L’incidente costrinse i sopravvissuti al cannibalismo
Il 13 ottobre 1972 il volo charter 571 della Fuerza Aerea Uruguaya, decollato da Montevideo e diretto a Santiago del Cile, per un errore di rotta si schiantò contro le Ande a circa 4.200 metri di altitudine. A bordo c’erano 45 persone, fra cui un’intera squadra di rugby, gli Old Christians Club. Nella squadra giocava Roberto Jorge Canessa Urta. Aveva 19 anni e studiava medicina.
Canessa fu tra i 16 sopravvissuti: riuscì a resistere al freddo, alle valanghe e alla fame, cibandosi della carne dei compagni morti. Fu la violazione di un tabù che gli salvò la vita.
I superstiti si salvarono solo grazie al disperato ed eroico gesto di Fernando Parrado e di Canessa che partirono alla ricerca di aiuti camminando per oltre 50 chilometri.
Clay Blair nel 1973 diede alle stampe il libro «Sopravvivere! L’incredibile storia di 16 giovani rimasti isolati sulle Ande per 70 giorni», che ispirò il film del regista René Cardona «I sopravvissuti delle Ande». Mentre Nando Parrado, vent’anni dopo, collaborò alla realizzazione del film «Alive» diretto da Frank Marshall. Parrado con Rause Vince nel 2006 scrisse «Settantadue giorni. La vera storia dei sopravvissuti delle Ande e la mia lotta per tornare».
Roberto Jorge Canessa Urta ha raccontato la sua storia in un libro scritto insieme a Pablo Vierci, Dovevo sopravvivere (Carlo Delfino Editore).