il 15 gennaio il cCmpo 3 a 7 150 m, sulla parete del Lhotse. A questo punto si trovarono di fronte a 850 m di parete particolarmente ghiacciata che li separava dal Colle Sud e il meteo peggiorò con la presenza di forti venti. Ci volle quasi un mese per superare questo tratto, e solo l’11 febbraio Fiut, Holnicki e Wielicki riuscirono a raggiungere il Colle Sud. Qui i soli Fiut e Wielicki bivaccarono per una notte con una temperatura esterna di −40 °C, utilizzando bombole di ossigeno. Il giorno dopo rientrarono ai campi inferiori, e diedero loro il cambio il capo spedizione Zawada e Szafirski, che montarono la tenda del Campo 4 al Colle Sud, prepararono materiale e bombole d’ossigeno per i successivi tentativi e rientrarono anch’essi ai campi più bassi.

Il 16 febbraio, a un solo giorno dallo scadere dei permessi per la spedizione invernale, Wielicki e Cichy partirono per un ultimo tentativo. La sera raggiunsero il Campo 4 al Colle Sud e passarono la notte in tenda con una temperatura esterna di −42 °C. Il 17 febbraio partirono alle 6:30 con una bombola di ossigeno a testa e raggiunsero la vetta alle 14:25. Scesero al Campo Base il 19 febbraio.