La nuova spedizione sarà organizzata da Seven Summit Trek
Seven Summit Treks ha organizzato un grande team per tentare l’Annapurna (8.091 m), questa primavera, con alcuni membri della recente spedizione invernale al K2, a partire dal leader, Chhang Dawa Sherpa.
Si uniranno a SST anche Waldemar Kowaleski, ritiratosi dal K2 per problemi di salute e Antonios Sykaris, protagonista di una brutta esperienza lo scorso febbraio, a causa di mancanza di tende a Campo 3 durante la spinta al vertice di STT. Lo scalatore greco raccontò di aver trascorso quasi un’ora all’aperto a -50° C, chiedendo riparo in una delle tende affollate, fino a quando non fu chiamato da Noel Hanna. Tornò al campo base con le dita dei piedi congelate e fu evacuato in elicottero e trasferito in un ospedale di Skardu. Sykaris criticò l’organizzazione di SST, ma ora ha deciso di partecipare ad un’altra spedizione dell’agenzia nepalese.
Il team di guide include anche un veterano dell’invernale al K2, Lakpa Dendi, che era con il bulgaro Atanas Skatov quando morì tragicamente durante la discesa dal Campo 3.
La vera “montagna killer”
La salita dell’Annapurna (8.091 m) è notoriamente rischiosa a causa dei seracchi e soprattutto delle valanghe che cadono lungo la via normale, sulla Nord.
L’Annapurna è stata la prima vetta di 8.000 metri ad essere scalata, durante un’impresa epica firmata dalla squadra francese di Maurice Herzog nel 1950. Il prezzo del successo fu altissimo: la scarsa esperienza, l’equipaggiamento inadeguato e il peggioramento delle condizioni atmosferiche causarono a Herzog e Lachenal accecamenti e congelamenti estesi a mani e piedi; Lachenal subì amputazioni alle dita di entrambi i piedi. I francesi non utilizzarono ossigeno supplementare e praticamente tutte le spedizioni successive, seguirono il loro stile fino a tempi molto recenti.
Sia il versante Nord che la selvaggia ed enorme parete Sud sono state teatro di salite rivoluzionarie, salvataggi estremi e della scomparsa di grandi alpinisti come Anatoli Boukreev, Iñaki Ochoa de Olza e Park Yong-Seok.
L’Annapurna conta il più alto numero di morti tra gli alpinisti giunti in vetta, rendendola notoriamente “il più pericoloso di tutti gli ottomila”. Approfondimento
Il punto chiave della via Normale è il lungo tratto tecnico sotto Campo 2, su un ghiacciaio instabile, con seracchi sospesi che possono precipitare in qualsiasi momento.
Negli ultimi anni, il numero di scalatori è aumentato drasticamente, grazie a spedizioni completamente attrezzate, grandi squadre Sherpa che attrezzano la via in anticipo e un uso massiccio di ossigeno supplementare, che consente salite più veloci (e quindi più sicure).
Questa primavera il Dipartimento del Turismo del Nepal ha annunciato permessi per due spedizioni all’Annapurna, ciascuna di 15 membri non nepalesi. SST seguirà 15 clienti stranieri.
Molti dei partecipanti, tra cui alcuni membri della spedizione SST di quest’anno, scaleranno l’Annapurna nell’ambito di un doppio progetto. Subito dopo si sposteranno al Dhaulagiri, relativamente vicino. È il caso della messicana Viridiana Álvarez e dell’albanese Uta Ibrahini, che si uniranno a un team femminile sul Dhaulagiri, subito dopo aver completato l’Annapurna.
L’alpinista e foto-reporter nepalese Poornima Shrestha, si unirà al team di guide. La sua spedizione è stata sostenuta dal governo della provincia i Gandaki. In caso di successo, Shrestha – che ha al suo attivo Everest, Manaslu e Ama Dablam – diverrebbe la prima donna nepalese a raggiungere la vetta dell’Annapurna I.