Il prestigioso riconoscimento premia le sue audaci salite nella catena dei Teton, nelle Montagne Rocciose canadesi, in Alaska e in Himalaya. Micheal Kennedy: “Sono pochi gli alpinisti che meritano di essere definiti titani. George Lowe è uno di questi”
E’ stato assegnato all’alpinista nordamericano George Lowe il 15° Premio Walter Bonatti – Piolet d’Or alla Carriera 2023. Il prestigioso riconoscimento sarà consegnato nel mese di novembre a Briançon (Francia), nell’ambito dei Piolets d’Or 2023.
Spesso citato come uno dei più grandi alpinisti nordamericani viventi, George Lowe, classe 1944 (da non confondere con l’omonimo alpinista neo-zelandese), ha iniziato ad arrampicare in giovane età, con suo zio Ralph Lowe, che insegnava ai suoi figli, Mike, Greg e Jeff, ad arrampicare su roccia. Lowe sarebbe poi stato autore di molte nuove salite importanti nei Tetons, nelle Montagne Rocciose canadesi, in Alaska e sull’Himalaya, e forse le seguenti quattro salite – o quasi – esemplificano la sua carriera alpinistica.
Nel 1974, insieme all’ex alpinista britannico Chris Jones, Lowe compì la prima salita, in stile alpino, della parete nord della North Twin nelle Montagne Rocciose canadesi. Il canadese Barry Blanchard, anch’egli alpinista di fama, descrisse questa parete come un muro nero di calcare esposto a nord, più ripido dell’Eiger, una volta e mezza l’altezza di El Capitan e il più difficile delle Montagne Rocciose. Si trattò, inoltre, di un giorno intero di faticoso viaggio in montagna dalla strada più vicina. Blanchard sostenne che l’ascensione di sette giorni, nel 1974, con “una corda, una rastrelliera e due zaini” fu la più difficile di qualsiasi altra cosa sia stata fatta nelle Alpi europee, se non oltre, a quel tempo.
Nel 1977, in sette giorni di arrampicata in stile alpino, Lowe e Michael Kennedy realizzarono la prima salita dell’Infinite Spur sull’enorme parete sud del Foraker, in Alaska, una via che sarebbe diventata uno dei grandi test della catena. Nel 1983 ha effettuato la prima salita della parete Kangshung dell’Everest. La forzatura del contrafforte roccioso inferiore di circa 1.100 metri, che oggi porta il suo nome ed è il punto chiave della via, fu in gran parte merito della perseveranza di Lowe. Il primo tentativo, nel 1981, arrivò a circa 7.000 m, ma un ritorno due anni dopo completò l’opera.
Ma per molti alpinisti forse ancora più impressionante di queste salite fu il tentativo del 1978 sulla cresta nord del Latok I, soprannominato lo Sperone Walker del Karakorum. Jim Donini, Michael Kennedy, George e suo cugino Jeff Lowe trascorsero 21 giorni arrampicando per oltre 100 tiri sopra il ghiacciaio Choktoi per raggiungere un punto a circa 150 metri sotto la vetta inviolata. Avevano forse superato tutte le difficoltà quando una combinazione di vento, freddo e il rapido peggioramento delle condizioni di Jeff Lowe a causa del mal di montagna costrinsero alla ritirata. Rimane una delle più belle e notevoli imprese mancate nella storia dell’alpinismo e, nonostante le decine di tentativi successivi, nessuno ha ancora completato la via per la vetta.
Micheal Kennedy scrive di lui: “Sono pochi gli alpinisti che meritano di essere definiti titani. George Lowe è uno di questi. In una carriera che abbraccia più di cinque decenni e più generazioni, ha eccelso in tutte le forme di quest’arte, in particolare nel suo genere più impegnativo e consequenziale: l’arrampicata alpina nelle vaste regioni selvagge del Nord America e dell’Himalaya. Dalle audaci ascensioni invernali alla fine degli anni ’60 nei Tetons del Wyoming, alle nuove vie rivoluzionarie nei primi anni ’70 sul Mount Alberta e sulla North Twin nelle Montagne Rocciose canadesi, passando per una nuova via sull’Everest nel 1983 e per la salita in solitaria del Dhaulagiri nel 1990, George ha sempre dimostrato un impegno per le difficoltà tecniche, le piccole squadre e lo stile eccellente, oltre a un senso raffinato dei grandi rischi – e delle immense ricompense – fondamentali per operare nell’ambiente alpino. Nel 1977, mi sono unito a lui sullo Infinite Spur del Mount Foraker, una salita che ha trasformato per sempre la mia comprensione di ciò che è possibile per una squadra di due persone sulle grandi montagne del mondo.
Un anno dopo, con Jim Donini e Jeff Lowe, abbiamo sfiorato la prima salita del Latok I in Pakistan. Anche se non siamo riusciti a raggiungere la vetta, siamo tornati a casa con qualcosa di molto più importante: amicizie di una vita che esemplificano la fratellanza della cordata. George continua ad arrampicare con un’energia, un’abilità e un entusiasmo che superano i suoi compagni di cinquant’anni più giovani: basti pensare alla sua scalata di 26 ore di The Nose su El Capitan nel 2014 e alla rapida scalata del Mount Huntington in Alaska nel 2015. Tuttavia, sono le sue caratteristiche personali che lo avvicinano a tanti. Nonostante una vita di notevoli successi, rimane umile e con i piedi per terra ed è tra le persone più calorose, gentili e riflessive che io conosca”.
All’inizio degli anni ’70 Lowe ha conseguito un dottorato in fisica, che lo ha portato a una lunga carriera di successo nell’ingegneria dei sistemi. È membro onorario del Club alpino americano e del Club alpino britannico e nel 2014 è stato presidente della giuria dei Piolets d’Or.
Piolet d’Or alla Carriera:
Walter Bonatti, Reinhold Messner, Doug Scott, Robert Paragot, Kurt Diemberger, John Roskelley, Chris Bonington, Wojciech Kurtyka, Jeff Lowe, Andrej Stremfelj, Krzysztof Wielecki, Catherine Destivelle, Yasushi Yamanoi, Silvo Karo, George Lowe.